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 2016  agosto 04 Giovedì calendario

Se Trump vince il prezzo dell’oro tornerà a salire

I corsi dell’oro saliranno se Donald Tramp diventerà presidente degli Stati Uniti. A dichiararlo è Bill Beament, il boss di Northern Star, una delle minerarie aurifere australiane a maggiore crescita. Fresco di risultati eccezionali, Beament ha sostenuto che il Brexit non creerà alcun turbamento nel settore, ma che il risultato delle elezioni americane potrebbe fare una grande differenza.
A ispirare le parole del boss di Beament è la convinzione che l’elezione di Trump, mai citato esplicitamente, porterebbe a guerre valutarie con i maggiori partner commerciali americani, quali Giappone e Cina. Il candidato repubblicano ha promesso rappresaglie contro Paesi che hanno aiutato le proprie economie, causando, secondo Trump, perdita di posti di lavoro negli Stati Uniti. Sebbene le armi preferite da Trump sarebbero un innalzamento delle tariffe doganali, eventuali manovre sul dollaro favorirebbero il minerale rifugio per eccellenza l’oro.
Non è la prima volta che il nome di Trump è associato con un andamento positivo dell’oro: a maggio questa materia prima è cresciuta oltre quota 1300 dollari all’oncia per la prima volta in 17 mesi nella stessa settimana in cui Trump ha ottenuto la candidatura presidenziale. Naturalmente la decisione della Federal Reserve di alzare i tassi d’interesse meno del previsto è stato il principale motivo di un rally che ha visto i corsi dell’oro lievitare del 30% dallo scorso dicembre, ma una nuova politica Usa potrebbe sostenere la corsa. Beament ritiene che il rally nell’oro non sia finito: «Si tratta di un trend a lungo termine a causa di ciò che sta accadendo alle economie mondiali».
Ubs, ha recentemente alzato le previsioni del prezzo average del 2017 da 1.250 dollari all’oncia a 1.400 dollari. Le nuove previsioni per gli anni successivi sono 1.450 dollari (2018), 1.475 dollari (2019), e 1.500 dollari (2020). Gli analisti di Ubs menzionano i crescenti rischi macroeconomici, i bassi tassi d’interesse e il declino del dollaro nei confronti delle valute dei Paesi emergenti le cause principali delle fortune di questo prezioso minerale. Secondo un report di Bmo Capital Markets il settore dovrebbe rendere noti risultati largamente positivi e un ritorno a un cash flow positivo nel trimestre. Northern Star ha realizzato un output di 558.143 once d’oro, vendendone 561,153, posizionandosi così al top delle previsioni. La società ha prodotto 224,2 milioni di dollari di free cash flow e non ha debiti nell’anno finanziario 2016.