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 2016  ottobre 30 Domenica calendario

Eroi, imprese e tanto azzurro. 
La Coppa del Mondo ha 50 anni

Nel 1967 la navicella Apollo 1 prende fuoco (divorando tra le fiamme tre astronauti della Nasa), decolla il primo Jumbo Boeing 747, in Grecia inizia la dittatura dei colonnelli, la Guerra dei Sei Giorni tra Israele ed Egitto, Siria e Giordania travolge il Medioriente, Christian Barnard a Città del Capo effettua il primo trapianto di cuore. Un anno denso di tormenti e di emozioni. E nel 1967, il 5 gennaio con lo slalom maschile di Berchtesgaden in Germania, nasce la Coppa del Mondo di sci. È l’inizio di una storia affascinante, cinquant’anni di trofei e di campioni, in cui l’azzurro è sempre stato protagonista.

Ne ha fatta di strada la Coppa del Mondo: dalle foto in bianconero e dagli sci lunghi e ancora piuttosto «poveri» si è arrivati al circo bianco inteso come show-business, sempre più votato all’estremo e alla tecnologia, soprattutto nel settore della velocità. Lo sci sulla scia della Formula 1. Parallelo riproposto proprio pochi giorni fa dall’austriaco Matthias Mayer, campione olimpico di discesa, secondo cui anche per le gare sulla neve andrebbe applicato il sistema di qualifiche adottato dal circus dei motori: chi va più veloce nel giorno di qualifica avrebbe poi diritto di scegliersi il numero di partenza.

Ha fatto davvero passi da gigante la Coppa, nata quasi per caso e poi cresciuta oltre ogni immaginazione. L’idea era venuta a due inviati del quotidiano francese «L’Equipe», Serge Lang e Michel Clare, che ispirandosi al mondo della Formula 1 durante i Mondiali del ’66 a Portillo avevano sollecitato le federazioni nazionali a sfidarsi in un’intera stagione, compilando una classifica generale e quella delle diverse discipline. Ebbero l’incarico di organizzare il circuito agonistico, sotto l’egida della federazione internazionale. Trovarono anche il primo sponsor dello sci-business: Evian, la stazione della Savoia che dà il nome all’acqua minerale, garantì i finanziamenti. Lang e Clare compilarono il calendario. L’austriaco Heini Messner vinse lo slalom d’apertura, il fuoriclasse francese Jean-Claude Killy fece il pieno di successi conquistando la prima coppa di cristallo (destinata al vincitore assoluto) e dominando nelle altre specialità. Tra le donne trionfò la canadese Nancy Greene, a cui andò anche la Coppa di gigante. L’Italia divenne subito protagonista con tre stazioni invernali molto glamour, Madonna di Campiglio (slalom maschile), Monte Bondone (slalom femminile) e Sestriere (che ospitò le due discese e che torna a dicembre con il gigante e lo slalom donne).

Quell’anno cambiò radicalmente la filosofia delle gare di sci. L’obiettivo non era più un singolo exploit, ma la costanza di rendimento. Gli atleti modificarono tipo di preparazione, le aziende adeguarono le attrezzature alle diverse condizioni di neve. Nacque lo sci alpino professionistico. Tra i grandi eroi della Coppa del Mondo, dopo Killy e Karl Schranz, spuntò l’estro inarrestabile di Gustavo Thoeni, dominatore dal 1970-71 al 1974-75, con «l’intrusione» nel ’74 di un’altra stella italiana, Piero Gros. Sbocciò l’epopea della Valanga Azzurra. Poi furono gli anni di Ingemar Stenmark, Phil Mahre, Marc Girardelli e Pirmin Zurbriggen, Alberto Tomba, Hermann Maier e tanti altri protagonisti da copertina, fino al recente dominatore, l’austriaco Marcel Hirscher. In campo femminile la Coppa fu preda di leonesse indomite come Annemarie Moser-Proll e Deborah Compagnoni. E oggi dano spettacolo le guerriere Lindsey Vonn (sei coppe di cristallo, record), Anna Fenninger e Lara Gut. Tra i maschi il record è del lussemburghese Marc Girardelli raggiunto da Hirscher (5 Coppe) davanti a Thoeni e Zurbriggen (quattro). Christof Innerhofer, l’eroe di oggi, fa gli auguri alla Coppa: «Fiero di aver scritto una parte della sua storia». Tra poco torneranno in pista le altre stelle della velocità azzurra: Peter Fill e Dominik Paris, spettacolo rischio e adrenalina. Perché la Coppa è soprattutto questo.