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 2016  agosto 31 Mercoledì calendario

Sui cinghiali che passeggiano in città

L’apparizione notturna dei cinghiali in città, sempre più frequente, ha qualcosa di profondamente onirico. Sono, tra le case, incongrui, come gli assurdi cortei di elefanti e cammelli che (una volta) pubblicizzavano i circhi; come la giraffa e i fenicotteri nella Roma della “Grande bellezza”. Solo che in questo caso le bestie sono autoconvocate. Nessuno le ha chiamate, nessuno ha allestito la scena. Emergono dalla macchia, dal rovo, dalle pieghe dei monti e pascolano tranquilli lungo i viali, sulle spiagge, tra le deiezioni della civiltà umana. Se i sogni hanno un significato, questo cosa potrebbe significare? Potrebbe significare che la nostra rimozione della natura ha i giorni (gli anni? i decenni?) contati. Abbiamo rivestito lo strato profondo della vita – l’humus che ci ha generato – con una spessa coltre fatta di comfort, tecnologia, cemento e tante altre utili e meno utili cose. Esattamente come fa l’inconscio, la natura sputa fuori a tradimento ciò che abbiamo dimenticato di essere, o semplicemente ciò che lei continua a essere indipendentemente da noi. Per questo ci sembra di sognare, vedendo i cinghiali al semaforo. E dobbiamo esserne contenti, perché i sogni, anche i più turbolenti, anche i più minacciosi, ci dicono che c’è ancora del movimento, dentro di noi, e dunque non tutto è perduto. Io sogno molto spesso animali, non sempre benevoli, comunque fascinosi; e ho sempre pensato che chi non li sogna soffra di qualche atrofia dell’inconscio.