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 2016  agosto 04 Giovedì calendario

Sconfiggere l’Isis da Sigonella? Perché no

Come nella prima fase dei raid contro Gheddafi del 2011 anche oggi l’Italia è pronta a contribuire con permessi di sorvolo, logistica e utilizzo delle basi di Aviano e Sigonella alle operazioni aeree americane per neutralizzare le basi Isis a Sirte. Una richiesta in tal senso, ha spiegato ieri in Parlamento il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ancora non c’è stata e finora le operazioni non hanno interessato in alcun modo il territorio italiano ma non si esclude che nei prossimi giorni il quadro possa cambiare e soprattutto l’utilizzo di Sigonella possa rivelarsi strategico per un successo della missione anti Daesh. Se la richiesta arriverà e le necessità strategiche lo richiederanno, ha chiarito quindi la Pinotti, l’Italia è pronta a dare il suo consenso alle operazioni.
Il ministro della Difesa ha pesato attentamente le parole nel suo intervento di ieri alla Camera dopo averne concordato le linee guida sia con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni e soprattutto con il premier Matteo Renzi già in volo verso Rio. Tutto servirebbe, infatti, al premier in questa delicata fase politica che precede il referendum sulle riforme tranne uno spinoso “caso Libia”. La linea quindi non cambia: l’Italia partecipa attivamente alla coalizione anti Isis con oltre mille uomini destinati all’addestramento delle forze di sicurezza locali, ha messo a disposizione anche quattro Tornado e una serie di droni ma non intende affatto prendere parte attiva ai raid aerei né in Siria, né in Iraq e tantomeno in Libia.
Secondo Pinotti, la richiesta di supporto emerge chiaramente dalle parole del presidente Serraj e «per tali ragioni il governo mantiene aperta una linea di dialogo diretta e assidua sia con la controparte libica sia con gli alleati americani per verificare lo sviluppo dell’operazione e la necessità di un supporto indiretto, ed è pronto a considerare positivamente l’utilizzo delle basi e degli spazi aerei nazionali a supporto delle operazioni se dovesse tale evenienza essere ritenuta funzionale ad una più efficace e rapida conclusione dell’azione in corso». Una posizione quella del Governo criticata da Fratelli d’Italia e da Sinistra Italiana il cui capogruppo alla Camera, Arturo Scotto ritiene che «l’Italia è pronta a concedere le basi e lo spazio aereo per i bombardamenti americani in Libia e quindi Sinistra Italiana chiede al governo un passaggio parlamentare e un voto formale del Parlamento».
Ma a Sigonella i Reaper americani (i cosiddetti droni “mietitori”) hanno ancora i motori spenti anche se sono pronti al decollo per colpire gli obiettivi Isis a Sirte e in altri luoghi della Libia. Finora nessuna missione è partita dalla base Usa e tutte le operazioni d’attacco, almeno sette in due giorni, sono state compiute da navi militari statunitensi nel Mediterraneo e dalle basi in Giordania. I target da colpire sono concentrati nel centro di Sirte ma anche nel resto della Libia la situazione è assai tesa come testimonia l’attentato di martedì a Bengasi dove un’autobomba kamikaze ha lasciato sul terreno 18 soldati delle milizie del generale Haftar e 20 feriti. L’attacco è stato rivendicato dal Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi legato ad al-Qaeda.
La Pinotti ha molto insistito sulla necessità di sradicare le basi Isis in Medio Oriente per garantire maggiore sicurezza e scongiurare nuovi attentati di Daesh nelle città europee. «Il governo – ha precisato la Pinotti – ritiene che il successo della lotta per l’eliminazione delle centrali terroristiche in Libia sia di fondamentale importanza per la sicurezza non solo di quel Paese ma anche dell’Europa e dell’Italia. L’Italia è convintamente parte della lotta anti-Isis e con altrettanta determinazione sostiene come fondamentale il coinvolgimento diretto e attivo delle popolazioni e dei governi locali nella lotta al terrorismo cui dare, su specifica richiesta, il necessario supporto».
Quanto alla durata dei raid contro l’Isis (Obama avrebbe autorizzato almeno 30 giorni di operazioni in qualità di “Commander in chief” delle forze Usa) potrebbero proseguire fino a quando saranno eliminati i jihadisti nel Paese. Secondo un portavoce di “Al-Bunyan Al-Marsoos”, la forza fedele al governo Serraj «i raid americani non hanno un limite temporale, ma finiranno quando terminerà tutta la missione di appoggio alle forze militari libiche per eliminare l’Is».