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 2016  ottobre 30 Domenica calendario

Dall’allarme al boato minuto per minuto

Lecco La telecamera installata sul tetto dell’auto di servizio del cantoniere Tindaro Sauta riprende la campata del ponte che precipita sulle auto che si incolonnano sull’unica corsia aperta della Superstrada 36 dopo che gli agenti della Stradale e i «sorveglianti» dell’Anas hanno piazzato una fila di birilli per circoscrivere la caduta dei calcinacci. Questo filmato è una delle prove più importanti nelle mani degli investigatori che indagano per omicidio e disastro colposo. Non solo perché si vede l’esatto istante nel quale il tir della Nicoli trasporti attraversa il cavalcavia e la carreggiata crolla sotto il peso delle sue ruote in una nuvola di polvere e cemento, ma perché riprende l’intero intervento dei cantonieri dell’Anas sulla Statale 36, l’arrivo dei colleghi della Provincia, il sopralluogo della Stradale sul ponte e le discussioni nell’attesa di bloccare al traffico la provinciale. Un documento centrale per stabilire l’esatta catena delle responsabilità. E per capire cosa non ha funzionato.
Ore. 13.33 La chiamata alla StradalePer ricostruire la catena di errori, incertezze, tentennamenti, bisogna partire dal primo dato di questa storia: la chiamata di un’automobilista alla polizia stradale nella quale viene segnalata la caduta di calcinacci dal cavalcavia all’altezza del chilometro 41.900 della superstrada Milano-Lecco. Il ponte è quello della strada provinciale 49, la Molteno-Oggiono. Un minuto dopo la centrale delle polstrada di Seregno avvisa la sala radio dell’Anas che invia il «sorvegliante» Tindaro Sauta. Agenti e cantoniere arrivano praticamente in contemporanea e vedono le macerie lungo il bordo della carreggiata. Vengono avvisate le rispettive centrali e l’ingegner Giovanni Salvatore (capo di Sauta), che parte da Milano per raggiungere Lecco.
I poliziotti – così riportano i brogliacci delle conversazioni con la centrale – riferiscono che stanno «dando ausilio» al cantoniere per «parcellizzare» la carreggiata più vicina alla caduta dei calcinacci. Il traffico viene trasferito sulla corsia di sorpasso, l’altra viene chiusa usando coni di segnalazione per una cinquantina di metri prima e dopo il cavalcavia. Nel video si nota che la campata del ponte, la trave di cemento, presenta uno sbalzo nel punto in cui è «unita» alla sezione vicino al pilone di destra. Quello stesso scalino sarà segnalato da un ciclista di passaggio pochi minuti prima del crollo.
Ore 14.09 Contattata la ProvinciaAlle 14.09, attraverso la centrale gli agenti contattano la Provincia di Milano (che però non ha alcuna competenza) e la chiamata viene smistata a quella di Lecco. Dal settore Viabilità e infrastrutture vengono inviati due cantonieri per verificare le condizioni del ponte. La strada che lo attraversa è infatti di competenza provinciale. Appena gli operai arrivano al chilometro 41.900, il sorvegliante dell’Anas mostra il punto dal quale sono caduti i calcinacci. Gli operai osservano da una distanza di 4 metri. Non si vedono lesioni profonde. Sauta – così racconterà lui stesso – chiede che il ponte venga chiuso al traffico nell’attesa dell’arrivo del suo responsabile con un ingegnere strutturista per le verifiche. I colleghi della Provincia salgono sul cavalcavia con gli agenti, controllano il ponte, poi chiamano il dirigente e attendono istruzioni.
Ore 15.35 Il camion con la segnaleticaÈ trascorsa un’ora. Da Lecco viene comunicato ai cantonieri l’invio di un camion con la segnaletica necessaria per procedere alla chiusura della provinciale. Nel frattempo gli uffici chiedono all’Anas l’emissione di un’ordinanza di chiusura. È un documento necessario, ma non vincolante. Può essere redatto anche dopo 72 ore. Quello che conta è il «giudizio» dei presenti in quel momento. Se viene percepito un pericolo anche un solo cantoniere (senza che neppure sia presente la Stradale) può fermare il traffico. Ma questo non avviene. Ed è la stessa Anas ad ammettere che le comunicazioni del cantoniere Sauta parlano di caduta di calcinacci e non di pericolo immediato di crollo. I cantonieri non hanno competenze ingegneristiche. L’auto dell’ingegner Salvatore è ancora nel traffico e anche il camion con la segnaletica non si vede. Nel 2006 il ponte aveva subito danni dopo l’impatto con una gru. Ma in un punto diverso.
Ore 17.23 Il tir e il ponte che crollaPoco dopo le 16.30 la centrale contatta la pattuglia della Stradale. Gli agenti comunicano che si attende l’arrivo degli ingegneri e del camion con gli operai. La pattuglia viene inviata su un intervento vicino a Monza. I poliziotti comunicano ai cantonieri che ritorneranno a operazione conclusa. La strada rimane aperta e gli ingegneri che devono valutare il danno non sono ancora sul posto. Il resto lo raccontano le immagini del video di 26 secondi diffuso da Anas: il tir attraversa il ponte da destra verso sinistra a bassa velocità. Quando le ruote sono tutte sulla campata ecco il crollo. Il distacco inizia dal punto di ancoraggio con il primo pilone. Il tir era partito da Ravenna, aveva un peso complessivo di 104.6 tonnellate. Trasportava bobine d’acciaio. Il peso massimo consentito era di 108 tonnellate. L’autorizzazione al trasporto eccezionale era stata rilasciata dalla Provincia di Bergamo (l’azienda ha sede ad Albino) ed era continuativa dal 29 agosto al prossimo 29 gennaio. A pochi chilometri dal tir c’erano altri tre camion, della stessa ditta, in attesa di scaricare alla Eusider di Costa Masnaga.