Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 24 Mercoledì calendario

L’imbroglio dei redditi di cittadinanza

Sono ormai numerose le regioni italiane che hanno approvato o stanno per approvare un reddito di cittadinanza, chiamato anche reddito di garanzia, di inserimento, di dignità e così via, giusto per imprimere un marchio di fabbrica diverso da quello di Beppe Grillo che ha fatto tornare di moda questa vecchia, bislacca idea: Puglia, Basilicata, Sardegna, Lombardia, Sicilia. Ma anche i comuni di Napoli, Trento e Livorno si sono cimentati nell’imitazione dei M5S.
Ovviamente si tratta di bluff. Il reddito di cittadinanza è un’idea discussa da oltre un secolo tra economisti di varia tendenza, e consiste in un reddito garantito a tutti i cittadini di un certo paese, ricchi e poveri, belli e brutti, senza limiti né condizioni (da qui il nome). Quello che i nostri politici spacciano è invece un sostegno economico per le fasce più povere della popolazione (in realtà poche decine di migliaia di persone per regione).
Spesso, inoltre, viene richiesta una disponibilità di chi ne beneficia a prestarsi a servizi di utilità sociale (corvèe) oppure a rendersi disponibile per eventuali offerte di lavoro o corsi di formazione professionale. Anche la proposta del M5S, attualmente in discussione alla camera dei deputati, di fatto finisce per ripiegare su un assegno di disoccupazione per un numero molto limitato di cittadini, in cambio della disponibilità degli stessi a lavorare presso i centri per l’impiego, a frequentare corsi di formazione e colloqui psico-attitudinali, a impegnarsi in corvèe di almeno otto ore settimanali organizzate dal comune, addirittura a progetti di «reinsediamento agricolo di aree remote».
Chi non fa il suo dovere o non accetta tre proposte di impiego decade dal diritto. Nonostante ciò, la versione depotenziata del reddito di cittadinanza proposta dai grillini ha un costo stimato di 15-20 miliardi (la versione autentica costerebbe qualcosa come 500 miliardi).
In Svizzera, un paese piccolo e ricco, nel giugno scorso il 78% dei votanti ha bocciato l’idea. Si potrebbe provare a proporlo in Eritrea o in Siria, per risolvere il problema dell’emigrazione! In realtà, se si fa eccezione per un paio di progetti pilota sperimentati in alcune zone del Brasile, il reddito di cittadinanza non esiste da nessuna parte. Come il Paese dei balocchi.