Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  ottobre 30 Domenica calendario

Da mamma disoccupata a leader anti politica. La lunga ascesa di Birgitta

Altro che folletto anarchico, mattacchione e anche divertente, come a volte l’hanno dipinta i media. Su di lei, Birgitta Jónsdóttir, 49 anni, la leader ufficiosa del «Partito Pirata» che dopo le elezioni politiche di ieri potrebbe entrare per la prima volta in una coalizione di governo in Islanda, la vita ha picchiato duro: padre adottivo e marito suicidi, nel giro di pochi anni, una giovinezza vissuta in alcuni periodi da madre single disoccupata con tre figli piccoli, e un giorno il salto dall’Islanda all’altro capo della terra, Australia, in una landa altrettanto sperduta dal nome (Mullumbimby) che starebbe bene in un racconto di Harry Potter.
Per un anno soltanto, lei restò laggiù, «ma qualcuno mi disse che un anno di vita per me sono sette anni per chiunque altro. Sentii che quello – come ha spiegato lei stessa poco tempo fa, in un’intervista alla rete televisiva Abc – sarebbe stato un modo sano di vedere se stessi, andare alla fine assoluta del mondo e fare un po’ di lavoro interiore, e capire meglio come un giorno avrei potuto agire e funzionare in Islanda».
Ci sono naturalmente varie Birgitte. C’è quella che già a 14 anni, e poi a 30 e praticamente fino a ieri, si dice poetessa e basta, e si fa domande sulle sue radici nordiche: «Ho sognato che tornava a cantare il mio sangue di pellerossa..».
C’è la Birgitta ragazzina che cresce in un villaggio di pescatori, nove mesi di oscurità nel corso di un anno, i vulcani e i ghiacciai intorno a dettare le regole della vita e della società insieme con le tradizioni degli anziani. Lei non mostra reverenza per tutto questo, ma nello stesso tempo trova forza nel confronto quotidiano con coloro che le stanno intorno: «In qualche modo, nella mia alienazione da ragazza, riuscii a tramutare in forza queste difficoltà».
C’è poi la Birgitta studentessa «anarchica», quella confusa fra i tanti altri giovani che frequentano i pub «alternativi» e le biblioteche della borghesissima Rejkyavick quando ancora l’Islanda è – apparentemente – un piccolo paradiso finanziario e sociale: nessuno sa ancora che cosa ci sia davvero oltre le pareti di quel paradiso, come molto lontano da lì nessuno sa davvero che cosa nascondano le pareti della Lehmann Brothers a New York; ma in qualche modo i giovani «anarchici» di Rejkyavick l’hanno già intuito.
C’è infine, dal 2008-2009 in poi, la Birgitta che come tanti altri suoi coetanei vive la rabbia del grande scandalo: il crac delle banche islandesi, i risparmi della gente in fumo, i banchieri colti con le mani nella marmellata; altro che la purezza ideale delle società vichinghe, il loro rigore nell’amministrare le poche risorse concesse dalla natura, sghignazzano i fogli satirici degli studenti. E ancora una volta, la leader «pirata» di oggi è fra loro.
È questa Birgitta, mamma disoccupata e con tre figli, che chiede di lavorare come volontaria nell’organizzazione di WikiLeaks: «Voglio migliorare la società», dice ai suoi amici. «La verità è rivoluzionaria», aveva scritto un giorno nelle sue poesie echeggiando il vecchio Lenin, ma ora ha scoperto che anche il vecchio Lenin imbalsamato, trasferito sul web senza regole né frontiere, può ancora ribaltare il mondo.
È la svolta nella sua vita. Birgitta conosce Julian Assange, lavora con lui al video scottante di «Collateral Murder», «Assassinio collaterale» sugli omicidi di civili compiuti dai soldati americani in Iraq. Nel 2009, fonda il «Movimento dei Cittadini», da cui nascono poi il «Movimento» e il «Partito Pirata»: libertà di informazione totale, democrazia diretta del web, gli stessi concetti portati oggi dai «Pirati» nella campagna per le elezioni politiche.
La ragazzina ribelle di un tempo è diventata un personaggio importante, e tosto. Ma è la stessa che un giorno scriveva dall’Australia, nel suo blog personale: «Abbiamo bisogno di vedere e di sentire... perché nuove idee crescano e perché la rivoluzione possa aver luogo».