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 2016  settembre 30 Venerdì calendario

Un Google per spie creato da ex soldati delle Forze speciali israeliane

Omri Timianker a 18 anni fu arruolato nell’esercito israeliano, l’Idf; per otto anni lavorò nelle Forze Speciali e nei Servizi Segreti come operatore ed esperto nel settore del cosiddetto Sigint, che vuol dire intercettare e utilizzare i segnali elettronici, ad esempio di un cellulare. A 26 anni, nel 2005, lasciò l’esercito per fondare insieme con degli altri superesperti della stessa provenienza due società, la I-Ott e la Cobwebs Technologies. Oggi lo abbiamo incontrato a Roma al Cybertech Conference, dove Timianker vende ai governi la sua ultima invenzione: il pacchetto software «Tangles» (Grovigli), un sistema che è in gradi di estrarre montagne di informazioni su singole persone semplicemente scandagliando nel modo giusto i social media, i blog, i siti Internet, i forum digitali, ma anche il cosiddetto
dark web. «Informazioni che possono essere vitali – spiega – ad esempio nella lotta al terrorismo, per prevenirlo. Abbiamo realizzato un Google dell’
intelligence».
Signor Timianker, questa vostra Webint,web intelligence, può essere utile, ma è inquietante...
«Noi usiamo soltanto le informazioni che vengono direttamente rese pubbliche dalle persone, ad esempio sui social. Il valore aggiunto del nostro sistema è quello di saper raccogliere tra i Big Data queste informazioni, e di saperlo fare in modo mirato. Creando dei profili di singoli individui, per poi poterli analizzare, ed esaminare ad esempio chi sono i loro contatti e le loro attività».
A chi fornite i vostri prodotti?
«Soltanto alle agenzie governative, non a privati. Abbiamo molti clienti in 55 paesi, ma certo non possiamo parlarne. Anche perché anche i “cattivi” usano Internet, e noi dobbiamo essere sempre un passo avanti».
Certo, questa tecnologia se messa al servizio di un governo intenzionato a controllare i propri cittadini, sarebbe un serio pericolo per la libertà.
«Primo, non vendiamo a tutti i governi. Secondo, non vendiamo un’arma, ma un modo di raccogliere l’intelligence, di profilare una persona. Tutto dipende come viene usato questo strumento. Noi l’abbiamo usato tra l’altro per bloccare le reti di pedofili o ricatti informatici. Ma sappiamo che anche Isis è molto attiva sul web. Tutti hanno interesse a cercare nei dati. Anche Facebook, anche i governi, anche i “cattivi”».