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 2016  ottobre 27 Giovedì calendario

Gli anni 90? Si studiava di più

I ragazzi che si diplomano oggi sono meno preparati dei loro predecessori. A certificarlo lo studio che l’Ocse ha appena pubblicato e che confronta i risultati delle rilevazioni della fine degli anni Novanta con quelle più recenti del 2012. Se i quarantenni e i cinquantenni di oggi sono più preparati di quelli di vent’anni fa – a dimostrazione che le politiche per la scuola per tutti fino a un certo punto hanno funzionato almeno nell’allargare l’accesso all’insegnamento anche delle scuole superiori e in parte all’università – per le ultime generazioni di ragazzi che si affacciano al mondo del lavoro, la tendenza è invertita.
Si tratta di un fenomeno non solo italiano ma che riguarda i sistemi scolastici di quasi tutti i Paesi europei (vistosa è l’eccezione della scuola in Polonia). Le cause, scrive Marco Paccagnella, che ha curato lo studio, possono essere diverse, ma sicuramente c’è un generale declino della qualità dei programmi dei sistemi scolastici rispetto alle competenze che sono richieste oggi. Una scuola antiquata dunque, che non riesce né a offrire competenze adeguate né a misurarle? I dati sui cento e lode e sulle percentuali di promossi alla maturità in Italia – che rasentano il 98 per cento – mostrano che i ragazzi sono mediamente molto ben preparati a rispondere a quanto la scuola richiede. Ma i numeri raccolti dall’Ocse parlano di un’altra realtà.
Giovanni Azzone, rettore del Politecnico di Milano, queste difficoltà dei ragazzi le vede tutti i giorni: «L’impressione è che i modelli formativi della scuola non si adeguino alle caratteristiche di apprendimento dei ragazzi di oggi. Negli anni Novanta avevamo un mondo carente di fonti informative, ma quelle che c’erano erano di solito accreditate, scelte. La difficoltà era trovarle. Oggi siamo in un mondo a informazione ridondante: la difficoltà da superare e la competenza richiesta ai ragazzi sono invece il riuscire a sintetizzare, a scegliere e capire. Serve imparare la lettura critica e invece la scuola è ancora generalmente ancorata a vecchi modelli. E in questo spesso non riesce neppure a cogliere e valorizzare le potenzialità dei ragazzi di oggi: punta ancora al contenuto, alle nozioni, rispetto al metodo, allo sviluppo del ragionamento, al lavoro di gruppo».