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 2016  ottobre 20 Giovedì calendario

Libri in ripresa ma allarme lettura

Un mercato che, se guarda ai numeri attuali, non può che constatarne il livello debole. Basta però rivolgere lo sguardo solo a un anno prima per scoprire che il +0,2% certificato da Nielsen nei primo otto mesi del 2016 per il fatturato trade (librerie; online ma senza Amazon; grande distribuzione; senza e-book) è tutt’altra musica rispetto al -2,2% dei primi otto mesi 2015. Ugualmente sui volumi di vendita di gennaio-agosto 2016 il -2,9% (circa 1,4 milioni copie di carta vendute in meno) ha tutt’altro sapore rispetto al -5% di un anno prima.
 
È con questi numeri che l’editoria libraria italiana si presenta alla Fiera di Francoforte, partita ieri e che si svolgerà fino al 23 ottobre. Alla 68esima edizione della Buchmesse sono presenti 250 editori. È cresciuto anche lo “Spazio Italia”: una collettiva organizzata da Mise, Ice e Aie che ospita 107 editori, oltre il doppio del 2015. Con questi numeri si è presentato a Francoforte un settore che ha vissuto un’estate resa rovente dalle discussioni per la scelta dell’Aie di organizzare un salone il prossimo anno a Milano, nei fatti alternativo a quello storico di Torino.
 
Francoforte è però storicamente l’occasione in cui l’associazione degli editori presenta il Rapporto annuale sul mercato del libro (nel suo complesso, non solo il canale trade), con le prime proiezioni per il 2016. Per i primi mesi dell’anno si conferma dunque la lieve tendenza positiva registrata nel 2015 che, per il settore, è stato l’anno dell’inversione di tendenza. Come rilevato infatti nel “Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2016”, la filiera editoriale nel suo complesso (carta, e-book, contenuti e servizi editoriali via web) nel 2015 ha sviluppato un fatturato di 2,53 miliardi con crescita dello 0,2% (-4,9% nel 2014). In questa stima non sono considerate le vendite di libri allegati a quotidiani e periodici (43,5 milioni di euro; +1,4%). A ogni modo in 5 anni sono andati persi 876 milioni di euro (-20,9%).
 
Entrando nel dettaglio c’è un e-commerce di libri fisici che cresce (dal 5,1% nel 2010 al 13,9% dell’anno scorso) con quota di mercato delle librerie (indipendenti e di catena) passata dal 79 al 72,2% (resta quindi il canale leader). Cresce anche il mercato degli e-book stimato in 51 milioni di euro (+25,9% rispetto al 2014) e pari a circa il 4,5% del valore dei libri venduti in libreria, grande distribuzione e librerie online.
 
In definitiva il settore, spiega Aie, sembra sul punto di lasciarsi alle spalle il lungo periodo di flessione, e punta a rafforzare la sua immagine nel panorama internazionale giocando anche su un crescente peso dell’export di diritti di libri italiani all’estero (+11,7% nel 2015), un progressivo maggior peso delle proposte di autori italiani rispetto alle traduzioni dall’estero (oggi scendono al 17,6% e solo qualche anno fa erano al 23-24%), crescita della produzione di titoli (+6,5% di carta, +21% per gli e-book che nei soli primi sei mesi sono invece saliti del 54,4%). La grande sfida, spiega Aie, resta quella di allargare il numero dei lettori: la penetrazione della lettura di libri in Italia è tornata nel 2015 a crescere (42%), ma registra la peggiore perfomance se confrontatata con il 62,2% di Spagna, il 69% Francia, il 68,7% Germania, il 73% Usa fino al 90% della Norvegia (Ufficio studi Aie). «Stiamo lavorando – ha sottolineato Federico Motta, presidente Aie – in modo importante su questo. La nostra sfida sul piano industriale ci porta a investire su fiere, internazionalizzazione e visibilità delle nostre case editrici». Questo però, «non basta. Occorre investire sui lettori, anzi far crescere un lettore nuovo. Lo stiamo facendo con #ioleggoperché, il progetto che dal 22 al 30 ottobre vuole sviluppare in tutta Italia le biblioteche nelle scuole e nelle aziende». Dal canto suo il Governo, ha detto il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Ivan Scalfarotto, «guarda con attenzione agli sforzi dell’editoria italiana, che sta rispondendo nel modo giusto sia alla difficile congiuntura economica, sia alla delicata transizione tecnologica».