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 2016  agosto 31 Mercoledì calendario

Margrethe Vestager, ecco chi è la donna «totalmente sprovvista di sentimenti» che fa tremare i colossi mondiali, da Google alla Apple

Nel facile immaginario dei media, la politica danese più popolare negli ultimi anni è sempre stata l’ex premier Helle Thorning-Schmidt: bella, bionda, una che ha destato le gelosie perfino di Michelle Obama, quando scambiava occhiate rapinose con suo marito Barack. E tuttavia, la bionda Helle non ha mai ispirato uno strepitoso telefilm di cassetta. Margrethe Vestager, invece, sì: 48 anni, altezza sull’1,85, tre figli e un marito professore di matematica, occhi grigio-blu e zazzera alla maschietta, cultrice del lavoro a maglia, la commissaria europea alla Concorrenza è stata il modello per la serie Tv «Borgen-Il potere», che racconta la figura di una donna molto intelligente e soprattutto molto potente insediata alla guida del governo nel «Borgen», «Il Castello», Palazzo Christiansborg, appunto il simbolo stesso del potere danese.
La fantasia televisiva è molto vicina alla realtà di un altro palazzo, quello Berlaymont a Bruxelles, dove ha sede la Commissione europea. In quei tredici piani, forse nessuno ha più potere effettivo della persona chiamata a vigilare contro le violazioni della libera concorrenza, gli abusi di posizione dominante sul mercato, gli aiuti di Stato illegittimi: tutto ciò di cui l’Unione Europea va o dovrebbe andare fiera, e che si riassume nel concetto di «fair competition», concorrenza leale.
Margrethe è appunto la custode dell’Antitrust, e lo scontro dell’Antitrust con Apple è solo l’ultimo in una serie di tenzoni miliardarie: da Google a Starbucks, dalla Disney a General Electrics, praticamente non c’è stato colosso al mondo – e soprattutto in America, dicono certi critici – che non sia incappato con alterne vicende nel setaccio di Bruxelles, e questo fin dai tempi di Mario Monti. Passato il setaccio nelle mani di Margrethe, nel 2014, lei si è acquistata subito fama di grande durezza nello svolgere il suo ruolo: «Totalmente sprovvista di sentimenti» è arrivato ad azzannarla il «New York Times». «La donna che fa tremare l’Europa», così l’ha definita la stampa francese. La sua biografia privata non ha mai dato conferme o smentite decisive su certi lati del suo carattere. Margrethe è credente: ed è figlia di Hans e Bodil, due pastori luterani danesi, dunque la sua dovrebbe essere una formazione cristiana alla scandinava, piuttosto rigida e «purista».
La ragazza approdò alla politica nelle file della Sinistra Radicale, o Partito social-liberale, una formazione gloriosa – venne fondata nel 1905 – ma oggi ridotta a pochi deputati. Radici idealistiche, dunque, almeno sulla carta. Ma nello stesso tempo, anche capacità di mediazione, e pragmatismo. Non potrebbe essere altrimenti per una che – prima di arrivare a Palazzo Berlaymont – per tanti anni, a casa sua, è stata ben tuffata nella politica vera: ministro dell’Economia, dell’Educazione, degli Affari religiosi, vice primo ministro e capo dei social-liberali.
Forse, il pragmatismo di Margrethe lo si è intravisto – almeno in controluce – anche nelle questioni tormentate dei (presunti) salvataggi delle banche italiane. Lei è ovviamente una convinta sostenitrice del «bail-in», la procedura dei patti Ue che fa pagare il conto della salvezza anche ad azionisti, obbligazionisti e investitori e correntisti. Ma è anche la commissaria che un giorno ha dichiarato: «Le banche in tutta l’Ue attraversano momenti difficili, non stupisce che ci sia una forte reazione del mercato alla Brexit, ma l’importante è che quando usiamo le regole approvate da tutti, esse siano adattate alla situazione specifica dei Paesi. Se ci sono rischi per la stabilità finanziaria allora ci sono eccezioni sul bail-in e sulla condivisione del rischio. Bisogna stabilire però che cosa sia la stabilità finanziaria».
Un messaggio nella bottiglia, così si è detto, un finestrino socchiuso: in autunno si vedrà di quanto, e si vedrà soprattutto se dietro quel finestrino socchiuso ci sarà anche la signora Angela Merkel. Una che non lavora a maglia, e che – almeno finora – non ha ispirato romantici telefilm.