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 2016  agosto 22 Lunedì calendario

Erdogan dice che lo shahid che s’è fatto esplodere ieri a una festa di nozze aveva 12-14 anni. Sul posto, nella città di Gaziantep, un milione e mezzo di abitanti, non lontana dal confine con la Siria, è stato trovato il gilet esplosivo

Erdogan dice che lo shahid che s’è fatto esplodere ieri a una festa di nozze aveva 12-14 anni. Sul posto, nella città di Gaziantep, un milione e mezzo di abitanti, non lontana dal confine con la Siria, è stato trovato il gilet esplosivo. I morti sono più di cinquanta, i feriti una novantina e di questi almeno 17 sono gravi. La sposa è uscita indenne dall’attentato, lo sposo è rimasto ferito ma non è in pericolo di vita. Erano arrivati a Gazantiep dal villaggio curdo di Siirt, più a est, per sfuggire agli scontri armati tra ribelli e militari. Gli invitati stavano ballando per le strade, come da tradizione per la festa serale dell’henné, una celebrazione che la famiglia della sposa tiene prima del matrimonio vero e proprio, quando gli ospiti si fanno tingere con l’henné. Le immagini diffuse sui social network mostrano donne e bambini con il volto coperto di sangue, la sala completamente distrutta con sedie e tavoli finiti in strada, decine di ambulanze e tanti corpi a terra. L’esplosione, molto forte, s’è sentita in tutta la città. Il governo ha rapidamente bloccato i social network e impedito la diffusione delle immagini. Lo sposo era un membro del partito Hdp, filocurdo. Nonostante questo, le dichiarazioni rese da Erdogan subito dopo la strage mettono nella stessa lista di nemici della patria i curdi, quelli dell’Isis e gli adepti del movimento Hizmet, quello del gran nemico Fethullah Gülen, che vive in America e di cui Erdogan ha chiesto l’estradizione.

Che cosa ha detto Erdogan?
«I terroristi che non possono sopraffare la Turchia e cercare di provocare il popolo puntando sulla sensibilità etnica e settaria, non prevarranno. Non c’è differenza tra il Pkk, l’organizzazione terroristica di Gulen e l’attacco terroristico potenzialmente dell’Is a Gaziantep». In questo momento Erdogan è fortissimo, la gente non fa che manifestargli in piazza il proprio sostegno, canti, balli e bandiere. Dichiarazioni come questa lo rafforzano ancora di più. È la vecchia tattica dei dittatori: il mondo è contro di noi, restiamo uniti e batteremo il mondo. Fa la stessa cosa Putin, e fanno la stessa cosa anche gli ayatollah di Teheran, gli ultimi alleati del sultano di Ankara.  

E però, a parte la propaganda, chi può essere stato?
I curdi hanno nel partito Pkk un’organizzazione semi-terroristica, ma che i curdi colpiscano i curdi (dato che lo sposo appartiene a un partito filo-curdo) mi pare improbabile. Il ruolo del turco in esilio, Fetullah Gülen, è tutto da scoprire, ma a naso l’Occidente crede poco alle accuse di Erdogan, che gli imputa il mancato golpe di metà luglio e ha chiesto agli americani l’estradizione.  

Ma alla fine chi è questo Gülen?
Un predicatore, che è andato d’amore e d’accordo nella prima fase del governo Endorgan, e poi ha rotto, in coincidenza, si direbbe, con l’accentuarsi delle tendenze autoritarie del presidente. Sarebbe un teorico del dialogoco interreligioso, e un pacifista, ma, a dir la verità, il profilo intellettuale, culturale e politico del personaggio non è proprio cristallino. Intanto è ricchissimo, finanzia scuole sue in 180 paesi, ha investito un po’ in tutto il mondo nel sistema dei media, in quello delle banche e nelle cliniche di lusso. Insomma non è Mahatma Gandhi che combatte contro i perfidi inglesi. In Turchia ha un peso particolare tra le forze dell’ordine e i giudici. Tendiamo d’istinto a dar torto a Erdogan, che ci è generalmente antipatico, ma non è detto che su Gülen abbia tutti i torti. In ogni caso, è altamente improbabile che gli Stati Uniti lo consegnino. Anche se ad Ankara la legge sulla pena di morte non dovesse passare.   • Quindi l’attentato è opera dello Stato islamico?
È al momento la lettura più probabile. Quelli dell’Isis avevano colpito a giugno, prendendo di mira il principale aeroporto di Istanbul, l’Ataturk Avalimani. Gazientep, per la sua posizione, è un centro di reclutamento jihadista, gli sposi sono filocurdi, e i curdi sono quelli che stanno dando più filo da torcere ai miliziani di al Baghdadi. Hanno da poco conquistato Manbij, in Siria, e sono in prima linea per la presa di Aleppo. Che l’Isis cerchi di farne strage è nella logica orrenda di quella guerra.  

In che modo Erdogan trarrà vantaggio anche da questo massacro?
L’attentato incoraggia il giro di vite, a cui il presidente procede implacabile dal giorno del colpo di stato fallito, il numero di persone incarcerate è talmente alto che un decreto ha svuotato le prigioni del Paese di 38 mila detenuti. Li sostituiranno le masse di arrestati perché ritenuti coinvolti, a torto o a ragione, nel mancato colpo di stato.