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 2016  settembre 28 Mercoledì calendario

Il mestiere ingrato dell’assessore al Bilancio

Se fare l’assessore al Bilancio di un qualsiasi comune d’Italia non è mai una passeggiata di salute perché significa mettere la firma (e la faccia) in calce a una serie di scelte che impattano sulla vita (e sulle tasche) dei cittadini, farlo al Campidoglio lo è ancora di meno. Per ragioni interne, a cominciare dai 5 miliardi di spese preventivate, oppure esterne, come il debito monstre da 13 miliardi che, sebbene governato da una gestione commissariale autonoma, impatta comunque sulle scelte di chi amministra l’Urbe. Oltre che di chi la abita. Non fosse altro perché, dei 500 milioni versati ogni anno per coprire il “rosso”, 200 arrivano dai contribuenti capitolini sottoforma di addizionale Irpef. Ciò significa che ogni iniziativa capace di erodere quel macigno potrebbe rendere più leggero il carico fiscale sui romani. Per non parlare della possibilità di sedersi al tavolo con il Governo e svolgere le operazioni di verifica previste dal decreto salva-Roma del 2014. Una camera di compensazione tecnica che di fatto diventa politica vista l’interlocuzione stabile con il Tesoro.
Basterebbero questi elementi allora a spiegare perché non ci sono solo i dissidi interni al M5S, sia locale che nazionale, a rendere più complicata del previsto l’attribuzione della casella lasciata vacante da Marcello Minenna quasi un mese fa. Svolgere quell’incarico è oggettivamente difficile, «il più faticoso che esiste in Italia», come lo definisce Marco Causi (Pd). Uno che se ne intende avendolo ricoperto per oltre sette anni. In virtù dell’esperienza maturata sul campo il deputato dem prova a dare un consiglio alla sindaca Virginia Raggi: «Non separare la delega del Bilancio dalle Partecipate» in modo che l’assessore possa conoscere direttamente e in prima persona la situazione delle partecipazioni del Comune. Perché? La risposta sta ancora una volta in un paio di numeri. Gli 1,67 miliardi di euro del loro costo a bilancio e, soprattutto, i 2,8 miliardi di debiti accumulati dalle sole Ama, Atac e Roma metropolitane.