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 2016  agosto 24 Mercoledì calendario

Il caso del Donnarumma nero

È più vecchio di un mese. E ha esordito tra i grandi 33 giorni dopo. Praticamente, in confronto a Gigio Donnarumma, è un tardone. Ma come il suo giovane collega, anche il francese Alban Lafont non molla un centimetro: è diventato portiere titolare del Tolosa il 28 novembre 2015 e da lì non si è più mosso. Ventiquattro partite in Ligue 1 lo scorso anno, con la rimonta salvezza completata all’ultima giornata. Il diploma preso a giugno. Le voci di mercato che coinvolgono i club di mezza Europa e poi il ritorno al proprio posto: già decisivo alla prima giornata, proprio come il portiere milanista di cui Lafont è l’alter ego francese a tinte black, visto che è nato in Burkina Faso e lilla, come i colori sociali del suo club.
Il fenomeno italiano domenica ha centrato il record di portiere più giovane a parare un rigore in serie A. E che rigore, visto che ha salvato i 3 punti contro il Torino al 96’. Il portierino del Midi invece ha il primato di più giovane esordiente francese, a 16 anni 10 mesi. Donnarumma in Italia è preceduto da Gianluca Pacchiarotti, comparsa del Pescara nel 1980 a 16 anni e 192 giorni. Ma le statistiche che contano sono altre: perché da una parte ci sono i predestinati, che a 17 anni giocano come se fossero sempre stati tra quei pali, a dirigere con la bacchetta difensori che in qualche caso hanno il doppio della loro età. E dall’altra ci sono le meteore. «Non ho pressioni, non sento la tensione, non mi interessa più di tanto il record di precocità – ha spiegato Lafont —. Quello che voglio davvero è confermarmi: fare una stagione e poi essere ricordato come un giovane giocatore che non è durato non mi va: non ho voglia di essere considerato uno di passaggio».
I fratellini di Gigio e Alban non sono una famiglia numerosa: la vita sul campo per i diciottenni è dura – se n’è accorto anche Chiesa jr, attaccante della Fiorentina, sabato sera al debutto contro la Juventus – figuriamoci in porta.
I due predestinati di Italia e Francia magari si sfideranno nella finale dell’Europeo 2020 a Wembley. Magari no. Ma se in Italia in questo momento c’è qualcosa di simile a loro sicuramente ha l’accento friulano. Perché questa stagione dirà qualcosa in più sui due baby portieri dell’Udinese, Simone Scuffet e Alex Meret. Il più celebre dei due ha 20 anni e due anni fa con Guidolin in panchina ha giocato 18 partite in serie A. Però da allora viene ricordato soprattutto per aver rifiutato il trasferimento all’Atletico Madrid, per rimanere in provincia e anche per finire la scuola. L’Udinese, per ripicca o per scelta tecnica non lo sapremo mai fino in fondo, poi gli ha preferito Karnezis e ha mandato Simone a giocare a Como, ultimo in serie B la scorsa stagione. Quest’anno Scuffet è tornato alla base, per fare il dodicesimo al greco.
Perché secondo gli esperti il vero fenomeno è un altro e ha un anno in meno (19). Alex Meret non per nulla è stato chiamato da Conte come quarto portiere per lo stage pre Europeo di Coverciano: vederlo volare da un palo all’altro nelle esercitazioni degli azzurri è uno spettacolo, di tecnica e di esplosività. Ma gli allenamenti, se pur di alto livello, sono una cosa. Le partite un’altra. E Meret debutta con la Spal, neopromossa in B. In Coppa Italia si è già tolto il pensiero, prendendo 5 gol dal Cagliari: i diciassettenni che non sbagliano (quasi) mai come Donnarumma e Lafont forse sono un’altra cosa: ma è meglio non prenderli come modello.