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 2016  ottobre 30 Domenica calendario

L’assistente, il marito infedele e il poliziotto. Il terzetto che rischia di affossare Hillary

NEW YORK «Oh mio Dio, ancora questo Weiner» sospira il vicepresidente Joe Biden intervistato dalla Cnn sulla riapertura delle indagini dell’FBI sull’«Emailgate» che mette spalle al muro Hillary Clinton a dieci giorni dal voto per la Casa Bianca. Quella della ex First Lady con Huma Abedin e con il suo (ormai ex) marito Anthony Weiner è una storia che può alimentare una straordinaria rappresentazione teatrale: bisogna solo scegliere tra commedia, farsa e tragedia.
Hillary, che sicuramente ha commesso gravi errori di suo, rischia ora la presidenza per effetto delle intemperanze sessuali e i comportamenti estremamente avventati di un uomo che lei stessa aveva spinto, molti anni fa, tra le braccia della sua assistente prediletta, Huma: una donna che è al suo fianco da 21 anni e che lei considera una seconda figlia. Ma che, a quanto pare, ha tradito la sua fiducia lasciando che migliaia delle sue mail, comprese quelle relative all’attività sua e della ex First Lady al Dipartimento di Stato, finissero negli account e, quindi, nei computer personali del suo disgraziatissimo marito.
Tutto iniziò una quindicina d’anni fa, come una bella favola. Weiner, allora rampante deputato democratico, andò a trovare Hillary che aveva da poco lasciato la Casa Bianca. Accanto a lei, come durante la presidenza di Bill, c’era Huma, che aveva cominciato a lavorare per i Clinton da stagista. Weiner la invita fuori per un drink. Huma fa segno di no con la testa, ma Hillary la incoraggia: «Certo che devi andare». Corteggiamento lungo: solo nel 2007 lei mostra di apprezzare Anthony, e solo perché lui si schiera con Hillary e non con Obama per la presidenza. I due si sposano nel 2010, celebra Bill Clinton. Lui ebreo, lei musulmana per nulla dogmatica nata in Michigan ma cresciuta in Arabia Saudita coi genitori indopachistani. Una coppia bella, felice e potente: la rappresentazione dell’integrazione di religioni e culture della quale l’America vorrebbe essere l’incarnazione.
La serenità dura poco: il demone dell’esibizionismo sessuale che divora Weiner lo costringe a dimettersi da membro del Congresso, dopo che le foto di sue parti anatomiche, pene compreso, scambiate con sei donne su Twitter, arrivano ai giornali.
Carriera politica finita e matrimonio che traballa. Ma Huma lo perdona e Hillary l’appoggia. Due anni dopo, secondo scandalo: Weiner ci ricasca mentre cerca di ricostruire la sua carriera correndo per la carica di sindaco di New York. Stavolta usa uno pseudonimo, Carlos Danger, ma serve a poco: di nuovo sbugiardato dalla stampa.
Stavolta ha chiuso con la politica, e anche il matrimonio sembra finito. Ma c’è di mezzo un bimbo nato da poco. Huma ci pensa a lungo. Poi decide ancora una volta di restare al suo fianco. Hillary accetta di nuovo la sua decisione nonostante la situazione chiaramente rischiosa e i danni di immagine che comporta.
Solidarietà tra donne umiliate dalle trasgressioni dei rispettivi mariti, sostengono i «buonisti». Tendenza da capobranco dei Clinton che cercano di difendere sempre e comunque i membri del loro clan, replicano altri, più disincantati. E poi ci sono i maliziosi, secondo i quali, con l’esperienza quadriennale al Dipartimento di Stato ormai alle spalle, Huma sapeva troppo: non poteva più essere lasciata al suo destino.
Le ultime pagine della storia sono dei mesi scorsi. Huma ormai non è più vista come una mite assistente. È vicepresidente della campagna elettorale, il potere che ha acquistato stando sempre al fianco di Hillary l’ha resa invisa a molti e la sua immagine è stata compromessa dallo scandalo dei pagamenti multipli: retribuita simultaneamente dal Dipartimento di Stato, dalla Fondazione Clinton e da Teneo, una società di consulenza di Douglas Band, ex consigliere di Bill alla Casa Bianca e vecchio amico di famiglia.
Ad agosto, due mesi fa, Weiner cade ancora: stavolta le foto scambiate online finiscono sul New York Post. Anthony riprende il suo inguine. È steso a letto e al suo fianco c’è il figlio di quattro anni. È troppo: Huma annuncia il divorzio. Ancora un mese: a fine settembre il Daily Mail racconta che Weiner è stato sorpreso di nuovo a scambiare foto con una ragazzina del North Carolina.
La storia scompare quasi subito dai giornali: Huma l’ha abbandonato, Anthony è un uomo alla deriva. Ma, in realtà, è questo il caso che provoca la deflagrazione: la ragazzina in questione è una minorenne, ha 15 anni.
C’è di mezzo, quindi, un reato: l’FBI si mette a indagare. Weiner deve consegnare i suoi computer dai quali saltano fuori migliaia di email «sospette».
Giovedì sera gli investigatori si presentano dal loro capo e così sul palco di questa tragicommedia sale il terzo protagonista: James Comey, il repubblicano apprezzato dai democratici che Barack Obama ha messo a capo della polizia federale. Trattato da traditore dal suo partito quando chiuse l’inchiesta «Emailgate» senza incriminare la Clinton, diventa l’eroe di Trump ora che ha deciso di riaprirla a una manciata di giorni dal voto.