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 2016  agosto 24 Mercoledì calendario

La crisi vergognosa della boxe olimpica

Di tutti i record che entrano nella storia di questa Olimpiade ce n’è uno che in pochi ricorderanno. Riguarda il pugile russo Evgeny Tishenko, categoria 91 chili, l’unico nella storia capace di conquistare un oro senza vincere neppure un match. Ne sa qualcosa Clemente Russo che l’ha affrontato nei quarti. Ma questa non è una questione di campanile, è un problema vero, il sintomo che consegna la boxe dilettantistica all’anno zero della sua esistenza. Quando poi in finale Tishenko ha affrontato il kazako Levit, che avesse perso lo hanno visto tutti. Invece è andata com’è andata.
Il numero di verdetti contestati a Rio ha superato i livelli di guardia. Ha fatto rumore quello a danno del peso gallo nordirlandese Michael Conlan battuto da Vladimir Nikitin (russo pure lui) a causa della reazione poco olimpica: «Sono una manica di venduti di m…, non combatterò mai più in vita mia per l’Aiba (l’ente mondiale che regola la boxe dilettantistica ndr )».
Con gesto dovuto e riparatore, l’Aiba ha avviato un rapido processo di epurazione sul posto: sei giudici rispediti a casa (tra cui l’algerino Yakoub, che avrebbe favorito Tishenko), altri 4 «congelati», tra questi il nordirlandese Gallagher (pure lui del match Tishenko-Levit). Con un comunicato imbarazzato l’associazione ha annunciato di aver destinato a nuovo incarico il designatore Karim Bouzidi e di averlo sostituito con Franco Falcinelli, presidente della Federazione Europea che, per esperienza (e anche per l’assenza di italiani in corsa), garantiva equità.
Comunicato concluso col proposito di applicare «tolleranza zero», lodevole ma forse un po’ tardivo.
Francesco Damiani, tecnico azzurro a Rio e all’angolo di Russo contro Tishenko, sbollita la rabbia, prova a spiegare: «Purtroppo si ha la sensazione che molti verdetti siano scritti e che alle federazioni più potenti come Russia, Kazakistan o anche l’Azerbaigian vengano garantite alcune quote medaglie. L’unico modo per opporsi è portare in gara dei fenomeni come fanno i cubani. Quelli non li fermi. Ma gli altri, quando i livelli si equivalgono, sono esposti a tutto. E non è giusto se hai sputato sangue in palestra quattro anni. Mi spiace dirlo, a Rio si sono viste parecchie cose strane».
La boxe comunque non è nuova alle «stranezze». Il punto più basso fu toccato forse a Seul nel 1988 con la «rapina» ai danni di Roy Jones, consacrata dalla faccia interdetta del coreano Si Hun Park alla lettura del verdetto. Poi sono arrivate le macchinette conta-punti (ora abbandonate) e le cose sono migliorate solo un po’. Di Londra 2012 si ricorda ancora la sfida fra l’azero Abdulhamidov e il giapponese Shimizu con Abdulhamidov atterrato sei volte in un round e premiato con la vittoria. La decisione è stata poi revocata con allontanamento dell’arbitro di quel match, il turkmeno Meretnyyazo.
Prima dei Giochi un’inchiesta feroce del quotidiano inglese The Guardian ha sollevato la questione, indicando nell’incompetenza ma anche nella possibile corruzione, le cause di questa situazione. Per la Bbc vi fu un versamento di 9 milioni di dollari nelle casse di un’azienda affiliata all’Aiba da parte della Federazione azera nel 2011, ma l’organizzazione ha sempre respinto con sdegno le accuse, spiegando che si era trattato di un legittimo investimento.
In presenza di sospetti e di gesti di buona volontà da una parte dell’Aiba, il problema resta. Tom Virget, del direttivo, non si nasconde: «Ho visto il match di Tishenko con Levit e non c’è dubbio che il kazako abbia mostrato più energia e desiderio di vittoria. Dobbiamo uniformare meglio i criteri di giudizio. Rifiuto con forza l’ipotesi della corruzione, siamo piuttosto di fronte a casi di incompetenza. Dobbiamo analizzare e migliorare».
Secondo Damiani, che finché non vedrà un cambio serio sostiene non si occuperà più di pugili dilettanti, qualcosa si può fare: «Applicare la prova televisiva come fanno già altri sport. E magari scegliere un panel di giudici esterni fuori dall’arena, per esempio ex campioni olimpici, che intervengano in modo inappellabile quando esiste una controversia».
Giudici indipendenti e disinteressati. Non dovrebbe esserci bisogno di ricordarlo.