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 2016  agosto 24 Mercoledì calendario

«Così Melania ha conquistato Trump»

Appena ci sediamo sui divani della sua bella casa a Manhattan, Paolo Zampolli rivela: «Ho parlato con Melania pochi minuti fa. Hanno deciso di fare causa ai giornali che l’hanno accusata di aver fatto l’escort, quando lavorava per la mia agenzia di modelle. Assurdo.
L’unica maniera giusta per rispondere sarebbero gli insulti». Lui però non è sorpreso da questi colpi bassi: «La vera campagna presidenziale non è ancora iniziata. Comincerà dopo il Labor Day, quando usciranno tutte le notizie negative che i due candidati hanno raccolto sugli avversari».
Zampolli, milanese che lavora nell’edilizia a New York e fa l’ambasciatore all’Onu per il «Commonwealth of Dominica», è stato una delle persone più importanti nella vita di Donald Trump, perché gli presentò la futura moglie Melania.
Ci racconta come è andata?
«Quando sono arrivato negli Stati Uniti lavoravo a Miami per i costruttori di barche. Poi mi sono spostato a New York, per gestire un’agenzia di modelle. Durante un viaggio di scouting a Milano ho conosciuto Melania. Mi è parsa una ragazza con la testa sulle spalle e le ho proposto di venire in America».
Quindi è lei che l’ha fatta entrare?
«Sì».
Alcuni dicono che non aveva il visto.
«Ho parlato col mio avvocato di allora per ricostruire. Le modelle a volte venivano senza visto per conoscere le agenzie, ma se restavano a lavorare era obbligatorio regolarizzarle. In totale ho rappresentato circa mille modelle, e avremo fatto centinaia di visti. Era facile: bastava dimostrare che la ragazza aveva già lavorato, presentando i ritagli dei giornali, e scrivere una lettera col contratto. Così si otteneva il visto H1B. Nel caso di Melania, che venne nel 1996, non ci furono problemi, perché già lavorava da tempo in Europa».
Come aveva conosciuto Trump?
«Prima di Melania. Ci vedevamo in situazioni sociali».
Ha lavorato per lui?
«Un sera eravamo da Cipriani, dopo la sfilata di Victoria’s Secret. Donald mi disse: “Paolo, sei troppo bravo per il mondo della moda, vieni con me”. Il giorno dopo ero il direttore delle sue operazioni internazionali».
E come gli ha presentato Melania?
«Durante la fashion week le agenzie organizzano feste, e nel 1998 noi la tenemmo al club Kit Kat. Melania era una ragazza riservata, non usciva spesso. Però era diventata molto amica della mia fidanzata di allora, vivevamo nello stesso palazzo vicino a Union Square, e lavorava per noi. Quindi decise di venire. Donald arrivò accompagnato da un’altra ragazza, l’ereditiera norvegese Celina Midelfart, ma appena vide Melania rimase colpito».Raccontano che mandò Celina al bagno, e intanto si fece dare il numero da Melania.«Non andò proprio così. Melania gli rispose che non dava il proprio numero, e per vedere quanto fosse serio Donald gli chiese il suo. Qualche settimana dopo invitai Trump a cena a casa mia, e con una certa sorpresa lo vidi arrivare accompagnato da Melania».
Cosa era successo?
«Melania era andata in Europa per un lavoro, al ritorno aveva chiamato Donald. Così era cominciata la loro storia».
Alcuni lo hanno accusato di essere rude con le donne.
«Questo rapporto è stato serio fin dall’inizio. Lui non era più un ragazzino, lei era una donna di 28 anni molto elegante, educata, istruita. Lo ha affascinato nel suo complesso».
Lei andò al loro matrimonio in Florida, a Mar a Lago?
«Certo».
Ma non c’erano anche i Clinton?
«Sì, allora avevano un rapporto molto amichevole. Per me Bill è stato un presidente fantastico. Adesso però c’è una campagna in corso, è ovvio che le cose siano cambiate».
Perché dice che le elezioni si decideranno a colpi di dossier?
«È sempre così. Tutti cercano gli scheletri nell’armadio degli avversari, e li pubblicano vicino al voto».
Chi rischia di più?
«Credo Hillary. La vita di Trump è un libro aperto».
Perché non ha pubblicato la dichiarazione dei redditi?
«Non lo so, ma il fisco americano la conosce bene. Se c’erano problemi lo sapremmo».
Quali sono invece i problemi di Hillary?
«Sul piano politico, rappresenta la continuazione degli otto anni di Obama. Su quello personale ci sono le nuove 15.000 mail da pubblicare, e Wikileaks dice di avere altri documenti. Penso che lei rischi di più».