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 2016  ottobre 30 Domenica calendario

Ecco la mappa delle strade a rischio

Solo l’Anas ha venti strade chiuse da anni (7 solo in Sicilia) a causa di frane, crolli e mancanza di manutenzione ed altre cento con limitazioni permanenti al traffico per colpa dei pochi investimenti fatti in passato. Su un campione di 6 mila chilometri gestiti dall’Anas il 25% richiede infatti interventi perché l’indice di pavimentazione è sotto i livelli minimi ed un altro 11% è considerato «da monitorare». Per far fronte a questa situazione l’Azienda nazionale strade, col piano industriale appena varato, cerca adesso di recuperare il tempo perduto. Su 20,2 miliardi che verranno spesi entro il 2019, ben 8,2 (il 40,6%) verranno in utilizzati per interventi di manutenzione straordinaria e opere di messa in sicurezza lungo 2.909 chilometri di strade, raccordi e autostrade e appena 3,2 a realizzarne delle nuove. 

Il caos delle competenze

Ma l’Anas governa «appena» 25.500 chilometri su un totale che supera il milione e mezzo di chilometri. Il grosso, circa 1,3 milioni di chilometri, è di competenza comunale, altri 155.000 sono gestiti da Regioni e Province, poi ci sono 24.241 km di statali (al 90% in carico all’Anas) ed infine 7.123 km di autostrade. «La manutenzione delle strade? In Italia mediamente è un disastro» spiega Marco Ponti che insegna Economia dei trasporti al Politecnico di Milano. «Colpa soprattutto di serie di soggetti decisionali e finanziatori diversissimi tra loro, spesso in conflitto per le risorse, che poi sono sempre poche». A suo parere, se in Italia non si fa abbastanza manutenzione è «perché questa è una attività che non ha appeal politico e non assicura grandi ricadute. Ad un politico conviene più inaugurare una grande opera, porta più voti». 

A monte però c’è il problema delle risorse. Tra il 2011 ed il 2105, ad esempio, il bilancio dell’Anas ha visto la spesa per investimenti scendere del 32% a quota 1,7 miliardi. Con la voce «manutenzioni straordinarie» relegata al ruolo di Cenerentola: 200 milioni di euro nel 2011, 100 all’anno nel 2012 e 2013, un balzo l’anno seguente a 400 ed un nuovo calo (a 300) nel 2015. 
Province in affanno

Il trend degli investimenti degli enti locali ed in particolare delle Province è difficile da quantificare, ma anche qui, a causa dei tagli degli ultimi anni, c’è stato un calo significativo. Spiega Piero Antonelli, direttore generale dell’Unione delle Province: «A partire dal 2014 la Finanziaria ha tagliato ben 2 miliardi di trasferimenti. È chiaro che questo ha prodotto una contrazione della nostra capacità di spesa in tutti i settori ed ha avuto un effetto anche su funzioni strategiche come la gestione delle strade, che in media assorbivano 1,2/1,5 miliardi all’anno pari al 20/25% del totale».

Fatte le debite proporzioni basta vedere quanto si spende per intervenire su ogni chilometro asfaltato per capire la sproporzione tra i vari interventi. Per la manutenzione ordinaria delle autostrade (2,1 miliardi di investimenti l’anno) si spendono infatti 103 mila euro al chilometro. Per le statali 22 mila (altri 2 miliardi di investimenti), per regionali e comunali 6 mila euro/km ed infine per le strade comunali 1.500 euro. «Ferma restando la diversa tipologia di viabilità – commenta Antonelli – credo che in futuro si debba decidere quanto si vuol spendere complessivamente per mantenere in sicurezza l’intero sistema viario del Paese individuando poi dei criteri per uniformare queste spese perché non è possibile che Anas, Province o Regioni o i vari concessionari spendano cifre tanto distanti tra loro». 

I piani dell’Anas

Grazie al contratto di programma siglato l’anno passato col ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture almeno per la parte che riguarda l’Anas il governo ha cercato di invertire la rotta. E dopo i crolli che si sono verificati in Sicilia ha scelto di puntare decisamente sulla manutenzione decuplicando gli stanziamenti (arrivati a quota 1,1 miliardi) mentre l’Anas ha varato un nuovo piano di controlli. In tutto sono 222 gli interventi avviati tra gallerie, ponti, viadotti, pavimentazione e impiantistica. In cima alla lista la Salerno-Reggio (1,7 miliardi), la Orte-Mestre (1,67 miliardi) e la Statale 106 Jonica (1,5 miliardi) ed un’altra dozzina di altre strade (vedere grafico). Inoltre l’Anas ha varato un programma #bastabuche per migliorare pavimentazione e segnaletica impegnando altri 595 milioni.

«I costi di un possibile grande piano nazionale di messa in sicurezza? Fare una stima è impossibile» spiega Ponti. «Certo non costerebbe pochissimo, ma avrebbe notevoli effetti occupazionali perché a parità di spesa produrrebbe dieci volte più occupati di una nuova opera. Però occorre intervenire in modo pianificato. Se invece si fa giorno per giorno, tappando solo le buche, nel lungo periodo i costi diventano molto alti ed in più il risultato è cattivo sia in termini di qualità che di pericolosità».