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 2016  agosto 31 Mercoledì calendario

«Roma ce la può fare. Ma la partita è tutt’altro che scontata». Intervista a Luca Cordero di Montezemolo

La corsa di Roma alle Olimpiadi del 2024 sta per affrontare un passaggio chiave. Di qui a un mese la sindaca Virginia Raggi dovrà decidere se firmare il perfezionamento della candidatura italiana oppure no. Un passaggio non decisivo – l’eventuale assegnazione dei Giochi sarà deliberata dagli 86 membri del Comitalo olimpico internazionale (Cio) tra un anno – e tuttavia cruciale, visto che un no della Raggi aprirebbe la strada quanto meno a un violento conflitto con il governo se non al decadimento istantaneo della candidatura stessa. Ed è per questo, per la delicatezza del momento, che il presidente del comitato promotore di Roma 2024, Luca Montezemolo sgombera il campo da ogni dubbio o da ogni equivoco: «Perché ho la sensazione – dice – che in queste ore si stia facendo un poco di confusione».
Che genere di confusione?
«Credo che non si stia distinguendo con la sufficiente chiarezza la differenza tra comitato promotore e comitato organizzatore, e cioè tra chi ha l’incarico di convincere i membri del Cio in tutto il mondo della bontà della scelta di Roma; e chi invece si dovrebbe assumere l’onere e la responsabilità di organizzarli, quei Giochi, nel caso di una loro eventuale assegnazione».
Probabilmente c’è chi pensa che ci possa essere continuità tra le due identità.
«Per quanto mi riguarda ho sempre detto e ripeto oggi che un istante dopo l’assegnazione delle Olimpiadi, io mi occuperò di altro. Non ho alcuna intenzione di seguire, nel caso ce ne fosse l’occasione, anche la fase organizzativa. Non sarebbe né giusto né opportuno».
Insomma, nel caso in cui la candidatura dovesse superare il check point del prossimo 7 ottobre, il suo “ruolo olimpico” cesserebbe nel settembre del 2017?
«Non andrà oltre per nessuna ragione al mondo. Ho accettato questo incarico per puro spirito di servizio, perché voglio bene all’Italia e a Roma, e perché ritengo sana quella voglia di rinascita che c’è dietro al progetto. E sono stato orgoglioso in questi mesi dei ragazzi del Comitato che hanno lavorato con passione al progetto. Se oggi siamo ritenuti favoriti alla vittoria finale, è per la qualità del loro lavoro. Io da parte mia ho messo volentieri a disposizione il patrimonio di conoscenze che ho accumulato in tanti anni di attività nel mondo dello sport internazionale, un capitale di esperienze, da Azzurra alla Ferrari, dai Mondiali del ‘90 alla Juventus».
Cosa accadrebbe se il Comune dicesse di no? Il governo potrebbe subentrare?
«Non voglio entrare in questa discussione. Credo che la sindaca Raggi debba decidere liberamente e secondo coscienza. Nel caso in cui dicesse di no, da cittadino e da sportivo mi dispiacerebbe, ma rispetterei una decisione difficile. In merito alla quale mi limito a dire una sola cosa: le Olimpiadi sarebbero nel 2024, tra otto anni. Non domani. Se fossero domani anche io avrei dei dubbi sull’opportunità di candidare una città con i problemi di Roma. Ma di qui a otto anni ci sono tutti i presupposti per migliorare».
Quante possibilità avrebbe davvero Roma di spuntarla, se la candidatura andasse avanti?
«Sinceramente penso molte. Anche se la partita è tutt’altro che scontata. La concorrenza di Los Angeles, Parigi e Budapest è molto agguerrita. America e Francia hanno schierato forze importanti a sostegno delle loro candidature. Le Olimpiadi sono una grande occasione anche per gli altri».