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 2016  agosto 24 Mercoledì calendario

Fininvest chiede a Vivendi 570 milioni di euro di danni

Fininvest chiede al gruppo francese Vivendi il rispetto degli accordi legati al contratto siglato con Mediaset ad aprile e, in aggiunta, un risarcimento per «gravi danni già subiti» quantificati in non meno di 570 milioni. Ieri la holding che fa capo alla famiglia Berlusconi ha fatto sapere di aver citato in giudizio il gruppo presieduto da Vincent Bolloré chiedendo che «venga ordinato di dare pieno adempimento al patto parasociale allegato al contratto firmato con Mediaset S.p.A. in data 8/4/2016». Il riferimento è all’accordo allegato all’acquisto di Premium che, nello specifico, prevedeva l’impossibilità dei francesi per tre anni di salire oltre il 5% di Mediaset.
Non solo: la società di via Paleocapa ha avviato formalmente anche la causa per risarcimento danni: «Nell’atto – prosegue la nota – Fininvest chiede in ogni caso il risarcimento dei gravi danni già subiti. Tali danni ammontano ad una cifra non inferiore a 570 milioni di euro, correlati fra l’altro alla diminuzione di valore delle azioni Mediaset in conseguenza dell’accaduto, al mancato apprezzamento delle stesse ove si fosse dato corso all’esecuzione del contratto, nonché all’evidentissimo danno di immagine».
Fininvest, dunque, non solo segue le orme della controllata di Cologno Monzese, ma si spinge oltre. Mediaset, infatti, nell’atto di citazione depositato venerdì scorso si è limitata a chiedere a Vivendi il rispetto dell’intesa (pena 50 milioni al mese dalla rottura certificata di fine luglio) e ha scelto di non procedere con la più impegnativa causa per danni, che la società quantifica in un valore non inferiore al miliardo e mezzo. Ciò non vuol dire che la stessa non possa essere avviata in qualsiasi momento se il contratto con i francesi non dovesse essere onorato. Una eventualità che porterebbe la richiesta complessiva delle società di Berlusconi in prossimità di due miliardi di euro.
L’offensiva legale, ad ogni modo, non esclude che venga trovata una mediazione. Anzi. L’impressione, secondo gli addetti ai lavori, è che l’avvio della procedura di carte bollate abbia tra gli obiettivi quello di accelerare le trattative con Vivendi e chiudere così in tempi stretti un nuovo accordo. Gli operatori iniziano infatti a considerare l’opzione di una soluzione imminente allo scontro Mediaset-Vivendi. Tant’è che in Borsa il titolo Mediaset è riuscito a recuperare terreno: le azioni sono salite del 4,35% chiudendo a un prezzo di riferimento di 2,87 euro. Del resto il gruppo italiano ha aperto a un riassetto concordato per Premium, ma solo dopo l’esecuzione del contratto vincolante siglato in primavera. Come dire, una nuova formula può essere trovata. Decisiva, in proposito, sarà la posizione dei francesi che finora non si sono espressi sull’azione legale promossa dalle due società italiane. Domani è infatti in agenda il board di Vivendi ed è evidente che una informativa sugli ultimi sviluppi della vicenda Premium sarà affrontata.
In linea del tutto teorica, non è chiaro ancora quale forma possa assumere il riassetto di Premium anche presupponendo che in una prima fase, per rispettare il contratto, il 100% del capitale passi interamente a Vivendi. Le ipotesi fanno tutte riferimento alla volontà sia di Mediaset sia di Vivendi di non consolidare l’asset e allo stesso tempo di definire un equilibrio credibile entro fine anno visti gli appuntamenti decisivi, in primis l’asta per i nuovi diritti della Champions League di calcio, che attendono Premium e che potrebbero penalizzarne o valorizzarne il business e le prospettive. Una strada, in questo senso, conduce al coinvolgimento di altri soggetti interessati ad affiancare Mediaset e Vivendi nel capitale della pay-tv: alcune ricostruzioni chiamano in causa Telefonica, già azionista di Premium con l’11%, anche se dal suo ingresso il gruppo spagnolo non ha mai mostrato particolare coinvolgimento e interesse per una presenza più forte nella tv a pagamento in Italia e la sua quota è più che altro conseguenza degli accordi del 2014 per ottenere la spagnola Digital+; altre ipotesi parlano dell’intervento di fondi di investimento nella riedizione di una cordata in stile Endemol che, a detta dello stesso Pier Silvio Berlusconi, è stata alla base del fallimento del progetto sul gruppo olandese di produzione televisiva.