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 2016  ottobre 20 Giovedì calendario

Argentina e Messico si torna a investire

C’è sentore di house hounting in una “certa” America Latina, dove gli umori sono cambiati, i capitali facilmente dirottati verso il Brasile cercano una via d’uscita e dove gli investitori vanno a caccia di affari in un’ottica di stabilità e rivalutazione sostenibile. Dopo le paure della grande crisi globale del 2008 e 2009, alcune delle economie leader dell’area hanno sperimentato crescite importanti, come in Brasile, Messico, Colombia (ma anche Perù e Cile, per non lasciare fuori nessuno). Le carte sono poi state ulteriormente mischiate, con il Brasile che sta sperimentando la più acuta crisi che si ricordi e, invece, l’Argentina che si presenta agli investitori con l’abito nuovo di un governo che ha cambiato completamente pagina e prospettive. Insomma, accettandone la volatilità passata, non c’è dubbio che a oggi la situazione dell’area sia molto cambiata e gli appetiti per il real estate di alta gamma o comunque adatto a un pubblico internazionale si fanno sentire.
Secondo Paladin Realty Partners, società latino-americana di gestione di investimenti, Messico e Colombia hanno un appeal tutto nuovo in termini di attrattività, sostenuta da tassi di crescita positivi del Pil e da mercati immobiliari in forte crescita, non tanto nei prezzi quanto nella domanda e nella qualità dei nuovi sviluppi. L’ultima indagine 2016 di Cbre sulle intenzioni di investimento in America Latina, poi, sottolinea che la maggior parte degli investitori dell’area ha dichiarato di voler aumentare l’acquisizione di proprietà immobiliari nell’area, a cominciare dal Messico. 
Se è difficile fare ragionamenti generici su un’area tanto vasta e con situazioni e storia così differenti, non si deve neppure cadere nel luogo comune di considerare queste aree come sottosviluppate e a buon mercato: il potere d’acquisto locale, i grandi capitali in movimento, il progredire della qualità della vita e l’aumento continuo di high net worth individuals (i ricchi “Paperoni”) sono una fonte costante di investimento all’interno dell’area. 
«Partirei con il Messico e l’Argentina, ma per ragioni molto differenti – commenta Paola Gianasso, vicepresidente di Scenari Immobiliari -. Il Messico perché è un’economia in forte osservazione e in crescita, nonostante la svalutazione del peso, e dove sono in corso moltissimi progetti, diversi rivolti agli investitori stranieri. Oltre il 60% di questi progetti sono concentrati a Città del Messico, anche se poi chi compra per vacanza si dirige verso altre località». In Messico il Pil registra una crescita del 2,5% su base annua al luglio scorso e i prezzi delle residenze nella capitale, per quanto riguarda il segmento “prime”, sono in aumento generalizzato, seppur misurato in pesos (il quadro cambia se si prendono in osservazione singoli immobili rapportati all’euro), mentre nelle località turistiche ad attrazione internazionale le residenze di pregio sono trattate in dollari. Lo stesso sviluppo dei Reits (fondi immobiliari) messicani, in grande crescita, anche se non impatta direttamente sul residenziale, ne supporta la vivacità. Per Bmi Research, l’outlook del real estate messicano è uno dei più forti degli ultimi anni, con un’economia in crescita costante e una previzione media di aumento del Pil del 3,7% medio annuo dal 2016 al 2019. E aggiungono: «Il mercato immobiliare non andrà che migliorando, anche in considerazione della maggiore convenienza in dollari, tanto che sia nel settore delle case vacanze sia nel residenziale o commerciale non ci potrebbe essere miglior momento per entrare». Tutt’altre motivazioni sono invece alla base del rinnovato interesse per l’Argentina, da cui gli acquirenti entrati negli anni “buoni” erano usciti dal 2010: ma molti stanno ricomprando proprio a Buenos Aires. Dove, peraltro, le residenze di pregio sono tutt’altro che a buon mercato nei quartieri “bene” e nei complessi residenziali intorno a campi da golf e impianti sportivi, arrivando facilmente a superare i 5mila euro al metro (senza considerare le punte di mercato). A far voltare pagina al Paese, Mauricio Macri, che vincendo le elezioni nel dicembre scorso ha messo la parola fine a 12 anni di dinastia Kirchners, mettendo la Parigi dell’America Latina su un sentiero tutto nuovo. Tra le varie nuove misure, la libertà di movimento dei capitali, sia in entrata che in uscita dal Paese. 
«Dopo il controllo sui cambi imposto dal 2011 dal governo Kirchners, gli stranieri, e non solo, hanno iniziato a fuggire dall’Argentina – ricorda Paola Gianasso – anche se prima i prezzi dell’immobiliare erano aumentati. Negli ultimi anni il mercato è davvero crollato, ma tolto questo ostacolo e avendo liberato i movimenti di capitale, si ricomincia a comprare. Ma non va dimenticato che i problemi del Paese non sono ancora svaniti e hanno fatto cadere il livello di qualità della vita”. I prezzi, seppur ridimensionati, non sono però da saldo per le proprietà di lusso. Per esempio, un appartamento in Retiro, in un edificio del 1931, sei camere da letto e pavimenti in parquet antico si avvicina ai 600mila dollari (la valuta usata per le transazioni di pregio): lo stesso appartamento però era in vendita a 795mila dollari nel 2014. 
In Brasile, a causa della fortissima crisi economica e politica, i prezzi scendono, anche se non crollano, ma gli acquirenti stranieri sono quasi spariti dal Paese. Un accenno, invece, per la Colombia: con valori ancora abbordabili, un’economia che progredisce e, soprattutto, un mercato immobiliare senza picchi e improntato alla stabilità, Bogotà riscuote un discreto successo a livello di investimento, anche grazie ai rendimenti per affitto ai diversi stranieri che seguono l’insediamento di nuove imprese nel Paese.