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 2016  agosto 31 Mercoledì calendario

Il decalogo del buon ricercatore

«Non aver paura di sognare. Decalogo per aspiranti scienziati» è il titolo di un libro di Alberto Mantovani, in libreria da domani, ispirato da un articolo del noto immunologo (il ricercatore italiano più citato al mondo) pubblicato sul Corriere della Sera nel novembre scorso. «Dedico le mie riflessioni soprattutto ai giovani che sosterranno i test per le facoltà di Medicina. C’è un grande bisogno di medici ricercatori» spiega l’autore. «A questi ragazzi dico di non scoraggiarsi e di verificare lungo gli studi la loro vocazione». Di seguito, in sintesi, il decalogo del professor Mantovani.

Segui sempre le tue passioni«Fare il ricercatore esige una grande passione e se si ha la possibilità di farlo bisogna ritenerlo un privilegio, da vivere fino in fondo non facendosi irretire dagli orari e lasciando scorrere in sé la propria passione notte e giorno. Bisogna dimenticarsi le vacanze e le feste comandare: le migliori idee possono venire anche in uno di questi momenti e vanno seguite, oppure un esperimento può richiedere impegni non pianificati in tempi imprevisti. Non costeranno se si ha davvero “voglia”, anzi sarà difficile resistere loro. Ma bisogna anche stare attenti a non diventare persone solo dimensionate sulla scienza: è importante avere punti fermi e interessi anche al di fuori di essa, così come è fondamentale saper ascoltare le proprie attitudini e cambiare strada senza paura se si capirà di non essere tagliati fino in fondo per questo tipo di vita».
Sii internazionale costruisci ponti di pace«La scienza è un luogo e una forza di pace. Ho vissuto e vivo questa esperienza ogni giorno lavorando con ricercatori che hanno continuato a collaborare con noi e fra loro anche se appartenenti a Stati in conflitto. È accaduto fra colleghi bosniaci, croati e serbi, così come fra israeliani e arabi di varia estrazione. Per essere un buon scienziato questo atteggiamento è fondamentale e deve essere corroborato da una visione internazionale e se possibile da esperienze all’estero».
Sii umile (impara da alcuni premi Nobel)«Nel nostro Paese, spesso, in ambienti accademici non mancano l’arroganza e la prosopopea. Invece quando si frequentano persone che magari hanno vinto il premio Nobel ci si accorge che sono rimaste estremamente umili. Del resto l’umiltà è notoriamente una prerogativa delle persone intelligenti ed è una virtù necessaria per riuscire a imparare e a progredire».
Accetta il dissenso e raccogli le sfide«Un ricercatore deve accettare il dissenso e trarne spunto per verificare le proprie convinzioni. E bisogna anche saper raccogliere le sfide poste dalle nuove tecnologie, oggi più che mai. Chi si accontenta di continuare a lavorare con strumenti disponibili da anni diventa rapidamente un dinosauro».
Ascolta i tuoi pazienti«I malati e il loro bene sono la stella polare per qualsiasi ricerca biomedica: saperli ascoltare e saper valutare le loro reazioni non solo è un dovere ma ha condotto spesso a grandi scoperte».
Collabora e sii aperto verso gli altri«La ricerca è per sua natura competitiva ma bisogna trovare un equilibrio fra competizione e collaborazione. Nel nostro mondo ci sono persone chiuse e persone aperte. Essere aperti, mettere in comune le proprie conoscenze, è un atteggiamento che nella mia esperienza ha sempre premiato ed è di sicuro quello più utile al progresso scientifico».
Impara anche dai tecnici«Alcuni dei miei più importanti maestri sono stati i tecnici di laboratorio con cui ho lavorato. Il nostro Paese ha una grande tradizione in questo sapere “artigianale”, da Giotto a Stradivari. I tecnici nella ricerca sono una guida insostituibile per i giovani e insegnano loro l’importanza del rigore dei dati, affinché le sperimentazioni siano costruite sulla roccia e non sulla sabbia».
Accetta il giudizio degli altri«Le teorie e le ipotesi vanno sempre verificate. E la comunità scientifica di solito “non perdona”. Si possono avere intuizioni che portano a una grande scoperta, oppure che possono sfumare in un nulla di fatto. Può accadere a tutti, nessuno escluso, anche ai giganti della scienza. Chiunque può prendere un abbaglio o commettere errori».
Rispetta i dati«A volte i dati contraddicono le ipotesi di partenza e si è tentati di dimenticarseli. Ma un bravo ricercatore si riconosce anche dalla capacità di andare a fondo delle ragioni di un risultato che delude le attese. L’inaspettato, spesso, ha aperto porte nuove e ha prodotto grandissimi passi in avanti, cambiando radicalmente prospettive che erano consolidate da tempo. Rispettare i dati significa – ovviamente – anche non alterarli e non manipolarli, come è avvenuto per esempio nel caso di quelli relativi alla millantata associazione fra i vaccini e l’autismo. La frode sui dati non soltanto è criminale, ma è anche stupida, perché la scienza, a differenza di altri settori, tende ad “autoripulirsi”: qualcuno prima o poi farà una verifica e renderà pubblico l’inganno».
Condividi e cambia il mondo«Un giovane può e deve avere l’ambizione di migliorare il mondo e un ricercatore può farlo in diversi modi. Prima di tutto attraverso il progresso scientifico, poi con il superamento, in nome della scienza, di divisioni che caratterizzano il mondo politico, infine contribuendo – specie se si fa ricerca medica – a colmare il gap nell’assistenza sanitaria fra le diverse parti del mondo. Per questi scopi è fondamentale la condivisione: con i colleghi e verso la società. Affrontare un problema in biologia e medicina richiede che si mettano insieme più competenze, che devono essere combinate per raggiungere un risultato rilevante. È successo e sta succedendo in questo campo quello che è accaduto in fisica: il passaggio da una ricerca condotta dal singolo laboratorio a una big science che richiede integrazione. Chi sceglie di fare il ricercatore può quindi prendere parte a una grande impresa collettiva con ricadute su molti piani».