Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 24 Mercoledì calendario

Gli allenamenti in solitudine di Antonio Cassano

BOGLIASCO (GENOVA) Lo scambio di battute è collaudato. Il piazzale del centro tecnico Mugnaini di Bogliasco è il palcoscenico di Antonio Cassano che chiede a un signore con la tenuta della Sampdoria: «Con chi è che mi cambiavo io nello spogliatoio una volta?». E il signore attacca a filastrocca: «Raul, Zidane, Roberto Carlos...». «E mo’, con chi mi spoglio? Con quale Roberto?». «Con Roberto Rossi». Cassano ride e pure Roberto Rossi, magazziniere della Samp.
Ma non è solo una battuta, come ricorda la moglie Carolina Marcialis su Twitter che cita lo scrittore francese Louis-Ferdinand Céline. «Antonio è contento di cambiarsi con i magazzinieri e lo farà tutto l’anno... Tanto più grande è un uomo, tanto più si espone a essere ferito da tutti: la tranquillità è solo dei mediocri, la cui testa sparisce nella folla».
Cassano non è contento per niente di cambiarsi nel secondo spogliatoio, riservato al magazziniere e ai giocatori in esubero. Lo tollera, ma non è felice di essere fuori squadra. «Non fa più parte del progetto», va ripetendo il presidente Massimo Ferrero. L’ha spiegato al giocatore, l’ha ribadito ancora: «Cassano? Ci dia una mano». Si trovi una sistemazione, al più presto.
A 34 anni l’ex fantasista della Nazionale, ex di Roma, Real Madrid, Inter, Milan, ha scelto di vivere da divorziato in casa, non di prendere la porta e ricominciare altrove. Si allena solo, anzi sono lui e il compagno algerino Djamel Mesbah, un altro senza più posto in prima squadra e senza neppure la patente, ritirata a febbraio per guida in stato d’ebbrezza. Cassano lo accompagna al campo in Mercedes. Arrivano la mattina, si cambiano e con l’allenatore della squadra Primavera, preparatore, fisioterapista e medico vanno al campo, su in alto. Non c’è nessuno. Loro e basta. Le solite cose: la corsa, i passaggi, i cross, i tiri. È un allenamento fantasma, tra silenzi, sole e una squadra invisibile. L’orario varia: ieri alle 11, oggi alle 13, domani si vedrà. Decide il club.
Cassano sgobba, svolge il programma con regolarità svizzera, ogni tanto gli scappa una battuta e la risata s’allarga nel vuoto. L’anno scorso arrivò in sovrappeso e i chili in più gli costarono l’esclusione per quasi un girone. Oggi la linea è giusta. Gli scatti sotto il sole non gli bruciano e il tocco è la solita carezza al pallone. Il preparatore crossa, lui infila gol in sequenza nella porta vuota. «Verrà il giorno in cui gli alberi capiranno che è sbagliato dare ossigeno proprio a tutti» c’è scritto sulla maglietta che indossa. È anche un po’ il suo stato d’animo.
Lo voleva il Bari, dove è nato e esploso calcisticamente, ma in Puglia non ha più nessuno. La mamma vive a Genova, non lontano da lui che sta in zona Quinto. Si allena e quando finisce fa il marito di Carolina, ex pallanotista, e il papà dei due figli Christofer e Lionel «che si chiama così in onore di Messi, perché lui è il più grande di tutti», spiega a un tifoso. Spesso se ne va al mare, a sprecare i pomeriggi come uno qualunque. Sembra un altro: ride, disponibile e non finto. Al campo il tempo passa in fretta: un’oretta e mezza, a volte due. Così, nella solitudine, è comunque tempo buttato.
Dopo l’addio al Parma, Cassano pensava solo a Genova e alla sua Samp. L’operazione rientro è riuscita un’estate fa. Il presidente Ferrero l’ha riaccolto come il figliol prodigo. Due anni di contratto a 700 mila euro a stagione fino al 30 giugno 2017. Poi a maggio il derby perso con il Genoa e la lite con l’avvocato Antonio Romei, braccio destro di Ferrero. Arriva una lettera di licenziamento, poi ritirata. La battaglia diventa di nervi: chi sbaglia rischia una causa. Mancano dieci giorni alla fine del calciomercato, lo corteggia l’Entella: è serie B. Cassano non molla e gioca nel giardino vuoto di Bogliasco, con compagni fantasma e lo spettro di un ritiro forzato.