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 2016  settembre 30 Venerdì calendario

I Rolling Stones e gli Who, Paul McCartney e Bob Dylan, Neil Young e Roger Waters dei Pink Floyd. Megaconcerto a Coachella di stelle rock ultrasettantenni

I Rolling Stones e gli Who, Paul McCartney e Bob Dylan, Neil Young e Roger Waters dei Pink Floyd: un raduno di mostri sacri del rock come non si vedeva da molti anni. Ma Desert Trip, il superconcerto di tre giorni organizzato dal Coachella Festival che inizierà tra una settimana a Indio, nel deserto della California, è destinato a passare alla storia non solo per la qualità degli artisti e l’incasso record (si parla di 100 milioni di dollari complessivi). C’è anche per un altro motivo: i musicisti che saliranno sul palco sono tutti ultrasettantenni. È per questo che l’edizione autunnale di Coachella, il festival musicale più popolare d’America, è stato sarcasticamente ribattezzata «Oldchella». Con tanto di battute sulla necessità di avere più bagni per un pubblico con problemi di prostata e la vescica fragile. A Indio ci saranno anche tanti giovani, ma non c’è dubbio che questa tre giorni porta all’estremo un fenomeno già visibile da anni: i concerti di maggior successo sono quelli nei quali un pubblico sempre più anziano segue gli eroi musicali della sua giovinezza. È la generazione dei baby boomers, eterni Peter Pan arrivati all’età della pensione, che salta sulla macchina del tempo spinta dalla nostalgia, dalla voglia di rivivere momenti indimenticabili. C’è già chi parla di una Woodstock del Ventunesimo secolo. Con le dovute differenze. Intanto quelle del clima: deserto secco a Indio mentre quel concerto di 47 anni fa si svolse nella campagna a nord di New York trasformata in anfiteatro di fango da tre giorni di pioggia. Tanto spartano e improvvisato quell’evento (che non si svolse affatto a Woodstock, ma fu spostato a Bethel, 100 chilometri più a ovest) quanto superorganizzato quello del Desert Trip. Coi promotori che, sapendo di avere a che fare con un pubblico attempato e facoltoso, hanno trasformato il concertone in evento gastromusicale: i 75 mila che arriveranno a Indio (da 400 a 1600 dollari il biglietto per i tre concerti) troveranno una cittadella del cibo con cento stand animati da molti dei migliori chef d’America, da Marcus Samuelsson di «Red Rooster» a Daniel Humm che, col suo «11 Madison Park» si è piazzato dietro il nostro Bottura nella classifica dei migliori cuochi del mondo. E se nei momenti clou dei concerti ormai la gente impugna più i telefonini che gli accendini, la cultura del cellulare qui invade anche la cucina. Agli chef sono stati chiesti piatti belli prima ancora che buoni: «Verranno molto fotografati».