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 2016  agosto 31 Mercoledì calendario

Anche le donne possono fischiare un fuorigioco. Una neolaureata in psicologia lo dimostra scientificamente, con il Subbuteo

Addio pregiudizio: uomini e donne possono capire – e fischiare – allo stesso modo il fuorigioco. Può sembrare ovvio, ma Giorgia Bosco, neolaureata in psicologia all’Università di Torino, si è presa la briga di dimostrarlo scientificamente. «Anche le cose banali, di fronte ai luoghi comuni, vanno provate», spiega. Ha 27 anni ed è juventina: si definisce «sportiva da divano» o da spalti. Va allo stadio col fidanzato e «le mie amiche non mi capiscono, ma non sono una mosca bianca». E da ex animatrice in parrocchia, educatrice e psicologa a contatto coi bambini «ho spesso avuto a che fare col calcio. Ma ci sono tanti pregiudizi».
Così ha scomodato il subbuteo e i videogiochi per trasformare una quarantina di bambini, maschi e femmine, in arbitri e metterli alla prova con una delle regole meno ovvie del calcio. Doveva essere «solo» una tesi di laurea, ma è stata pubblicata sulla rivista «International Journal of Developmental Science» ed è stata ripresa dal «Times» e dal «Daily Mail».
Anche per la laurea triennale s’era occupata di sport, studiando come questo influenzi l’amicizia tra bambini. Giorgia è poi andata a Londra, alla London Metropolitan University, per il tirocinio, e con la tutor, la psicologa Christiane Lange-Kuettner, ha avviato la ricerca.
Due donne e una premessa: il sessismo nel calcio. Tanti gli episodi riportati nella tesi. L’allenatore del Luton attaccò l’assistente arbitro Amy Rayner: «Lei non dovrebbe essere qui. È già abbastanza difficile con gli arbitri e i guardalinee incapaci che abbiamo, se iniziamo a coinvolgere le donne, abbiamo un grosso problema. È un contentino per gli idioti politicamente corretti». Ancora: i commentatori Andy Gray e Richard Keys, convinti di essere a microfoni spenti, sull’assistente arbitrale Sian Massey: «Non sa la regola del fuorigioco». Al«The Sun» un calciatore propose di sospendere le donne arbitro «in quei giorni».
Giorgia Bosco ha spiegato la regola del fuorigioco usando il subbuteo, «che i bambini hanno molto apprezzato», racconta, poi dovevano individuare l’azione irregolare, scegliendo tra 100 immagini, indicandola su uno schermo touch.
I risultati mostrano una sostanziale parità tra maschi e femmine a 7 anni ma a 9 anni sembrano più bravi i maschi: 70% di accuratezza nelle risposte contro 59 delle femmine. Una conferma dello stereotipo? «Niente affatto. I risultati – commenta Bosco -, il fatto che i bambini già a conoscenza della regola fossero solo maschi e il più accurato utilizzo di termini sportivi suggeriscono che la differenza di genere risieda più in una questione di interesse che non di bravura». Insomma, la differenza la fa la passione. «A nove anni i maschi si dedicano in massa a giochi di gruppo e al calcio, anche con un po’ di incoraggiamento. Così sono avvantaggiati, ma non c’è nessuna predisposizione biologica o cognitiva: nulla vieta a una donna con la passione di capirne di calcio esattamente come loro, se non di più».