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 2016  ottobre 28 Venerdì calendario

Calcio profondo rosso. Le società hanno perso mezzo miliardo di euro

ROMA Il calcio in rosso: oltre 6 milioni la media del debito per ogni club, 519 nell’intera area professionistica. Il report, presentato dalla Federcalcio con la collaborazione della Deloitte, toglie spazio a ogni illusione, disegna alla perfezione lo stato dell’arte e ribadisce la necessità di intervenire al più presto: «Investendo sul settore giovanile e allevando i giocatori anziché andando soltanto a comprarli fuori», dice Carlo Tavecchio che non ha formule magiche per riequilibrare i conti, ma intende perseguire ogni strada per migliorare la situazione.
L’anno scorso era la stessa solfa. E il presidente, già nel mese di maggio, aveva avvertito i naviganti: «Il calcio va riformato altrimenti sarà il collasso». Il piatto piange. A fronte di un fatturato che nel 2014-15 è salito sino a 3,7 miliardi di euro, la perdita complessiva è quantificabile in 525,8 milioni (-65% rispetto all’anno precedente) di cui appunto 519 nei campionati professionistici. Soldi investiti ma, in molti casi, sarebbe meglio dire sperperati, sul mercato e per gli ingaggi dei calciatori.
La Federcalcio è una specie di mosca bianca, l’unica istituzione con i conti in ordine (4 milioni di attivo). Ma anche i Dilettanti stanno meglio dei Professionisti, come si evince dallo studio che ha l’ambizione di mettere sotto la lente di ingrandimento i conti economici del calcio italiano. «Rappresentiamo l’11% del fatturato mondiale del calcio», dice con orgoglio il d.g. Michele Uva, che con Tavecchio ha sostenuto l’iniziativa presentata alla Camera dei Deputati. La coppia funziona considerando che, nel nome di Ceferin, il nuovo presidente dell’Uefa, anche Andrea Agnelli sembra pronto a sostenere la rielezione del vecchio presidente o, perlomeno, a non ostacolarla.
Tavecchio sull’argomento vola basso e non si fa prendere dai facili entusiasmi. «Non sono nella testa di Andrea e non so perché ha cambiato idea, ma sono contento che lo abbia fatto». Le elezioni, in programma a febbraio, sono solo relativamente vicine e la prudenza è fondamentale. La strada non sarà in discesa e al momento opportuno chi lavora per individuare un’alternativa a questa governance potrebbe lanciare un nome forte, magari un ex giocatore eccellente. L’Aic di Damiano Tommasi, da sempre contraria all’attuale vertice, potrebbe cercare di convincere Gianluca Vialli, oggi stimato opinionista di Sky. A quel punto bisognerà vedere se Agnelli cambierà idea oppure appoggerà lo stesso Tavecchio e quale sarà la linea della Lega di A che non ha tanti voti nel suo arco, ma pesa moltissimo.
In ogni caso il calcio italiano deve necessariamente invertire la tendenza. Non solo investendo sui giovani, ma proteggendo il merchandising e arrivando agli stadi di proprietà: «Su questo argomento serve una sinergia tra le società, i comuni e il governo», avverte il presidente. I numeri nuovi del report riguardano soprattutto il mondo dei dilettanti: 6,6 milioni il passivo per 13 mila società con una media intorno ai 500 euro. Dati da verificare perché ottenuti attraverso un sondaggio a campione di circa il 10 per cento dell’intero movimento.