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 2016  ottobre 24 Lunedì calendario

Sloan, un banchiere «cresciuto in casa» per salvare Wells Fargo dopo lo scandalo

New York Non sono passate neanche due settimane (è stato nominato il 13 ottobre) e la strada di Timothy Sloan alla guida di Wells Fargo è già in salita. L’uomo chiamato a salvare una delle più grandi istituzioni bancarie (e finanziarie) degli Stati Uniti dopo le dimissioni forzate di John Stumpf, mercoledì scorso si è trovato sul tavolo una brutta rogna: le autorità giudiziarie della California hanno avviato un’indagine penale su Wells Fargo per “possibile furto di identità”, legato allo scandalo dei conti illegali aperti all’insaputa dei clienti. E il procuratore della California ha chiesto alla banca che vengano resi pubblici al più presto tutti i nomi di coloro ai quali sono stati aperti conti senza autorizzazione. 
Non si tratta di uno scandalo da poco, su questa storia Wells Fargo ha rischiato (e secondo qualche analista pessimista rischia ancora) di colare a picco. Perché quando l’authority per la protezione finanziaria dei consumatori ha scoperto che i dipendenti del colosso bancario venivano spinti ad aprire conti correnti e carte di credito fantasma (il tutto all’insaputa dei clienti) per raggiungere obiettivi di vendita e di bonus, la credibilità del gruppo e la fiducia da parte della clientela costruite in oltre un secolo e mezzo di vita – sono improvvisamente crollate.
Stumpf ha tentato di resistere (e ha resistito) fino all’ultimo istante, trascinando una delle quattro Big Four finanziarie degli Stati Uniti (insieme con JPMorgan Chase, Bank of America e Citigroup) in quella che è forse la crisi più grave della sua storia. Ha gettato la spugna – quando era ormai costretto – dopo settimane di feroci polemiche e due testimonianze al Congresso sulle violazioni etiche da parte della banca di cui era il capo indiscusso dal gennaio 2010. 
Nell’arco di pochi anni sono stati creati oltre due milioni di conti e di carte di credito totalmente fasulli e l’autodifesa di Stumpf (“non mi sono accorto per tempo del problema”) è apparsa piuttosto risibile. Dal Congresso si sono levate fin da subito voci di chi chiedeva le sue dimissioni, anche perché – aggravante non da poco – la banca, su input dello stesso Stumpf, aveva licenziato oltre cinquemila dipendenti accusati di essere coinvolti nello scandalo. 
Era da tempo che Tim Sloan veniva indicato come l’erede naturale di John Stumpf, il manager designato per prendere in mano le chiavi del grande impero bancario-finanziario che la società di San Francisco rappresenta, oggi come nella storia d’America degli ultimi due secoli. Ed è stata una nomina che ha suscitato non poche critiche. La prima (e più diffusa) riguarda la sua storia lavorativa, il suo essere parte integrante della “cultura di Wells Fargo”, che oggi come oggi ha un’accezione particolarmente negativa. 
La storia di Sloan con Wells Fargo risale all’ormai lontano 1987, quando entrò nella sezione prestiti del gigante bancario. Da lì iniziò una carriera tutta interna, che nel corso degli anni lo ha portato a diventare Senior Executive Vice President, Chief Financial Officer e infine Chief Operating Officer (dal novembre del 2015). Non male per uno che aveva guadagnato (ancora ragazzo) i suoi primi dollari durante le vacanze estive agli sportelli della Standard Federal Savings and Loan di Ann Harbor (la migliore cittadella universitaria del Michigan). Proprio alla vigilia del suo (ormai certo) insediamento come nuovo ammini-stratore delegato, Sloan si era dilungato sullo scandalo – parlando con il canale economico della Nbc – ammettendo che Carrie Tolstedt, che era alla guida della sezione di Wells Fargo più direttamente responsabile della ‘cattiva condotta’, faceva capo direttamente a lui ed a lui riferiva quanto accadeva da quando era diventato Chief Operating Officer. Aveva però voluto sottolineare come nei suoi quasi trent’anni passati in azienda si era sempre occupato di altre cose, concentrandosi sugli investimenti di grandi corporations o ricchi investitori individuali. 
Un modo piuttosto diretto per chiamarsi fuori dallo scandalo sui conti correnti falsi, anche se appena diventato Ceo non sono mancati gli articoli (Bloomberg in testa) che hanno ricordato come in passato anche lui avesse avuto qualche problema. Ad esempio nel 2011, quando si atteggiò a paladino di Wells Fargo dopo le dimissioni dell’allora Chief Financial Officer ottenendo in cambio un lungo picchettaggio davanti alla sua abitazione da parte dei giovani militanti del movimento Occupy Wall Street. 
La senatrice del Massachussets Elizabeth Warren, la più nota fustigatrice di Wall Street nel panorama politico Usa (l’ala più liberal del partito democratico l’avrebbe vista volentieri candidata alla Casa Bianca al posto di Hillary), che ha spinto più di tutti per costringere Stumpf alle dimissioni (“deve essere obbligato a restituire ogni nichelino che ha guadagnato”) chiede adesso che la Wells Fargo venga messa sotto indagine dagli investigatori del Dipartimento di Giustizia e dalla Securities and Exchange Commission (Sec), l’equivalente (ma con più poteri e credibilità) della nostra Consob. Anche il ministero del Lavoro sta indagando per capire motivazioni e tempi con i quali i vertici della banca (compreso Sloan) hanno licenziato i dipendenti che “non si sono comportati eticamente in modo corretto”e non sono pochi i membri del Congresso (in modo bipartisan) che ritengono che la nomina del nuovo amministratore delegato non faccia altro che mantenere il vecchio status quo impedendo quei “cambi drastici” che gran parte dell’opinione pubblica chiede. 
Sloan non sembra preoccupato più di tanto. Ai suoi collaboratori più stretti (e a qualche giornalista finanziario amico) ha fatto sapere di avere nuove idee su come la banca dovrà comportarsi nell’immediato futuro con i conti correnti dei clienti, rivendicando di aver già imposto – nei primi giorni dal suo insediamento – una serie di cambiamenti: ad esempio che ogni cliente viene informato “entro un’ora” quando un conto corrente viene aperto in suo nome e che gli impiegati di Wells Fargo devono adesso aggiungere ulteriori verifiche per confermare e autorizzare l’apertura di un conto corrente. In un’intervista con il Washington Post, Timothy Sloan si è detto dispiaciuto che il suo arrivo al timone del grande gruppo bancario-finanziario sia avvenuto in queste “spiacevoli circostanze”. E quando gli è stato chiesto qual è la sfida più grande che si trova di fronte ha risposto così: “Mentre sono fiducioso nella mia abilità di avere successo in questo importante ruolo, devo sottolineare che è comunque un nuovo ruolo. La buona notizia è che sono circondato da un team di persone eccezionali che possono aiutarmi nel fare uscire Wells Fargo da questo momento difficile. Abbiamo una reputazione e dobbiamo ripararla”. 
Quanto al suo predecessore – che ha dovuto rinunciare a circa 41 milioni di dollari di compensi in azioni accumulati durante la sua carriera, che non riceverà alcuna buona uscita e che è il primo grande manager di Wall Street che paga di tasca sua – Sloan si è detto “deluso” che le testimonianze di Stumpf in Congresso “si siano spesso trasformate in una situazione in cui si facevano discorsi più che porre domande”. Wells Fargo, ha sottolineato, avrebbe potuto dare più risposte, “ma quelle audizioni sono concluse e ora andiamo avanti”. Dicendo anche di “non essere a conoscenza” di eventuali indagini penali a carico di Stumpf.