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 2016  agosto 24 Mercoledì calendario

Se lo psichiatra non basta, allora c’è l’esorcista. Lo racconta bene un documentario che sarà a Venezia

C’è chi sostiene di avvertire strane presenze, chi lamenta stati d’angoscia persistenti, chi si ritrova a parlare in una lingua sconosciuta… Sintomi allarmanti, insidiosi nella loro ambiguità. Andare da uno psichiatra non sempre basta. Perché se sul lettino parli con una voce che non è la tua, inizi a scalciare e vomitare, meglio sarebbe lasciar perdere Freud e ricorrere alle arti di un esorcista. Mestiere in grande rimonta in questi tempi oscuri, dominati da un Male sempre più impenetrabile.
«Il problema è trovarne uno libero, visto che la domanda supera l’offerta» spiega Federica Di Giacomo, antropologa e documentarista, che al tema ha dedicato tre anni di ricerca. Il risultato è un film, Liberami, prodotto da Mir Cinematografica con Rai Cinema, in concorso a Orizzonti a Venezia. Dove la regista indaga con sguardo laico ma rispettoso su una pratica antica che pareva relegata nell’horror e invece riemerge inattesa. «Sempre più persone affermano di essere possedute dal demonio. Un malessere sommerso, trasversale a bambini e vecchi, donne e uomini, semplici e colti. Il Diavolo non guarda in faccia nessuno. Una volta che ti ha preso, difficile liberarsene».
Da qui il titolo, invocazione di soccorso di chi si sente preso al laccio da tenebrose potenze, a cui la Chiesa risponde organizzando corsi di formazione per preti esperti in materia. «Oltre a quelli regionali, l’Ateneo pontificio di Roma ne tiene uno internazionale per 200 iscritti dal mondo, aperto anche a psichiatri, avvocati, poliziotti. Spesso coinvolti nei grovigli delle nevrosi. Diaboliche e non».
All’abilità dell’esorcista individuarne l’origine. Nel film tocca a padre Cataldo, che opera a Palermo. «Un frate di grande umanità e ironia. Capace di intuire chi ha bisogno davvero del suo intervento e chi dirottare altrove». Un mestiere duro, a tempo pieno. «A 77 anni è assediato notte e giorno dai suoi “pazienti”. Una vita d’inferno. Un sacerdote ha mollato dopo che un’invasata gli aveva sfondato la porta a colpi di tacco».
A scatenare le furie, l’avversione al sacro. «A volte basta entrare in chiesa per sentirsi male. E quando il prete ordina: “Satana vattene!” l’infestato inizia a emettere strani suoni, a rotolarsi per terra». Scene che sembrano uscite dritte da L’esorcista. Ma perché questi fenomeni sono così diffusi? «Tante le ragioni: le infinite sette nel web, il ricorso ossessivo a maghi e veggenti. E soprattutto la disgregazione della famiglia».
Da qui l’invito di Benedetto XVI: un esorcista per ogni diocesi. «Circa 300 i “laureati” ufficiali. Ma non bastano più. Solo in Sicilia sono una ventina, a Milano il cardinale Scola ha dovuto raddoppiarli, da sei a dodici, raggiungibili tramite call center». In emergenza chiamare lo 028556457. Che però in agosto non funziona. «Segreteria diocesana degli esorcisti», risponde, «i nostri uffici sono chiusi, riapriranno il 1° settembre». E nel frattempo? Belzebù mica va in ferie.