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 2016  agosto 31 Mercoledì calendario

Il 42 per cento degli italiani si fida della stampa

«Der beste Journalismus ist heute besser denn je», il miglior giornalismo oggi è meglio di sempre, annuncia ieri con orgoglio la Süddeutsche Zeitung. Il quotidiano di Monaco ha intervistato Kleis Nielsen, 35 anni, l’autore del rapporto dell’Institut for the Study of Journalism, di Oxford, sullo stato della stampa mondiale.
La Finlandia si piazza al primo posto per la fiducia riposta dai lettori nei giornalisti e negli organi di informazione, con il 65%, seguita dal Portogallo con il 60, dal Brasile con il 58. La Germania si trova al settimo posto con il 52, ma prima della censura operata sulle violenze dei profughi arabi a Colonia, la notte di capodanno, era a quota 75. L’Italia è al 18simo posto con il 42, prima della Svezia a 40, e della Francia con 32. In particolare gli italiani hanno più fiducia nelle testate in genere con il 43 che nei giornalisti in cui ha fiducia appena un lettore su tre (il 33%).
La definizione di giornalismo di qualità, spiega Nielsen, non è facile. Ad esempio le informazioni dei quotidiani popolari in Europa non possono essere confrontate con quelle fornite dalle testate considerate serie, come appunto la Süddeutsche Zeitung, ma i loro lettori hanno grande fiducia nel giornale a cui sono affezionati, come una Bild Zeitung. I criteri di valutazione sono diversi.
«I giornali», risponde Nielsen, «danno una grande importanza nell’essere i primi, e sprecano energie e denaro. Ma questo interessa poco o nulla ai lettori. Perché lo fanno?». Perché, spiega, giornalisti e editori confondono le copie vendute con la qualità. Il primo è sempre il migliore? E, continua Nielsen, un altro esempio è l’informazione politica: i quotidiani sopravvalutano l’esclusiva delle loro notizie, ottenuta grazie al rapporto tra alcuni giornalisti e i politici, ma quanto scrivono spesso non influisce affatto sulla vita quotidiana dei lettori. «Quasi mai», conclude, «i giornali si chiedono: perché quel che scriviamo dovrebbe essere importante per i nostri lettori?».
Come capire che cosa interessa ai lettori? Gli chiede la collega Alexandra Borchardt. «I lettori che fanno più chiasso vengono ascoltati, ma è un errore. Quando si scatenano dibattiti online su un articolo si dovrebbe aver cura di moderarli, in modo da non spaventare gli altri lettori. La regola è: l’1% si impegna con foga nel dibattito, il 9% si limita a intervenire, e il 90% preferisce continuare a leggere. Non bisognerebbe mai dimenticarlo,» ammonisce Nielsen, che è anche direttore del trimestrale International Journal of Press/Politcs.
Oggi, avverte Nielsen, a causa dell’informazione online si dà più importanza agli algoritmi che ai giornalisti. Le gente segue i «consigli» automatici del media, e solo dopo segue i giornalisti di loro fiducia, si crea un meccanismo perverso per cui gli algoritmi nella scala di preferenze finiscono per consigliare sempre lo stesso tipo di notizie collaudate.
«Ma il giornalismo di qualità oggi», conclude Nielsen, «è molto meglio rispetto al passato. È più vario, ha più fonti, i giornalisti sono preparati e sono capaci di dare notizie controllate». Si producono anche molte più notizie spazzatura, e qualcuno dubita che i lettori sappiano valutarle. «Invece, io credo, che la maggioranza sia in grado di valutar bene quel che legge».