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 2016  agosto 04 Giovedì calendario

Le prime piccole donne sensuali, ubriacone e feroci di L.M. Alcott

Louisa May Alcott, l’autrice di Piccole donne e di Piccoli uomini, detta l’«amica dei bambini» dai contemporanei, cominciò la sua carriera letteraria, nell’America della nascente editoria sensazionalistica e della guerra civile, sotto il segno di Mister Hyde: nacque alla narrativa come scrittrice di feuilleton passionali e tenebrosi, a fortissime tinte, violentemente femministi, gotici e selvaggi. Più tardi il Dottor Jeckill che c’era in lei soffocò i furori e le passioni di Mister Hyde per assumere il controllo dei suoi talenti di romanziera.
Con le sue storie per ragazzi, le più solari e tranquillizzanti, e forse anche le più belle, tra quelle espresse dalla giovane letteratura americana, L.M. Alcott avrebbe trovato la sua strada e non avrebbe più fatto ricorso alla pozione magica che, all’inizio della carriera, per un po’ l’aveva trasformata in un talento balzachiano: una scrittrice che se la rideva dei buoni sentimenti, delle domeniche in chiesa a pregare, delle torte di zenzero, e nelle cui storie non soltanto le donne tradite ma addirittura i bambini, che avrebbe in seguito santificato, covavano foschi propositi di vendetta.
Questa fase della vita della Alcott, e i racconti che ne testimoniano il sensazionalismo radicale, venne alla luce solo negli anni trenta, quando un paio di meritevoli ricercatori americani scoprirono alcune di queste storie negli archivi dell’Università di Harvard, dove avevano preso polvere per quasi un secolo. Negli anni settanta, finalmente, queste storie vennero pubblicate in America e qualche anno dopo anche in Italia, dove furono proposte da Rizzoli col titolo La donna nell’ombra: quattro storie ad alta gradazione alcolica, piene zeppe d’amori burrascosi, di delitti infami, di travestimenti, qua e là qualche fantasma, raggiri, eredità contese, ma soprattutto storie abitate da sensuali, tormentate, fascinosissime dark ladies.
Donne fatali, amazzoni spietate, in guerra contro i maschi che, incauti, le hanno umiliate: le prime eroine della Alcott – quando le gentili, edificanti sorelle March di Piccole donne erano ancora nel mondo della luna – non spupazzano i bambini e non s’innamorano di giovani ammodo, ma si tuffano a capofitto negli amorazzi e nell’adulterio, frequentano cattive compagnie, soffrono e fanno soffrire, bevono gin dalle fiaschette, sono pessime compagnie anch’esse.
In una di queste storie, La donna nell’ombra, che dava il titolo alla raccolta, un’Alcott giovanissima e già molto corteggiata dagli editori racconta le turpitudini di un’istitutrice, Miss Muir, attrice di razza e grande imbrogliona, decisa a impalmare con ogni mezzo un vecchio coglione, per brama di titoli e di denaro. Normalmente sono guai, in un normale racconto dell’Ottocento americano, per la sciantosa che osa tanto e di regola, prima della parola fine, dopo capitoli su capitoli di suspence quasi insopportabile, la teppista viene smascherata e i suoi piani falliscono.
Invece la «donna nell’ombra» della Alcott trionfa su tutta la linea e s’accomoda nel letto del vecchio fesso sbertucciando il consolidato moralismo di tutte le tradizioni letterarie ben educate. Divoratrice di libri, vicina di casa di Thoreau, di Ralph Waldo Emerson, di Nathaniel Hawthorne, era così che Alcott vedeva il mondo e la letteratura: un grande gioco senza regole né leggi. Difficile indovinare, nell’ombra di questo Gengis Khan delle penne d’oca, la scrittrice per bambini che avrebbe dato alle stampe alcune tra le storie più dolci, più rilassanti e rilassate mai messe nero su bianco. Diventò, col tempo, una sorta di utopista, le cui società conciliate e senza pecche non dimoravano nel futuro o in qualche isola perduta ma tra le pareti domestiche, in famiglia, nelle pieghe della vita quotidiana.
Certo gli eroi bambini di Mark Twain erano di un’altra pasta. Huck Finn e Tom Sawyer prefiguravano i ribelli futuri di Hemingway e di Kerouac. Jo e le sue sorelle prefiguravano invece Doris Day e le torte di Nonna Papera. Ma era nondimeno un’utopia radicale e di sovversione quella che la Alcott mise in scena nelle sue storie per bambine e bambini buoni. C’era qualcosa di Mister Hyde, oltre che in Mister Hyde, anche nel Dottor Jeckill, dopotutto.