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 2016  agosto 31 Mercoledì calendario

L’età della svolta, dopo i quarant’anni si è più felici

Fefè, Marcello Mastroianni e Angela, Stefania Sandrelli, sono sdraiati su una barca a vela. Lui si avvicina a lei e sussurra: «Eh sì, la vita comincia a quaranta anni. È proprio vero». Ultima inquadratura del film, in bianco e nero, Divorzio all’italiana. Anno 1961, regia di Pietro Germi.
Ferdinando Cefalù, detto Fefè, oggi ha la prova scientifica della sua battuta prima di cominciare una nuova vita con una nuova compagna. Lo studio è dell’ University of California San Diego School of medicine pubblicato su Journal of Clinical Psychiatry: 1.546 persone tra uomini e donne, età compresa tra i 21 e 100 anni.
LA SVOLTA
Obiettivo del lavoro era quello di verificare quale fosse, oltre l’adolescenza e la vecchiaia, lo spartiacque dell’età adulta. Il momento di svolta. Risultato: i quarant’anni, appunto. Sia per lui che per lei.
È vero, ammettono i ricercatori, cominciano a comparire i primi acciacchi ma «ci si sente più felici e meno stressati». Le età critiche, quelle più faticose per la nostra mente e il nostro impegno, sembrano essere quelle tra i 20 e 30. Poi, mano a mano, si entra nella cosiddetta mezza età (anche se oggi è scivolata intorno ai 45) e, ogni anno o decade, si acquisisce maggiore serenità. «Perché, a parte le grandi tragedie – spiegano gli autori – si è, generalmente, più capaci di affrontare le situazioni. Condizione che, di fondo, regala equilibrio».
LE VISITE
Per lo studio sono state esaminate la salute fisica e le funzioni cognitive di tutte le persone che hanno accettato di sottoporsi ai test e alle visite. Gli anziani (anche molto anziani) hanno avuto, per la salute mentale, punteggi più alti rispetto ai giovani.
Quando, invece, sono stati affiancati i risultati che si riferivano alle funzioni fisiche e a quelle cognitive la situazione si è ribaltata. Gli over 40, dunque, hanno confessato di essere sufficientemente sereni mentre i ragazzi si sono detti molto affaticati.
Doveva saperlo bene Picasso che, giocando sui paradossi verbali, diceva: «I quarant’anni sono quell’età in cui ci si sente finalmente giovani. Ma è troppo tardi». Una delle ipotesi avanzate dai ricercatori va, in qualche modo, a sovrapporsi alla saggezza popolare. È l’età, è la stratificazione delle esperienze, che rende gli adulti e gli anziani più capaci di essere più stabili emotivamente.
LA PASSIONE
«Una volta si era grandi a trent’anni e si pensava che, a quell’età, tutto fosse deciso – commenta Luisa Ruffa analista junghiana – Oggi siamo arrivati a quaranta. Si considera sereno e, tutto sommato sicuro, chi è riuscito a non attardarsi nel regno delle mille possibilità. Chi, pur faticando, ha messo a frutto l’età in cui si hanno energie, spinte e passioni. La realtà che circonda, ovviamente, ha un peso. Come hanno un peso gli anni della adolescenza oggi, emotivamente, più faticosa che nel passato. Quando sopravvivevano ideali forti e regole, anche da trasgredire, molto chiare».
Ma, attenzione a sentirsi più vecchi dell’età che si ha. Questo atteggiamento mentale, spesso anche nella postura fisica, aumenta l’insorgenza di alcune malattie. Tra queste, i disturbi cognitivi. Come si legge in una ricerca condotta da Yannick Stephan dell’università di Montpellier, in collaborazione con l’italiano Antonio Terracciano della Florida State University.
IL CERVELLO
Il gruppo di studio era rappresentato da 5.748 adulti tra i 55 e i 98 anni. Coloro che si sentivano più anziani della loro età avevano il 18% in più di probabilità di sviluppare decadimento cognitivo e il 29% in più di chance di andare incontro a demenza vera e propria.