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 2016  settembre 26 Lunedì calendario

Il cattivissimo spot per la ricerca di Checco Zalone

Checco Zalone getta finalmente un sano sguardo laico sulle persone disabili. Mai prima di lui era capitato di vedere un messaggio così concreto e moderno sull’handicap, l’unico possibile per costruire senso attorno al concetto di altruismo.
Lo dice Checco e dovrebbe essere chiaro per tutti: accorgersi concretamente delle persone più deboli non deve essere solo un imperativo etico o morale. Per chi volesse fare a meno di tirare in ballo il solito richiamo ai valori, aiutare può semplicemente rappresentare la migliore delle maniere per conquistarsi leggerezza di pensiero e concretezza di azione. Entrambe capaci di darci benessere reale più di ogni altra medicina.
Lo spot lanciato ieri sulla pagina Facebook di Zalone (e poi su Mediaset e La7) è a favore della campagna di raccolta fondi di «Famiglie Sma» l’associazione Onlus di genitori di bambini e adulti affetti da Sma (atrofia muscolare spinale). È una vera rivoluzione nella comunicazione sociale, che non è avvenuta certo grazie alle menti creative a cui è stato da sempre affidato, da ogni istituzione civile o religiosa, il compito di divulgare buone pratiche solidali.

L’idea rivoluzionaria

La soluzione all’indifferenza è una formula pratica che spiega come fare la cosa giusta per togliersi il problema di torno. Nessuna azione eclatante, un messaggio basico e spiazzante: un disabile da gestire nel nostro spazio vitale è faticoso, tu mettici ironia e aiutalo a stare meglio, starai meglio pure tu.
Una chiave così semplice che nessuno l’aveva usata prima in maniera così immediata per accedere alle coscienze. La voglia di fare qualcosa diventa così irresistibile, e proprio perché non passa attraverso predicozzi, ma arriva come una pedata amichevole dopo lo sberleffo del comico pugliese che si è prestato – si sottolinei gratuitamente – come testimonial. Nessun disabile che ispiri tenerezza, come fu invece mesi fa richiesto nel casting per una fiction Rai. Mirco è un bambino in carrozzina che reclama i suoi diritti, anche con arroganza se serve. È all’inizio l’incubo di Checco, che se lo vede piombare un giorno come inquilino del suo condominio.
Il disagio c’è e sarebbe ipocrita nasconderlo. È più difficile usare la rampa delle scale quando Mirco deva salire con la sua carrozzina motorizzata, la notte capita di sentirlo attraverso le pareti mentre si spara i video game a tutto volume. Cadono le braccia quando Mirco si prende pure il posto auto nel cortile, proprio quello che prima era di Checco.

Niente pietismi

L’ammuffito pistolotto vetero pietista avrebbe, a questo punto, fatto leva sulla commiserazione per il bimbo segnato dal fato crudele, avrebbe invocato la pazienza per il povero infelice, la pietà per chi è destinato alla sofferenza.
Ci sarebbe stato un primo piano sullo sguardo triste del poverino, poi un appello al buon cuore, per guadagnarsi magari meriti in paradiso. Niente di tutto questo… La provvidenza vera e concreta non è attendere un miracolo, ma mettere mano al portafoglio e sostenere la ricerca scientifica. L’unica evidenza umanamente raggiungibile che possiamo mettere di fronte alla carrozzina di Mirco, per potergli dire un giorno: «alzati e cammina!».