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 2016  ottobre 29 Sabato calendario

Che cosa farà la Scozia. Un piede in due staffe

Fra i problemi creati dalla Brexit, il più importante è in casa propria: il Regno Unito rischia di perdere la Scozia, la quale preferisce mantenere il legame con l’Europa, anziché sganciarsi. Tutti i recenti sondaggi lo rilevano. Il primo ministro scozzese ha annunciato la presentazione di un secondo referendum dopo quello perso del 18 settembre 2014, da indire prima che la Gran Bretagna lasci la Ue. Che cosa lega così fortemente la Scozia all’Europa, tanto da essere disposta a sfasciare il Regno Unito dopo 300 anni di unione? Problemi storici, sentimentali o commerciali, visto che il 46% delle esportazioni è diretto verso la Ue?
Maura Bressani

Cara Signora,
I sondaggi segnalano che la maggioranza degli scozzesi è contraria alla Brexit. Ma questo non significa che gli elettori sarebbero necessariamente favorevoli se dovessero rispondere alla domanda: volete separarvi dall’Inghilterra, dal Galles e dalla Irlanda del Nord? Quando lo stesso quesito fu posto in occasione del referendum del 18 settembre 2014, i no vinsero con il 55,3% dei voti. La signora Nicola Sturgeon, «First minister» della Scozia (una carica che equivale a quella del «Prime minister» di Downing Street) ne è consapevole e non sembra avere alcuna intenzione di riproporre ai suoi conterranei quella domanda. Verrà indetto nei prossimi mesi un nuovo referendum, ma sarà consultivo e la lascerà libera di scegliere la formula più conforme agli interessi del suo Paese.
Non è facile, cara Signora, separare la Scozia dall’Inghilterra. Elisabetta I fece decapitare Mary Stuart, regina di Scozia, ma il primo re che occupò il trono d’Inghilterra dopo la scomparsa dell’ultima Tudor fu Giacomo Stuart. Vi fu un lungo processo di separazione dinastica che si concluse con la vittoria degli inglesi e la firma di un Atto della Unione nel 1707 (è questa la ragione per cui la Gran Bretagna si chiama «Regno Unito»). Ma la Scozia conservò il proprio Parlamento, il proprio sistema giuridico, una Chiesa distinta da quelli del Regno Unito, una scuola di pensiero (l’illuminismo scozzese) che ancora oggi può legittimamente rivendicare la propria originalità nel confronto con le grandi famiglie intellettuali dell’Illuminismo europeo.
Contemporaneamente, tuttavia, i destini della Scozia si intrecciavano sempre più strettamente con quelli della Inghilterra. Quanto sangue scozzese scorre nelle vene degli inglesi e dei gallesi? Quanti reggimenti scozzesi hanno combattuto contro i nemici della Inghilterra dalla fine del XVIII alla fine del XX secolo? Chi ha maggiormente contributo con le sue braccia e le sue virtù alla creazione dell’Impero britannico? L’Inghilterra o la Scozia? La signora Sturgeon sembra pensare a un compromesso che consentirebbe alla Scozia, pur restando nel Regno Unito, di essere economicamente una parte integrante del Mercato unico. Vuole, in altre parole, il meglio dei due sistemi: una formula che sembra essere auspicata anche dal sindaco di Londra per la sua città e che è considerata molto interessante dal Financial Times. Spero che la Commissione di Bruxelles e il Consiglio europeo stiano in guardia. Il risultato sarebbe una Unione Europea «à la carte», in cui ogni Paese, se questa formula si generalizzasse, potrebbe scegliere dal menu ciò che più gli piace.