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 2016  agosto 24 Mercoledì calendario

Un 19enne salverà Facebook?

Michael Sayman sembra un 19enne come tanti. Pizzetto e un accenno di baffi, la passione per l’informatica e la musica pop e un energico sorriso solo recentemente liberato dall’apparecchio per i denti. Sembra. In realtà Michael, nato e cresciuto a Miami da madre peruviana e padre boliviano, è (anche) l’arma segreta di Mark Zuckerberg per recuperare l’attenzione e l’affezione degli adolescenti.
Su Facebook i 13-19enni rappresentano solo l’8% dell’utenza (dato relativo agli Usa). Ad andare per la maggiore nella fascia d’età prioritaria per chi vuole assicurarsi un roseo futuro digitale è Snapchat con il suo linguaggio di condivisione fatto di video e foto ritoccati e pubblicati in tempo reale, senza troppi fronzoli e senza il timore di lasciare tracce indelebili in Rete. Un «Davide» – l’app gialla di Evan Spiegel – da 150 milioni di iscritti attivi al giorno che inizia a fare paura al «Golia» da 1 miliardo di persone attive con lo smartphone.
Ecco perché, dopo aver emulato Snapchat con «Instagram Stories», Zuckerberg ha scelto un adolescente per riavvolgere il nastro al 2005, anno in cui con una birra in mano e a piedi scalzi descriveva la sua creatura come «qualcosa che non so se durerà».
Undici anni dopo Michael introduce Lifestage, app per iOs che ha creato e lanciato sabato scorso sotto il cappello di Facebook, come una possibilità per «la Generazione Z di dire “chi sono”» attraverso un (auto)racconto fatto solo di video. Destinata per ora solo agli studenti dei licei americani, ricalca i primi passi del social network di Menlo Park nei college: per (tornare a) interpretare i bisogni dei ragazzini serviva un ragazzino; per (ri)diventare il punto di riferimento nelle scuole serviva qualcuno che i banchi di scuola li ha lasciati da poco.
Sarà il prossimo colosso da miliardi di interazioni? Difficile. Impossibile, comunque, prevederlo. La firma di Michael Sayman è una variabile positiva. A 16 anni ha portato 4Snaps, app con cui indovinare una parola con l’aiuto di quattro foto, in cima alla classifica dei giochi più scaricati. È autodidatta: ha imparato a sviluppare iconcine cercando strumenti gratuiti su Google. Quando ha chiesto a sua mamma 100 dollari per pagare la quota di iscrizione annuale all’App Store ha dovuto promettere che avrebbe guadagnato la stessa cifra in tempi brevi. O, in alternativa, di essere disposto a lavorare nel ristorante di famiglia per raggranellare l’equivalente. Non ce n’è stato bisogno: è bastata un’app con una raccolta di consigli per il gioco Club Penguin della Disney per portare nelle casse della sgomenta famiglia Sayman decine di migliaia di dollari. Aveva 13 anni.
Nel 2012 il padre ha perso il lavoro e lui ha dovuto contribuire a pagare il mutuo per scongiurare il trasferimento in Perù. La svolta si deve a Parse, piattaforma di proprietà di Facebook su cui risiede 4Snaps. Michael ha chiesto uno sconto ed è stato contattato da Menlo Park. Poi, la partecipazione alla conferenza degli sviluppatori F8, il colloquio con Mark Zuckerberg, lo stage estivo. E l’assunzione.
Una storia molto diversa da quella di Spiegel, rampollo di una famiglia di avvocati (divorziati) che si trasferì per protesta dalla madre quando il padre gli nego una Bmw fiammante. Eppure, i due sono oggi accomunati dalla stessa missione: traghettare le nuove generazioni nell’era post-Facebook.
Era in cui Zuck vuole continuare a essere protagonista, con l’aiuto di un ragazzino.