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 2016  ottobre 29 Sabato calendario

Tutto il paese porta in tribunale il rigatore seriale di macchine

Tra i tipi umani è uno dei più sinistri, minacciosi, odiati. È il rigatore di macchine. Agisce mosso da motivi tanto futili quanto oscuri, colpisce con un’arma dalla semplicità (scusate il bisticcio) disarmante, e produce graffiti sulle carrozzerie preferibilmente scure, dove il suo segno vendicatore si nota di più che non hanno alcun senso se non quello dello sfregio demenziale, sembrano ghirigori di un bambino affetto da turbe comportamentali. E, dettaglio non trascurabile, il rigatore di macchine pare persino provare piacere allo stridore, a ogni altro orecchio agghiacciante, che si sprigiona man mano che con la punta della chiave incide la carrozzeria. E poiché di ogni vizio ne esiste anche la variante seriale, come i killer e gli stupratori, esiste il rigatore di macchine seriale. 
Il più famigerato rigatore seriale vive a Pedavena, in provincia di Belluno e, con la sua mania rigatoria, ha portato a tale esasperazione la cittadinanza che due giorni fa, nella sala consiliare del municipio, le vittime si sono riunite per passare al contrattacco: promuoveranno una class action, vale a dire un’azione legale collettiva, contro il loro incubo, Umberto De Col, il 45enne quasi monopolizzatore delle 155 denunce per danneggiamento aggravato sui cofani e le portiere di automobili ricevute dalla polizia locale, che lo indica come il potenziale responsabile di tutte, salvo dieci, avvenute dopo il suo arresto ai domiciliari, a Desenzano, a casa dei genitori. Ma si sa, c’è sempre un “copycat”, come dicono gli americani, un imitatore soggiogato dalla grandezza di un predecessore, e immaginiamo la paura dei cittadini di Pedavena a dover affrontare un eventuale erede del rigatore seriale. Generalmente considerati piccoli vandalismi, di rado si quantifica il danno economico che i graffi producono. Il famigerato De Col ha realizzato, secondo le stime medie delle riparazioni dei carrozzieri, in poco più di tre settimane, un totale di 80mila euro di danni. Il suo modus operandi era devastante: è stato beccato mentre, da virtuoso, rigava quattro macchine, una appresso all’altra. Né lo aveva fermato la prima denuncia a piede libero: segno che il vero rigatore di macchine è posseduto da un demone, e non può controllarsi.
E poi, cosa differenzia il rigatore diciamo così “tossico”, da quell’impulso saltuario che può portare qualunque cittadino, anche il più mite, a guardare la propria chiave di casa, e la fiancata, mettiamo, di un suv che ostruisce l’uscita della sua utilitaria, con occhio iniettato di sangue? E cosa c’è di così soddisfacente, nel rigare una fiancata? 
Aiutiamoci con un precedente: un anno fa, ad Acqui Terme (Alessandria), venne fermato un altro rigatore seriale, anche lui quarantenne, che infieriva con un cacciavite. Rubava gli stemmi dei cofani, e a volte, le macchine, ma quando non ci riusciva, per ripicca, rigava la fiancata. Questo farebbe pensare alla rigatura della fiancata non come atto vandalico preferenziale, ma come un «in mancanza di meglio, ti rigo la fiancata». In altre parole, il vandalo che riga la macchina parcheggiata male, o qualunque macchina, in realtà vorrebbe bruciarla, smontarla, polverizzarla, o magari vivere in una società paradisiaca abitata da soli pedoni favolosamente rispettosi l’uno dell’altro, che si omaggiano e si danno la precedenza. 
Ma poiché non è così, e ogni agglomerato urbano è anche una giungla d’asfalto, ecco che costui veste i panni del giustiziere e riga. Inutile dire che questo nostro sforzo di comprensione della psicologia del rigatore, che in alcuni casi sarebbe una specie di miglioratore del mondo luddista, un po’ scemo e un po’ codardo, non consola affatto chi si ritrova la carrozzeria della vettura nuova fiammante scempiata da una svirgolata bianca. Ecco, dunque, che la class action diventa una reazione logica e, anche, una consolazione di gruppo.