Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  ottobre 29 Sabato calendario

Bob Dylan dice sì al premio Nobel

NEW YORK Dopo aver dato a sensazione di volerlo rifiutare, il Grande Menestrello ha deciso di accettare il Nobel per la Letteratura. Imprevedibile, taciturno, caustico, amichevole ma spesso anche estraniato, Bob Dylan ha tenuto tutti in sospeso per settimane dopo la sorprendente decisione della Fondazione Nobel di assegnargli il Premio 2016 per la Letteratura. L’annuncio del 13 ottobre scorso ha diviso il mondo – letterario e non – tra chi sostiene che un musicista, un cantautore, per quanto possa aver scritto canzoni dense di significato, non può essere considerato un vero scrittore. E chi invece considera di grande valore letterario, oltre che politico, i testi coi quali Dylan ha dato voce, e una voce poetica, ai movimenti dei diritti civili e a quelli pacifisti degli anni Sessanta del Novecento.
La discussione ha lacerato i media per diversi giorni, ma poi l’attenzione si è spostata sull’atteggiamento ondivago di Dylan. Il giorno dell’annuncio, intercettato a Las Vegas dove stava per tenere un concerto, l’artista era parso possibilista, ma tutt’altro che entusiasta di questa «istituzionalizzazione» della sua arte girovaga. Poi Dylan è sparito. I tentativi della Fondazione di Stoccolma di rintracciarlo sono caduti nel vuoto.
E i dirigenti della grande istituzione scandinava hanno cominciato a irritarsi, a parlare di un Dylan maleducato, di un atteggiamento senza precedenti. Chi conosce bene questo personaggio sempre allergico ai conformismi ha capito lo stato d’animo dell’artista e si è divertito a vedere i grandi sacerdoti della Fondazione sudare freddo non sapendo se Dylan si sarebbe o non presentato alla cerimonia del 10 dicembre.
Ma all’improvviso Dylan ha rotto il silenzio con un’intervista concessa in Oklahoma al britannico Daily Telegraph e rispondendo all’ennesima chiamata di Sara Danius, la segretaria permanente del Premio. La Danius, grande fan di Dylan fino a paragonarlo ai grandi autori dell’antica Grecia, da Omero a Saffo, ha riferito che Dylan ha deciso di accettare il premo e ha assicurato di «apprezzare molto l’onore ricevuto. È emozionante e incredibile. Ma a Stoccolma andrò se potrò». Quanto al lungo silenzio, l’artista se l’è cavata dicendo che la notizia l’aveva lasciato senza parole.
In fondo, anche se è sempre stato un po’ antisistema, Dylan non ha mai disprezzato di fare pubblicità, di fare concetti commerciali (come quello di Las Vegas il giorno della nomina) e di ricevere premi: ha avuto un Pulitzer, la Medaglia della Libertà che gli è stata conferita nel 20212 da Barack Obama e l’anno dopo è arrivata pure la Legion d’Onore francese.
Quanto al significato del premio motivato dal fatto di «aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana», Dylan, col Telegraph prima si è limitato a un commento minimalista («Bella cosa, no?»).