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 2016  settembre 29 Giovedì calendario

L’onorevole Ilaria Capua lascia il Parlamento e se ne va in California a dirigere un istituto scientifico d’eccellenza

L’onorevole Ilaria Capua lascia il Parlamento e se ne va in California a dirigere un istituto scientifico d’eccellenza.

Di chi stiamo parlando? Dovrei conoscere questa signora?
Ilaria Capua, 50 anni, sposata con uno scozzese conosciuto all’aeroporto di Francoforte, una figlia. Virologa di fama mondiale. Virologa = una che studia i virus. Scientific American l’ha inserita tra i cinquanta scienziati più importanti del mondo. Nel 2011 è stata la prima donna, e il primo scienziato sotto i sessant’anni, a vincere il Penn Vet World Leadership Award, il più prestigioso premio nel settore della medicina veterinaria. Nel 2006 ha isolato il virus H5N1 dal primo focolaio nigeriano. Lei saprà che non si può costruire nessun vaccino se prima non si isola il virus che si vuole combattere, dato che i farmaci non possono far la guerra a organismi che non conoscono. Nel 2009 stesso risultato di successo con il virus che in Messico e negli Stati Uniti aveva causato l’epidemia di influenza suina. La rivista specializzata Seed l’ha piazzata tra le «cinque menti rivoluzionarie del pianeta». Gli elogi della rivista Nature e del New York Times non si contano. Questo curriculum d’eccellenza indusse Scelta civica, il partito di Mario Monti, a candidarla alle elezioni politiche del 2013. Risultò eletta e andò a fare, alla Camera, la vicepresidente della commissione Cultura, Scienza e Istruzione. Fin qui il bello della storia.  

E il brutto?
Un anno dopo essere stata eletta, la magistratura la accusò di aver fatto commercio delle proprie scoperte ««al fine di commettere una pluralità indeterminata di delitti di ricettazione, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica, corruzione, zoonosi ed epidemia». Trattandosi in sostanza dell’accusa di tentata strage, la pena possibile era l’ergastolo. Il fascicolo venne passato all’Espresso e l’Espresso ci fece su una copertina delle sue, dove veniva riciclata l’espressione «trafficante di virus». La deputata Silvia Chimienti s’alzò in Parlamento, denunciò la scienziata e ne chiese le dimissioni. Dopo due anni, però, si arrivò alla prima udienza e già alla prima udienza la storia finì perché, come sentenziò il giudice, «il fatto non sussiste».  

Beh, lo so che è una disgrazia, ma può capitare. Parte un’indagine e alla fine si scopre che non hai fatto niente. Lei stesso una volta ha raccontato che secondo l’avvocato Giulia Bongiorno se ci capita di finire nelle mani di un pubblico ministero bisogna considerare la cosa come una malattia e portare pazienza.
Giusto. Però con questo piccolo particolare: i magistrati che permisero all’Espresso di fare la copertina e alla Chimienti di andare come al solito all’attacco non si sono mai sognati - in due anni! - di convocare in procura la professoressa Capua e di ascoltare la sua versione dei fatti. Benché la professoressa Capua abbia tentato in tutti i modi di farsi ricevere e interrogare e spiegare, non fu mai ricevuta né dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo né da nessun altro sostituto procuratore di Palazzo di Giustizia. Se ne deduce che i magistrati avevano un interesse minimo per gli eventuali reati, e un interesse massimo, invece, per finire sui giornali. I magistrati che la accusavano di trafficare in virus non sono neanche andati a spulciare la biografia dell’accusata: avrebbero appreso che nel 2006, quando ebbe isolato il virus H5N1, le si presentò un funzionario dell’Oms e le chiese di mettere la sua scoperta in un database di cui avrebbero avuto la password solo quindici laboratori privati. La Capua si rifiutò e mise a disposizione di tutti, gratuitamente, la sua scoperta. Altro che traffico di virus.  

È per questo che se ne va dalla Camera e dall’Italia?
Sì, ha presentato le dimissioni da deputata e ieri a Montecitorio queste dimissioni sono state accettate (238 a 179). La Capua le ha accompagnate con una lettera amara e nobile. «Quando sono entrata alla camera dei Deputati ero una scienziata conosciuta e stimata per gli studi che avevo svolto in virologia, ero piena di buoni propositi e assolutamente determinata a sollecitare quei cambiamenti nel mondo della ricerca di cui l’Italia ha un disperato bisogno. [...] Dopo circa un anno dalla mia elezione sono stata travolta da una indagine giudiziaria risalente agli anni duemila (1999-2007) che mi accusava di reati gravissimi, uno dei quali punibile con l’ergastolo. È stato per me un incubo senza confini ed una violenza che non solo mi ha segnata per sempre, ma che ha coinvolto e stravolto anche la mia famiglia. L’effetto più devastante che queste accuse hanno avuto sul mio ruolo di parlamentare, è stato quello di aver minato la mia credibilità». E proprio per questo, per la sensazione di aver perso la propria credibilità, la Capua ha deciso di uscire dalla scena politica. «Un parlamentare che non è credibile non è in grado di portare avanti con forza le istanze nelle quali crede». E conclude: «Torno al mio posto, a fare quello che so fare meglio, all’estero, ma sempre con lo sguardo rivolto verso l’Italia».  

È un altro aspetto della fuga dei cervelli denunciata da Cantone, i giovani più preparati che scappano perché il nostro sistema delle baronie e delle parentopoli non dà loro nessuna possibilità.
In questo periodo escono molte interviste a Tiziano Sclavi, per il fatto che il suo Dylan Dog compie trent’anni. In una di queste interviste Sclavi dice di non leggere i giornali e di non guardare la televisione da 17 anni. E aggiunge: «L’impressione comunque è di un paese ripugnante, da cui, se avessi più soldi e più coraggio, me ne andrei per sempre».