Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 28 Mercoledì calendario

Colini da tè in argento, carnet da balla in tartaruga e putti di porcellana come tende della doccia: tutti gli accessori delle regine d’Europa

Com’erano Margherita di Savoia e le altre regine nei momenti di vita quotidiana? Come si vestivano? E quali erano le loro piccole e grandi passioni? Lo svela, attraverso un viaggio tra i loro oggetti del cuore, la mostra “Segreti di regine e regine di segreti”, allestita da Fiere di Parma in collaborazione con Palazzo Reale di Genova e la direttrice Serena Bertolucci.
Organizzata in occasione di Mercanteinfiera, rassegna internazionale di modernariato, antichità e collezionismo vintage che dal 1° al 9 ottobre porterà nella città emiliana oltre mille espositori da tutte le piazze antiquarie europee, l’esposizione parte dalla fine del diciottesimo secolo e accompagna i visitatori in un viaggio nel tempo, scavando appunto tra le memorie e i “segreti” di storiche regnanti. Lo fa, come ci racconta Serena Bertolucci, «mettendo in mostra oltre 60 oggetti di uso quotidiano: tutti originali, provenienti da Palazzo Reale di Genova, da collezionisti privati e dal Museo della moda e del profumo Daphné di Sanremo, e tutti appartenuti a donne centrali per la storia d’Italia, da Maria Teresa d’Asburgo Lorena di Toscana, moglie di Carlo Alberto, a Maria Adelaide d’Asburgo Lorena d’Austria, moglie di Vittorio Emanuele II, fino a Margherita di Savoia, moglie di Umberto I».
A fare da cornice c’è un’ambientazione dalla connotazione museale (pur essendo la mostra allestita in fiera), con la tappezzeria che richiama le pareti più preziose di Palazzo Reale, musica di sottofondo e proiezioni ad accompagnare il visitatore nel percorso. Il risultato è una mostra ricca di curiosità e con un duplice obiettivo, spiega Bertolucci: «Attraverso gli oggetti esposti, infatti, si vuole dimostrare come l’arte e l’artigianato siano in grado di nobilitare cose apparentemente banali e gesti abitudinari che consideriamo scontati: ne sono un esempio alcuni colini da tè in argento sbalzato e cesellato e con il manico in avorio, i preziosi carnet da ballo in tartaruga, le borsette con impugnatura ad anello che permettevano alle regine maggiore libertà durante le danze e perfino gli oggetti della servitù, tra papillon in taffetà, colletti ricamati e strofinacci di lino con ricche impunture. Ma dall’altro lato la mostra vuole anche raccontare lo stile di vita, la personalità e i rapporti familiari di queste donne proprio a partire dalle cose di cui si circondavano, facendo parlare gli oggetti».
È così, per esempio, che si scopre che Maria Luisa d’Asburgo-Lorena (divenuta poi Maria Luigia di Parma) aveva un servizio privato da tè composto da una sola tazzina con teiera e zuccheriera. Oppure che Margherita di Savoia utilizzava come reggitenda per la vasca da bagno due putti alti 30 centimetri realizzati in raffinatissima porcellana e che, vista la sua grande passione per i motori, il suo autista era una figura così centrale a corte da essere chiamato con il titolo di “reale automobilista”, tanto da avere sempre in macchina, pronto all’uso, un portapennello da barba in cristallo e argento.
Cuorisità, segreti, manie ma non solo. In un certo senso, infatti, questa mostra è anche l’occasione per rivalutare le piccole cose e gli antichi saperi artigianali. Perché, come sottolinea la direttrice di Palazzo Reale «il patrimonio culturale italiano non è fatto solo di grandi opere. Anzi, se il nostro Paese è un vero e proprio museo a cielo aperto, lo è sia per le ricchezze materiali che per quelle immateriali ed è nostro dovere farle conoscere». E non solo ai turisti stranieri, che da sempre sono grandi fruitori dei nostri luoghi della cultura. «La vera sfida dei musei moderni», conclude Serena Bertolucci, «è proprio quella di diminuire le distanze con i visitatori, facendoli sentire come a casa quando sono nelle nostre strutture e raccontando loro delle storie in cui si possano riconoscere. Dobbiamo far innamorare gli italiani del patrimonio culturale che abbiamo, che è così ricco e così pieno di sfumature da avere sempre qualcosa di interessante per tutti».