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 2016  settembre 28 Mercoledì calendario

La moralità dei banchieri e il caso Wells Fargo

I dubbi sulla moralità dei banchieri sono sempre esistiti. I dibattiti sull’argomento hanno dimostrato che tale moralità è stata pessima in numerosi casi nel corso dei secoli e nei Paesi più diversi, ma anche che non è possibile generalizzare e che comunque, accanto a banchieri di pessima moralità, ci sono sempre stati banchieri onesti, la cui attività è stata ispirata a una buona etica commerciale.
Certo negli ultimi dieci anni ne abbiamo viste di tutti i colori. Anche l’Italia è stata teatro di episodi drammatici, di cui gran parte ha avuto pesanti conseguenze economiche e sociali, non ancora esaurite. Con le ristrutturazioni si pensava che si fosse rotto con il passato, che la lezione fosse servita e che la marea di nuovi provvedimenti sulla governance delle banche e il clima formatosi attorno a queste ultime avrebbero potuto farci passare qualche anno più tranquillo. Non è andata così. In poco tempo ad alcune banche di stazza internazionale sono state comminate multe da parte di diverse autorità per violazioni di questa o quella norma fiscale, valutaria, antitrust, civilistica per (pare) circa 250 miliardi di dollari.
Alcune stanno negoziando con le autorità soluzioni meno penalizzanti di quelle che per i rispettivi bilanci e azioni potrebbero essere devastanti. Alcuni casi non solo lasciano stupefatti, ma fanno riaprire i dibattiti accennati all’inizio di queste note.
Uno dei più stupefacenti ha recentemente riguardato Wells Fargo, vecchia e gloriosa banca californiana nota alle cronache anche perché la sua capitalizzazione in borsa l’aveva portata in testa alle classifiche internazionali, precedendo altre banche dai volumi molto superiori.
Nel pieno di questo boom le autorità bancarie Usa hanno comminato a Wells Fargo una multa di 185 milioni di dollari, che la banca ha accettato di pagare, e le ha imposto di retrocedere ai clienti altri 5 milioni per regolarizzare oltre 2 milioni di contratti di deposito o carte di credito aperti a loro nome e a loro insaputa, costati loro importanti commissioni, che non avrebbero dovuto essere applicate. Si è scoperto che la banca fin dal 2011 aveva licenziato – su 268 mila impiegati – 5.300 persone per pratiche illegali. Le notizie hanno fatto crollare le azioni Wells Fargo, che hanno perso in pochi giorni 9 miliardi di dollari.
L’episodio è raro nel panorama globale: le multe prima citate hanno quasi sempre riguardato attività all’ingrosso e investment banking. Wells Fargo è una banca tipicamente commerciale, ben posizionata nel mercato retail classico, in cui opera attraverso 6 mila unità chiamate store invece di branch come di solito avviene. È considerata il leader nel cross selling, che l’ha portata a un numero medio di sei operazioni per cliente. Il fatto critico sembra essere stato la remunerazione del personale di vendita, in buona parte correlata ai nuovi clienti acquisiti, che avrebbe indotto migliaia di dipendenti a registrare vendite surrettizie. È stato in proposito notato che il sistema incentivante alla base del comportamento fraudolento era in netto contrasto con gli interessi della banca. I benefici di quelle operazioni andavano solo al personale.
Ovviamente queste non erano possibili senza il massiccio coinvolgimento dei vertici, a livello centrale e periferico. Le cifre in ballo sono troppo alte per non essere a loro note. Le autorità stanno facendo forti pressioni per ottenerne le dimissioni. Inchieste sono in corso per accertare le responsabilità. È stata sollevata la questione della governance, accusando il board di essere stato dormiente, forse per il fatto che l’età dei suoi componenti, quasi tutti maschi, era la più alta delle banche Usa e anche per il fatto che la permanenza nel ruolo di ceo era la più lunga di tali banche, ciò che avrebbe portato alla scarsa efficienza dei vertici di Wells Fargo. Difficile dire come finirà.
Il colpo per la banca è stato duro, ma non è escluso che essa riesca a riprendersi, anche se per buona parte dell’opinione pubblica la sua corsa è finita. Il fenomeno è stato generalizzato ed è durato anni, frutto di una cultura aziendale lassista. Il recupero richiederà che i comportamenti cambino. Ma è molto più facile passare dai comportamenti virtuosi a quelli poco etici. Ciò vale per Wells Fargo come per tutte le altre banche. Il fatto che esse maneggino denaro e che la tentazione di approfittarne sia più forte che in altri settori è vero. L’esperienza di ciò che accade in numerosi altri settori dimostra peraltro che al centro della questione non è l’attività svolta quanto la qualità delle persone che la svolgono. Ma ciò non impedisce di restare sconcertati ogni volta che scoppia un caso come quello esaminato. Ogni volta si spera che il futuro sia diverso dal passato, ma la storia dimostra che così non è. Alla prossima!