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 2016  agosto 28 Domenica calendario

È stata uccisa la mente dell’attentato di Dacca

Tamim Chowdhury era considerato l’uomo che stava dietro al sanguinoso attacco del primo luglio scorso contro l’Holey Artisan Bakery, un ristorante di Dacca frequentato soprattutto da stranieri, nel quale sono rimaste uccise 22 persone, tra le quali nove cittadini italiani. Ieri la polizia del Bangladesh ha annunciato che, in un’azione in cui sono morti tre jihadisti, il cittadino bengalo-canadese è stato freddato mentre cercava di reagire e sfuggire alla cattura. 
Chowdhury era considerato il capo del Jamayetul Mujahideen Bangladesh (JMB), l’organizzazione terroristica che vorrebbe instaurare lo stato islamico nel paese dell’Asia meridionale e che è stata messa al bando oltre un decennio fa. Sulla testa di questo esponente islamista era stata imposta una taglia di 25mila dollari, un bel gruzzolo per il Bangladesh. 
Le autorità di Dacca hanno detto di essere sicure «al 99 per cento» che Chawodhury sia uno dei tre cadaveri rinvenuti in un covo di Narayanganj, una località a 25 km a sud della capitale. I jihadisti sono morti in seguito a una sparatoria con le forze di polizia di Dacca. Il primo luglio un commando composto da cinque persone prese d’assalto il ristorante Holey Artisan Bakery, nel quartiere di Gulshan, a Dacca. Si trattava di un locale frequentato soprattutto dalla comunità internazionale della capitale. I jihadisti torturarono prima e poi uccisero gli ostaggi. Tra questi, nove italiani e diversi giapponesi. Il gruppo dello Stato islamico (Isis) rivendicò l’attacco, ma le autorità del Bangladesh negano la presenza del gruppo jihadista nel paese e attribuiscono l’attacco sanguinario al JMB.
Il capo della polizia del Bangladesh, A.K.M Shahidul Hoque, ha riferito che i tre morti nello scontro di ieri hanno tentato d’opporre resistenza, lanciando granate e sparando. «Tre estremisti – ha dichiarato – sono stati uccisi. Tra questi una persona che corrisponde alla foto che abbiamo di Tamim Chowdhury». Questo leader jihadista si trovava in Bangladesh dal 2013, in arrivo dal Canada. Secondo le autorità di Dacca, era lui a dirigere il movimento e a finanziare la radicalizzazione dei giovani musulmani del paese. 
Il Bangladesh sta vivendo un momento di forte tensione, con intellettuali ed esponenti delle minoranze religiose nel mirino dei fanatici religiosi. Circa 80 esponenti delle minoranze e della società civile sono stati uccisi a colpi di machete dal 2013. L’Isis e una branca locale di al Qaida hanno rivendicato questi attacchi che hanno coinvolto anche stranieri. 
Le forze di sicurezza di Dacca, dal canto loro, sostengono di essere all’offensiva e di aver ucciso almeno 24 jihadisti in diversi raid dopo l’attacco al ristorante. Inoltre, da giugno, hanno avviato un giro di vite con almeno 11mila arresti, che però l’opposizione sostiene essere esclusivamente un tentativo di costringere al silenzio le voci di opposizione. La neutralizzazione di Chowdhury rappresenta un colpo importante per le autorità, se ovviamente si rivelerà esatta. E il ministro dell’Interno Asaduzzaman Khan, che s’è recato immediatamente sul luogo dello scontro, si è detto convinto che sia così: «Il capitolo Tamim Chowdhury è chiuso». Non ancora però quello del terrorismo jihadista in Bangladesh, l’antico Bengala, diventato successivamente indipendente da Islamabad, cioè dal Pakistan nel ’71, grazie anche al sostegno interessato del potente vicino indiano che voleva indebolire il pericoloso vicino occidentale. Oggi il Bangladesh pullula di jihadisti spesso in competizione tra loro. 
Negli ultimi tempi in Bangladesh – un Paese di oltre 160 milioni di abitanti dove dal 1988 l’Islam è diventato religione di Stato e l’apparato industriale si è trasformato in una sorta di fabbrica tessile del mondo – ha visto l’uccisione di decine di persone tra coloro che si oppongono a vario titolo a questa deriva fondamentalista. Ora però il governo di Dacca pare seriamente intenzionato ad difendere la laicità dello stato ed ad usare le maniere forti per debellare il pericoloso influsso dell’ideologia degli islamisti e spezzare nel contempo i tentativi da parte di alcune minoranze estremiste di fare proselitismo soprattutto nelle scuole coraniche e tra i giovani.