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 2016  agosto 22 Lunedì calendario

C’è troppo rumore per nulla. Nei prossimi dieci anni anche il silenzio rischia di sparire

«Se non faremo nulla, il silenzio rischia di sparire nei prossimi dieci anni». A lanciare l’allarme è l’ecologo americano Gordon Hempton, che da 35 anni percorre il mondo – microfono alla mano – militando silenziosamente per la protezione degli spazi sonori sempre più infestati dall’antropofonìa, i suoni di origine umana, arricchendo il suo archivio con migliaia di ore di «suoni dell’esistenza». Non è alla ricerca del silenzio perfetto, interstellare – che come il vuoto assoluto significa soltanto assenza di vita – ma di qualcosa che non contenga il rumore costante degli umani, latrati di motore o musichette da supermercato, banca, ascensore.
Hempton è un cercatore di suoni «naturali» e di silenzi: dice di aver trovato, ormai, solo una cinquantina di ambienti non infestati da rumori umani. Una dozzina nell’America del Nord, qualcuno in Europa, nessuno in Francia. Anche se il progetto è poetico, il metodo per determinare una zona di silenzio è assolutamente scientifico. Il nostro orecchio percepisce rumori distanti anche venti chilometri, e secondo le sue rigorose misurazioni, «silenzio» significa assenza di suoni umani all’alba, per almeno 15 minuti consecutivi, e in spazi grandi almeno 3mila chilometri quadrati. Abbastanza per creare un «effetto buffer» che attutisca il suono attorno a un punto centrale di assoluta tranquillità.
Nella sua ricerca pre-seleziona zone lontano da strade, corridoi aerei, impianti industriali e le testa con i microfoni. Ma la lista di Hempton si fa più corta ogni anno. Per ora resistono ancora, tra gli altri, la Hoh Rainforest di Washington, il Grasslands National Park in Canada, il Haleakala National Park alle Hawaii. Dalla sua indagine sono state escluse l’Europa e l’Asia – troppo caotiche – anche se potrebbero esistere luoghi tranquilli in Svezia, Norvegia e Finlandia e in alcune parti della Polonia. Ci sarebbe anche il Northumberland, in Inghilterra, peccato sia vicino a un campo di addestramento militare. Anche perché per eliminare la zona da quelle considerate «silenziose» basta un passaggio d’aereo, un rumore di Apecar o un colpo di tosse.
Il candidato migliore sembrava essere l’Antartide, ma neanche laggiù gli aeroplani, le barche, i generatori diesel delle basi scientifiche – il cui rombo si sente fino a 30 chilometri – non sono abbastanza lontani. Gli aerei sono i principali colpevoli: il rumore dei motori viaggia fino a 150 chilometri e non c’è altitudine che li tenga distanti. Basta guardare una qualsiasi mappa delle rotte mondiali per capire che non c’è scampo: perfino nel cuore della foresta Amazzonica, a duemila chilometri dalla città più vicina, il rombo di un reattore vi raggiungerà. «Anche se siete lontani da una strada, non siete mai lontani dalle strade del cielo», dice l’ecologo, che descrive alla «Bbc» la mappa delle rotte sopra gli Stati Uniti come un «enorme piatto di spaghetti».
Ecco perché ha creato negli Stati Uniti un santuario del silenzio, l’Olympic National Park nello Stato di Washington: uno degli ultimi luoghi silenziosi della terra segnalato da una pietra rossa, dal 2005 su un tronco di muschio, che simboleggia i pochi centimetri quadrati di silenzio che lui lavora per proteggere. Alcuni aerei continuano a volare sopra il parco, ma sono rari: Hempton ha inviato alle compagnie aeree le registrazioni del rumore prodotto dagli aerei, e alcuni hanno già accettato di spostare le traiettorie di volo. Rubando l’assenza di suoni umani nei suoi viaggi in giro per il mondo, ha realizzato una sessantina di album di «suoni naturali»: richiami di animali e rumori di vento e di acqua, che non a caso in cinese si chiamano Feng Shui. Hempton racconta quanto siano importanti il silenzio interiore, la capacità di ascoltare, e anche nelle conversazioni consiglia di non riempire con parole qualsiasi i silenzi. Per lui, ascoltare la natura è un’esperienza spirituale. «Quello che rischiamo di perdere nel mondo di oggi è la capacità di ascoltare veramente – conclude -, Vorrei permettere a tutti di meditare cullati dal fruscio del vento tra le foglie, il cinguettio degli uccelli e il rombo della tempesta».