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 2016  ottobre 30 Domenica calendario

Il cavalcavia sbriciolato da un Tir di 108 tonnellate. «Non era autorizzato»

LECCO Il giorno dopo è il tempo dei sopralluoghi, dei dubbi, dei primi passi delle indagini. Due: una della Procura di Lecco, che procede per omicidio colposo e disastro colposo (disposto il sequestro del Tir e dell’intera struttura, per ora non ci sono indagati), e una della commissione d’inchiesta nominata dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Sono passate dodici ore dal crollo del cavalcavia sulla strada statale Milano-Lecco e la campata centrale del viadotto è ancora lì, adagiata sulla Superstrada che rimane totalmente bloccata in entrambi i sensi di marcia: squadre di operai dell’Anas stanno lavorando per spacchettare in blocchi le travi della soletta che venerdì pomeriggio si è afflosciata sotto il peso dell’autotreno grande volume della ditta “Nicoli spa” di Albino (nel disastro ha perso la vita l’automobilista Claudio Bertini). Come ha comunicato Anas, il mezzo, carico di bobine di acciaio, aveva una portata di 108 tonnellate. Per capire: più del peso a vuoto di quattro aerei DC9, quasi come due aerei MD 80 carichi, “solo” 54 tonnellate in meno di un Boeing 747, il bestione dei cieli. In ogni caso: un peso superiore a quello ordinario e infatti il trasporto, considerato eccezionale, per poter circolare sul viadotto della strada provinciale 49 aveva bisogno di un’autorizzazione da parte dell’ente che gestisce la tratta: la Provincia di Lecco. Permesso che il mezzo non aveva. Il punto è che quel cavalcavia costruito a cavallo degli anni ’60 e ’70 tra i Comuni di Annone e Cesana Brianza tanto robusto e sicuro non doveva essere, se è vero – come emerge – che di problemi ne aveva già avuti: un incidente nel 2006 con un autocarro che si era incastrato a causa dell’ingombro. Una scia di altri inconvenienti. E, soprattutto, una usura progressiva dovuta al passaggio di numerosi mezzi pesanti. “Quel ponte andava abbattuto: già 10 anni fa – ha scritto su Facebook l’ex sindaco di Annone, Carlo Colombo – con il collega di Sullo (il paese vicino, ndr) andammo a Milano e caldeggiammo la demolizione e la ricostruzione della struttura. Ci fu detto che non era compito nostro occuparci di queste cose e che noi, non essendo tecnici, dovevamo solo pensare a fare bene i sindaci. Oggi ci tocca piangere vittime innocenti e feriti gravi”.
È vero che il viadotto era malmesso? E lo era al punto da richiederne la chiusura, come ha fatto tre ore prima del crollo il cantoniere Anas Tindaro Sauta constatando la caduta di calcinacci? Tecnici ed esperti – sia quelli di Anas sia quelli incaricati dal procuratore capo di Lecco Antonio Chiappani – sono al lavoro. Ma una prima risposta c’è già. Nel video diffuso ieri da Anas – le immagini delle telecamere mostrano il momento del passaggio del tir e la campata del cavalcavia che frana sulla superstrada 36 – si vede che quando passa l’autoarticolato il ponte era già lesionato. Il macigno su gomma, in pratica, gli avrebbe dato il colpo di grazia. E qui si torna alla polemica tra Anas e Provincia di Lecco. Un rimpallo di responsabilità deflagrato già a pochi minuti dal crollo. Anas ribadisce di avere dato ordine di bloccare il cavalcavia «con ripetuti solleciti». Ma che, di fronte all’allarme, il settore mobilità della Provincia avrebbe richiesto un’ordinanza formale da parte di Anas. Il che implicava un’ispezione visiva da parte del capocentro dell’ente. Il tempo di arrivare sul posto, e il ponte era già crollato. Colpa della burocrazia? Disastro causato da un mancato (e forse superfluo) pezzo di carta? La Provincia smentisce Anas: «La ricostruzione non collima con le informazioni in nostro possesso».
«Stavamo facendo le verifiche e loro hanno chiesto di attendere, questo è quanto mi è stato verbalizzato» – sostiene Flavio Polano, presidente della Provincia che precisa: «La manutenzione del ponte spetta ad Anas, perché di loro proprietà, mentre a noi compete solo la gestione del tratto dell’asfalto». E ancora: «In emergenza potevamo chiudere il ponte ma la comunicazione di Anas non era così esplicita – sostiene Angelo Valsecchi, responsabile della Viabilità – Se ritenevano di chiudere la strada potevano farlo, non serviva un’ordinanza». Per capire se e chi ha sbagliato, perdendo tempo prezioso, sarà fondamentale, per la magistratura lecchese, l’acquisizione della corrispondenza tra Anas e Provincia. Che è successo tra i due uffici nelle tre ore che hanno preceduto il disastro? Trenta giorni è il termine promesso da Graziano Delrio entro il quale gli ispettori del ministero consegneranno una «dettagliata ricostruzione dei fatti» sull’accaduto. Attendono di conoscere la verità, in primis, i familiari e gli amici di Claudio Bernini, l’ex professore e dirigente sportivo (Pro Patria Milano) 68enne rimasto schiacciato nell’Audi travolta dalla soletta del ponte. «Claudio è stato ucciso da procedure assurde e macchinose», accusano.