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 2016  agosto 31 Mercoledì calendario

Tolstoj in serie. Su laEffe Guerra e pace diventa una fiction

Come in un dipinto d’epoca Napoleone a cavallo e con in testa la sua speciale feluca, visto di schiena, guarda l’immensa valle ai suoi piedi, circondata da montagne nebbiose: sta per invadere l’Austria ed è il 1805. Intanto a San Pietroburgo, nel palazzo di Anna Pavlovna, amica dell’imperatrice, c’è un ricevimento come tanti tra l’aristocrazia russa: champagne e chiacchiere, belle dame ingioiellate con gli abiti leggeri a vita alta, giovani ufficiali con le uniformi di gala e ricoperti di medaglie, madri che cercano di combinare matrimoni di denaro per i figli, nobili che discutono del grande generale russo Kutuzov e dell’amato, da loro, imperatore Alessandro I. Non si era mai vista una versione così sontuosa di Guerra e Pace, da alcuni telecritici valutata come la miglior fiction degli ultimi anni con battaglie particolarmente sanguinose a Austerlitz vinta dai francesi nel 1805, e anche a Borodino nel 1812, con l’occupazione di Mosca e dopo un mese l’inizio della ritirata, epicamente raccontata nella miniserie. E poi ricchezze e mondanità, costumi e palazzi con scene di assoluto splendore girate in Lettonia e Lituania. Oltre ovviamente a tutte le vicende umane: amore, tradimento, amicizia, morte, coraggio, intrighi, tragedie, incendi, fughe, vendette, perdono, ricchezza, miseria, famiglia, avarizia e sperpero.
In otto puntate, dal 16 settembre su laEffe per i classici in tv, promossa in collaborazione con la collana Universale Feltrinelli: produzione angloamericana per la Bbc, diretta da Tom Harper con l’adattamento dal romanzo di Leon Tolstoj dello specialista Andrew Davis, che ha già scritto tra l’altro il film Ragione e sentimento da Jane Austin, ambientato nella stessa epoca. Certo gli studiosi del grande scrittore russo scuoteranno la testa, come hanno fatto altri ad ogni cineversione del romanzo: come è possibile ridurre un capolavoro assoluto di 1817 pagine, di cui 126 di riflessioni politiche, filosofiche e morali (edizione italiana del 1974, Garzanti) in una miniserie di otto puntate di un’ora, quando, per leggere anche avidamente il romanzo che ha i dialoghi tra nobili in francese come nel testo originale, ci vogliono mesi? Ma infatti anche chi ricorda di avere in casa il libro, se va a cercarlo lo troverà impolverato, come tutti i capolavori del passato che hanno arricchito la giovinezza di chi oggi è vecchio. Però il libro è ancora in vendita in varie edizioni, anche ebook, e può darsi che dopo la fiction ci sarà chi affronterà coraggiosamente la lettura, del resto entusiasmante, di quest’opera pubblicata a puntate dal 1865 sul Messaggero russo e poi in 6 volumi, ultimo nel 1869: per seguire ancora il desiderio d’amore della contessa Natasha, che passa dall’adolescenza alla giovinezza, gli ideali del goffo conte Pierre, l’eroismo del principe Andrej, il possibile incesto tra la principessa Hélène e il fratello principe Hippolite: Tolstoj accenna alla loro immoralità, Harper mostra giochi su un letto tra i due bellissimi giovani.
Il kolossal televisivo ha ben 45 personaggi, interpretati da attori noti (Stephen Rea, Gillian Anderson, Jim Boadbent, Greta Scacchi), concentrando però la storia su 3 protagonisti: Natasha, amata e ferita da diversi uomini (Lily James), Andrej, che preferisce la guerra alla famiglia (James Norton), e Pierre, che ha le stesse idee umanitarie di Tolstoj (Paul Dano, l’unico attore americano), più il francese Mathieu Kassovitz che è Napoleone.
Le miniserie televisive soprattutto di lingua inglese, stanno raggiungendo una perfezione, un impegno, una ricchezza d’immagini, un’intelligenza e enormi finanziamenti, che talvolta mettono in ombra i film: e per esempio questa Guerra e Pace è molto più interessante e forse più vicina al romanzo (certo irraggiungibile nella sua completezza e umanità) del film di massimo successo internazionale prodotto dagli italiani nel 1956, regia di King Vidor, con Audry Hepburn e Vittorio Gassman, ma anche della versione russa diretta da Bondarchuk nel 1967, e certo di una miniserie italiana della Rai del 2007. Prokofiev ne ha tratto un’opera lirica, Disney un fumetto. Però gli italiani al “costume drama”, a meno che non sia spagnolo, non si sono ancora abituati. Se non i colpevoli scherniti in quanto “radical chic”, spiritosaggine che sembrava estinta dagli anni 70. Non è certo necessario aver letto – si faceva quando non c’era altro divertimento che leggere, e magari nel tempo dimenticato – il capolavoro di Tolstoj, per gettarsi su questa miniserie (su Sky 139): il solo problema è ricordarsi di tutti i personaggi e non confonderli. E non basta aggrapparsi all’abbigliamento.