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 2016  ottobre 29 Sabato calendario

La conversione di Berlusconi al proporzionale

Democristiani d’Italia, unitevi! Berlusconi ha confidato a Mattarella la sua (ennesima) conversione al proporzionale.
È vero che già in passato il Cavaliere aveva espresso a più riprese la propria preferenza per la legge elettorale dei padri costituenti, tranne poi rimangiarsi tutto. Ma stavolta non è come le altre volte, perché la crisi del centrodestra e della sua leadership gli impongono una vera svolta, per non rassegnarsi a un ruolo marginale anche nella coalizione di cui è stato per vent’anni il dominus. Così il colloquio al Quirinale è servito a Berlusconi per riaccreditare il proprio ruolo. Per iniziare il lento sganciamento da quegli alleati che mirano a strappargli il primato e insieme un pezzo di partito. E per annunciare al capo dello Stato la scelta.
«Sul sistema di voto Forza Italia esprimerà ufficialmente la posizione dopo il referendum», ha ribadito di ritorno dal Colle: «Ne ho parlato con Mattarella, gli ho detto che noi ci pronunceremo convintamente per il proporzionale. Io sarei favorevole al proporzionale puro, ma vedremo...». E dietro quel «vedremo» ci sono i paletti della trattativa con il Pd che va avanti da settimane nonostante si approssimi la sfida del 4 dicembre. D’altronde, se persino in guerra le diplomazie non smettono di tenere contatti con il nemico, è scontato che ci siano rapporti tra Renzi e Berlusconi.
A questo serviva la Commissione per la modifica dell’Italicum organizzata dal leader democratico, infatti il capogruppo azzurro Romani ha inviato al vicesegretario del Pd Guerini una bozza con le richieste del suo partito. E poco importa se il testo non coincide alla lettera con gli intendimenti che Berlusconi ha annunciato a Mattarella. Ci pensa Gianni Letta a parlare con Palazzo Chigi e a trasferire i desiderata del Cavaliere, che vorrebbe ancora le liste bloccate per avere il controllo sugli eletti, e che pure si accontenterebbe della mediazione sui collegi, siccome anche il premier – così gli è stato riferito – è sulla sua stessa lunghezza d’onda e desidera «sbarazzarsi delle preferenze».
Sia chiaro, Berlusconi continua ad avercela con Renzi e ripete che «devo dargli una lezione». Dunque non recede dalla linea decisa sul referendum, anche se tiene in grande considerazione i suggerimenti dei suoi più antichi consiglieri e degli amici di una vita. E se la sua posizione sembra a volte scolorire nelle mille sfumature del No, è perché teme che la vittoria dei «senza se e senza ma» si trasformi in un successo dei Salvini e dei Grillo: «Ho terrore per il modo in cui fanno politica i Cinquestelle», ha detto al capo dello Stato.
E il proporzionale, sebbene diluito in un piccolo premio di maggioranza, è l’unico antidoto contro le forze antisistema. Ma inevitabilmente, in un sistema tripolare, impone dopo le elezioni un governo di larghe intese. Ecco il non detto berlusconiano che tutti hanno inteso. Ecco lo strumento che consentirebbe al Cavaliere di continuare a contare. Anzi, di essere indispensabile per la formazione di una maggioranza parlamentare. Certo, ci sarebbe un’altra strada, che passa dall’abrogazione delle riforme al referendum. Non è dato sapere se l’argomento sia stato affrontato al Quirinale, ma Berlusconi – di rientro dal colloquio – ha trasmesso ai suoi interlocutori il rischio di un ultimo anno di legislatura con un esecutivo debole, con i populisti a denunciare in Parlamento e nelle piazze «l’ennesimo governo che sequestra la democrazia del voto». E tra quelle urla la voce di Forza Italia forse non si sentirebbe.
In ogni caso, secondo il Cavaliere, «dopo il referendum sarà un altro mondo»: con il proporzionale la Terza Repubblica si sostituirebbe alla Seconda per riportare l’Italia nella Prima. Più che per volontà dell’ex premier, a sentire Tremonti la svolta sarebbe imposta dalla corrente della storia, perché «non si possono governare grandi fenomeni con piccoli numeri». Di sicuro le riforme sono nel destino delle relazioni tra Berlusconi e Mattarella. Chissà se durante l’incontro hanno ricordato le serate trascorse insieme a casa Letta ai tempi de lla Bicamerale di D’Alema.