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 2016  ottobre 30 Domenica calendario

Negli Stati Uniti può finire così: che lo scandalo delle mail di Hillary, riesploso a dieci giorni dal voto, faccia vincere Trump; oppure che vinca Hillary e poco dopo venga incriminata

Negli Stati Uniti può finire così: che lo scandalo delle mail di Hillary, riesploso a dieci giorni dal voto, faccia vincere Trump; oppure che vinca Hillary e poco dopo venga incriminata.

Che cos’è lo scandalo delle mail?
Chi ricopre una carica istirtuzionale deve, almeno negli Stati Uniti, rinunciare alla posta elettronica privata e servirsi solo di quella che gli mette a disposizione il servizio. La Clinton è stata segretaria di Stato, ovvero ministro degli Esteri, nella prima fase della presidenza Obama e in quel periodo ha contravvenuto alla regola: ha spedito una quantità enorme di mail (almeno 33 mila) da un server privato. I repubblicani l’hanno accusata di aver adoperato una posta elettronica non pubblica per nascondere la sua vera attività, quella di procurarsi soldi a beneficio della fondazione del marito, oppure perché non si potesse risalire, attraverso le mail, ai molti errori commessi, per esempio nel caso dell’assassinio del console di Bengasi. L’Fbi ha indagato sulla faccenda per un anno e mezzo e lo scorso agosto, facendo infuriare Trump, ha chiuso il fascicolo spiegando che la Clinton aveva sì tenuto un «comportamento estremamente irresponsabile», però senza incorrere in reati veri e propri. La questione sembrava chiusa lì.  

Invece?
Invece il direttore del Federal Bureau, James Comey, ha improvvisamente riaperto il caso e lo ha comunicato per lettera ai membri del Congresso: «L’Fbi potrebbe intraprendere gli appropriati passi investigativi» per esaminare le «mail potenzialmente rilevanti», in particolare per capire se contengano «informazioni classificate», cioè segrete. Comey precisa che al momento non sa dire se questa corrispondenza di Hillary sia «significativa». Bisogna analizzarla e non sa nemmeno quanto tempo ci vorrà per analizzarla. Ma intanto l’8 novembre si vota.  

Se il direttore dell’Fbi scrive una lettera simile ai parlamentari americani, le mail della Clinton non possono essere così innocue.
È il ragionamento che fanno più o meno tutti, compresi gli elettori americani. Comey ha scritto un’altra lettera, questa volta ai dipendenti dell’Fbi: «Naturalmente di solito non parliamo al Congresso delle indagini in corso, ma in questo caso sento un obbligo a farlo considerato che negli ultimi mesi ho ripetutamente testimoniato che la nostra inchiesta era conclusa. Credo inoltre che sarebbe fuorviante per il popolo americano non fornirne nota». Il direttore s’è detto perfettamente consapevole che questa iniziativa può provocare «fraintendimenti».  

Come mai sono saltate fuori queste mail di cui prima non si sapeva niente?
È una brutta storia. La principale collaboratrice di Hillary è Huma Abedin, quarant’anni, figlia di un indiano e di un’indo-pakistana, talmente intima della Clinton che le male lingue sospettano una relazione omosessuale tra le due (c’è una fitta pubblicistica sull’ipotetico lesbismo di Hillary), e in ogni caso se uno telefona a casa Clinton è abbastanza probabile che risponda Huma. Huma ha, o aveva (dice di averlo lasciato), un marito, di nome Anthony Wiener, che andava appresso alle ragazzine e ne aveva irretito una di quindici anni del North Carolina, come al solito attraverso internet e cellulari. La ragazzina raccontò tutto al Daily Mail e a settembre il procuratore federale di New York, Preet Bharara, aprì un’inchiesta e sequestrò a Wiener i suoi aggeggi elettronici. Da questa indagine sarebbero emerse - secondo i giornali (Comey non ne ha parlato) - le altre mail di Hillary, talmente gravi da far riaprire il caso.  

In Italia si griderebbe subito di giustizia a orologeria.
In effetti, James Comey, 56 anni, un omone alto più di due metri con sei figli, è un repubblicano moderato, che fu viceministro della Giustizia al tempo della presidenza di Bush padre. Si sa che la Clinton, ove eletta, non l’avrebbe confermato nell’incarico. C’è anche questo, nel groviglio della corsa per la Casa Bianca? Chi sa. Non è strano alla fine che i corpi intermedi si difendano.  

Che dice Trump?
Trump, che i sondaggi davano per battuto irrimediabilmente, al punto che si segnalavano inquietudini para-rivoluzionarie da parte dei suoi sostenitori, ha rialzato la testa, e la corsa alla Casa Bianca è di nuovo incerta. «Forse finalmente sarà fatta giustizia», ha gridato The Donald. Hillary però ha ancora un forte vantaggio nei fondi spendibili per l’ultimo tratto della gara: 153 milioni di dollari in cassa per lei, solo 68 per lui.