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 2016  settembre 28 Mercoledì calendario

La seconda vita dei luoghi di Mussolini

La Rocca delle Caminate, sulle prime colline fra Forlì, Predappio e Meldola, fu realizzata su ruderi medioevali fra il 1924 e il 1927, dopo una colletta fra i fascisti di Forlì e Ravenna e regalata a Benito Mussolini, che ne fece la sua residenza ufficiale in Romagna. Sulla torre fu montato un faro che proiettava, per segnalare la presenza del duce, un fascio tricolore visibile a oltre 60 chilometri di distanza.
Per tutti questi anni è rimasta cadente, mèta dei pellegrinaggi dei nostalgici.
Adesso la Rocca tornerà a vivere, non per ospitare cimeli del regime ma come centro di ricerca e polo tecnologico. Almeno questa è l’intenzione della neo-Provincia di Forlì-Cesena che ha emesso un bando per la raccolta di manifestazioni d’interesse da parte di chi voglia sistemarsi all’interno della Rocca, restaurata in gran parte coi fondi europei (3 milioni rispetto ai 4,5 della spesa totale) e che sarà inaugurata il 14 ottobre dal ministro Graziano Delrio. Egli taglierà il nastro dei locali rimessi a nuovo mentre chi la vuole gestire dovrà rispondere al bando entro il 22 novembre.
La Rocca ha segnato la storia recente dell’Italia. Non solo ospitò Benito Mussolini quando si ritirava nella «sua» Romagna ma qui si riunì il primo consiglio dei ministri della Repubblica di Salò. Delrio dovrà vedersela con chi contesta questo restauro che cancella i segni del passato. Predappio, pur votando in gran parte Pd, è piena di negozi che vendono souvenir dell’epoca fascista e fanno affari sia col turismo dei nostalgici che con quello dei curiosi che arrivano fin qui per visitare alcuni dei luoghi del ventennio.
Oltre ai laboratori di ricerca, un’ala della Rocca, quella con l’appartamento e gli uffici del duce, accoglierà gli uffici di chi gestirà il complesso. In vista dell’inaugurazione è stata rafforzata la vigilanza. Infatti recentemente un’esplosione dolosa, forse provocata da una molotov, ha distrutto il bar-osteria La Rocca, che si trova ai piedi della Rocca delle Caminate.
L’edificio restaurato dovrebbe accogliere ricercatori e studiosi da tutto il mondo, in collegamento col tecnopolo aeronautico forlivese. È già stato riposizionato il faro che segnalava la presenza di Mussolini, poi vi saranno una sala convegni e locali da adibire a laboratori di ricerca, in collegamento wi-fi con le Gallerie Caproni che si trovano sulla collina di fronte e che ospitano un laboratorio di fluidodinamica.
Che il restauro sia stato fatto con emotiva partecipazione non vi è dubbio a sentire uno degli studiosi della Rocca, l’architetto Fabio Rossi: «La Rocca resuscitata è meraviglia, gioia, incredulità. Ma se mi fermo, sento farsi strada qualcosa d’altro: la soddisfazione, vivaddio, che un altro edificio storico sia stato recuperato, che non sia stato abbandonato. Più che a ogni altra cosa, il mio pensiero va a un protagonista della storia recente, a Benito Mussolini, che fra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta aveva eletto questo luogo a dimora estiva. Camminando lungo i corridoi della residenza e visitando le ampie stanze, nel rimbombo dei miei passi è stato pressoché impossibile non pensare a quest’uomo che si riconosceva in un duce e che qui ha passato le sue giornate, qui ha indetto feste, qui ha tenuto incontri politici e ha preso importanti decisioni. Come dimenticare quel mezzobusto, quella testa, quella postura impettita?».
Sui due lati ci sono le aquile con i fasci littori. Il torrione centrale, quadrato, dai muri spessissimi fasciati con ferree sbarre, racchiude cinque stanze sovrapposte e culmina in una specie di gabbia sovrastata dal simbolico faro che volle Mussolini. Dalla terrazza si vede la torre littoria della Casa del fascio che (ancora) troneggia su Predappio.
Aggiunge Rossi: «Terminata la guerra la Rocca fu saccheggiata alla ricerca del tesoro nascosto del duce e gran parte degli ambienti furono devastati e deturpati in maniera irrecuperabile. Ancora oggi, vedendo le immagini degli interni e degli esterni prima dei lavori, giunge a me un sentimento di grande amarezza e tristezza».
Se la Rocca tornerà in funzione come tecnopolo un altro edificio mussoliniano, la Casa del Fascio, a Predappio, è alla vigilia del restauro. Anche in questo caso c’è chi contesta la spesa di soldi pubblici finalizzati a riportare in auge vestigia di un passato che ancora scotta. Saranno altri cinque milioni di euro. Ma la Casa, a differenza della Rocca, non perderà la sua memoria storica e diventerà un museo sul fascismo. Un’operazione non facile che però dopo non pochi tentennamenti la Regione «rossa» ha deciso di avviare ma coinvolgendo nella realizzazione i partigiani.
Nella zona, del resto, sono molti i siti storici di interesse: a cominciare dalla cripta dove riposa Benito Mussolini insieme alla sua famiglia, a San Cassiano. Poi c’è il Museo Villa Carpena, a Forlì, che fu la dimora della famiglia Mussolini, in cui si può visitare la cucina di Donna Rachele, il salone con il caminetto, le stanze da letto, lo studio del duce, il giardino. C’è anche l’asilo di Santa Rosa, con la chiesetta che ospita la Madonna del Fascio.
Come a Venezia ci sono i chioschi che vendono le maschere, qui propongono magliette, accendini, sino alle bottiglie di vino con la faccia di Mussolini. Tanto che in Regione è stata approvata una risoluzione che auspica l’estensione del reato di apologia del fascismo «anche alla vendita e diffusione di gadget con immagini del regime».
Dice il sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti (Pd): ««Non si può far gestire la storia del fascismo e di Mussolini ai negozianti. L’unica possibilità che ha Predappio per uscire dalle mani di chi oggi la costringe ad avere questa immagine è la cultura».
Conferma Massimo Mezzetti, assessore regionale alla Cultura: «Si tratta di un progetto storico-culturale che farà dell’ex Casa del Fascio un centro di studi internazionali sul fascismo e contro tutti i totalitarismi. L’idea è di partire laddove simbolicamente il fascismo è nato, per studiarne l’evoluzione fino ai nostri giorni, in cui drammaticamente si sta riproponendo in nuove forme sullo scenario europeo. Nulla di statico o peggio ancora di rievocazione nostalgica, ma una realtà viva contro tutte le forme di dittatura, di ieri e di oggi. Altrimenti non si sarebbe nemmeno cominciato a discuterne». Ma lo storico Carlo Ginzburg ipotizza che il sì del governo e della Regione al museo abbia «il marchio del progetto politico renziano del partito della nazione».