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 2016  agosto 24 Mercoledì calendario

A un tratto ci rendiamo conto di qualcosa che sapevamo da un pezzo e che avevamo rimosso: troppi studenti italiani sono somari (somarissimi), ma anche troppi professori italiani sono somari (somarissimi)

A un tratto ci rendiamo conto di qualcosa che sapevamo da un pezzo e che avevamo rimosso: troppi studenti italiani sono somari (somarissimi), ma anche troppi professori italiani sono somari (somarissimi).

Questa non-notizia da dove salta fuori?
È una non-notizia per modo di dire, intanto, perché di solito la denuncia viene da qualche docente illuminato, o da qualche editorialista consapevole e nostalgico dei bei tempi in cui si studiava sul serio. Stavolta invece saremmo in presenza di qualcosa di inconfutabile, di indiscutibile su cui i vari soggetti in teoria interessati alla questione dovrebbero dirci qualcosa e farci sapere che cosa intendono fare.  

Quale sarebbe questa prova inconfutabile della somaraggine di troppi professori?
La rivista Tuttoscuola - diretta da Giovanni Vinciguerra - il figlio del fondatore, il compianto Alfredo Vinciguerra - ha studiato i risultati del famoso concorsone che deve mettere a posto, assegnando una cattedra e facendoli entrare in ruolo, 63.712 insegnanti, spalmati su tutto il corso di studi, dalle scuole materne alle scuole superiori. Sono al lavoro 825 commissioni e 202 sottocommissioni, in ritardo notevole dato che solo nel 62% dei casi l’esame delle prove si concluderà in tempo per l’inizio dell’anno scolastico. È un ritardo grave, ma occupiamoci adesso dell’altro aspetto della faccenda: l’alto numero di bocciati, più del 40%. Allo momento, sono stati esaminati gli scritti di 71.448 aspiranti a una cattedra, e di questi 32.036 non sono stati ammessi agli orali. Proiettando questi risultati sui test ancora da esaminare (riguardano altri 93.082 candidati) si ipotizza un numero di 23 mila cattedre impossibili da assegnare perché nessuno risulta all’altezza. È grave sul piano dell’organizzazione generale, ma ancora più grave sul piano della cultura e della preparazione professionale di quelli che dovrebbero tirar su i nostri figli o nipoti.  

Non sarà che i quiz erano troppo difficili o mal scritti?
C’è sicuramente anche questo, perché se il numero di impreparati è così alto ce ne saranno pure tra quelli che hanno preparato i test (e ce ne saranno pure negli ospedali, tra gli avvocati, tra i magistrati e fra la tante bella gente che appende al muro lauree che ormai garantiscono molto poco). Ma Vinciguerra scrive che, in ogni caso, gli esaminati, cioè gli aspiranti alla cattedra, mostrano «una scarsa capacità di comunicazione scritta, in termini di pertinenza, chiarezza e sequenza logica e una carenza nell’elaborare un testo in modo organico e compiuto. Si ricava anche un campionario di risposte incomplete, errori e veri e propri strafalcioni, che sorprendono in maniera più acuta per il tipo di concorso in questione, ovvero una selezione tra chi si candida a insegnare alle nuove generazioni».  

Non ho capito se questi qui insegnano già o sono solo desiderosi di entrare in una classe.
Insegnano già, e sono stati abilitati all’insegnamento attraverso certi speciali corsi post-lauream, su cui forse bisognerebbe indagare. Vinciguerra: «In alcuni compiti è emersa anche una scarsissima conoscenza dell’italiano, tanto da indurre alcuni commissari a chiedersi se si trattasse di candidati stranieri che non padroneggiavano bene la nostra lingua, salvo poi verificare che erano italianissimi». Tuttoscuola ricorda che «la letteratura internazionale in materia di valutazione di sistema considera la qualità professionale degli insegnanti come la variabile più influente sui risultati degli studenti». Cioè: a professori scarsi, scuola scarsa.

• Come si è arrivati a questo punto?
Costruendo un sistema scolastico indifferente alla formazione degli studenti, e molto sensibile alle richieste delle famiglie (troppe vogliono una scuola divertificio, una scuola facile, che garantisce il prestigioso diploma, e non importa se il diplomato poi è analfabeta) e ai sindacati degli insegnanti, uomini e donne peraltro in prima linea e che sono tra l’altro sempre sull’orlo di una crisi di nervi. Gli insegnanti, di cui nessuno conosce il numero esatto, dovrebbero essere più di un milione. Un serbatoio di voti fondamentale da sempre. Scrive Tuttoscuola: «In cima alle preoccupazioni dei decisori politici e sindacali non c’è stata la qualità degli insegnanti, ma il loro consenso politico, guadagnato attraverso la sostanziale conservazione dello status quo dal punto di vista giuridico ed economico: carriera solo per anzianità e uguale per tutti». Come meravigliarsi se poi il 70% degli adulti italiani è, per esempio, incapace di analizzare informazioni matematiche contro il 52 per cento degli altri paesi europei?