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 2016  ottobre 29 Sabato calendario

Vogliono svuotarci le tasche per salvare Deutsche Bank

Il redde rationem per il sistema bancario europeo potrebbe esserci già nei prossimi giorni. A fare questa fosca previsione è David Henkler, analista del fondo di investimenti Viola Risk di New York. 
Secondo Henkler le condizioni delle banche europee sono così gravi che presto agli stati membri dell’Ue non resterà altra scelta che operare dei salvataggi di Stato. Il tallone d’Achille è Deutsche Bank, che avrebbe bisogno di una ricapitalizzazione e allo stesso tempo alle prese con la richiesta di versare 14 miliardi di euro, tale la somma richiesta dal Dipartimento di Giustizia americano per le violazioni sui mutui subprime. 
Se crolla DB, si innesca un effetto domino tale da sconvolgere il sistema bancario internazionale, in grado di ricreare le condizioni che portarono alla crisi del 2008 quando fallì Lehman Brothers. Per Henkel, attualmente esistono tutte le condizioni per una nuova crisi, poiché «Deutsche Bank non è più così forte purtroppo e sta precipitando in una spirale di morte» tale da trascinare con sé le altre banche europee in difficoltà per i loro errori e soprattutto gravate dall’overshooting, ovvero un eccessivo indebitamento che impedisce di pagare gli interessi sul debito. 
Nei prossimi giorni si comprenderà meglio lo stato di salute delle banche europee, e gli analisti stanno alla finestra preoccupati da quello che potrebbe essere un crac devastante. Il problema principale nell’eurozona sono le regole prestabilite dalla stessa Ue, in particolare la risoluzione Brrd (bail-in), che vieta l’intervento degli Stati e scarica il peso del fallimento sui correntisti, sugli azionisti e sui portatori di obbligazioni subordinate. Nonostante le smentite del governo tedesco sull’ipotesi di un salvataggio di Stato per DB, proprio in questi giorni il suo economista capo, David Folkerts-Landau, ha rilasciato un’intervista a Welt.de che ha il sapore di una resa da parte del colosso bancario tedesco. Difatti Folkerts-Landau descrive la situazione delle banche europee come «profondamente malata» e ha richiesto una revisione delle regole basate sul bail-in. Per l’economista di DB, «una stretta aderenza alle regole causerebbe molto più danno che una loro mancata osservazione». 
Le sue dichiarazioni vanno evidentemente nella stessa direzione indicata da Henkel. Per le banche europee non c’è più tempo, e «si dovrà fare i conti con questi problemi piuttosto rapidamente, altrimenti un fallimento sarà imminente», e aggiunge FolkertsLandau, «che con 150 miliardi di euro le banche potranno essere ricapitalizzate». L’economista tedesco non si pronuncia però sulla provenienza di questi fondi. 
Per qualche analista l’epilogo sarà lo stesso del 2011, quando gli Stati membri con il fondo salvastati furono chiamati in causa per il salvataggio della Grecia, e in quell’occasione fu proprio l’Italia a dare un contributo di 40 miliardi di euro per salvare le banche più esposte nei confronti di Atene, quelle tedesche per 30 miliardi di euro e quelle francesi per 60. Molti osservarono che fu fatto un vero e proprio salvataggio di Stato delle banche franco-tedesche a carico dei contribuenti europei, principalmente quelli italiani. Ora però questa soluzione appare impraticabile dal momento che la Brrd impone di passare prima dalle risorse finanziarie della banca. Il paradosso è che la Germania si troverebbe costretta a violare le regole che chiede agli altri di rispettare, e il costo di questa violazione ricade sugli altri Stati membri, costretti sempre ad adeguarsi agli interessi tedeschi.