Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 04 Giovedì calendario

Due morti per mano della camorra. È successo nel centro di Napoli, dove le bande sono tornate ad ammazzarsi per il territorio

La trappola ideale per eliminare il nemico nella guerra di camorra è un vicolo lungo e molto stretto dove sfrecciano solo le moto, dove un passante non si avventura perché non ci sono neanche i marciapiedi. Nel cuore di Napoli, strada di confine tra quartieri e cosche rivali. I killer aspettano le vittime, scatta l’inseguimento in motocicletta. Vengono sparati decine di colpi di pistola, muoiono in due. Un terzo, pur ferito, riesce a uscire dal vicolo, cade, è soccorso da alcuni amici. Sotto gli occhi dei passanti un’ambulanza di passaggio, diretta altrove per un soccorso, viene bloccata e il personale parasanitario minacciato. Costretto a lasciar perdere la propria destinazione e a caricare quel ferito per portarlo in ospedale. Una manciata di secondi per l’intera scena di sangue. Duplice omicido di camorra, un ferito. L’apertura di una nuova faida annunciata nei mesi scorsi con alcune “stese” lungo i vicoli, di notte, a colpi di kalashnikov. Ieri il colpo grosso contro i boss emergenti. Per gli investigatori le vittime dell’agguato stavano andando via dopo un summit per una nuova alleanza – in cui rientrano anche gli affiliati alla cosiddetta “paranza dei bambini” – senza sapere che qualcuno li aveva traditi avvertendo i killer di aspettarli lungo il vicolo. Succede proprio nelle ore in cui la Direzione investigativa Antimafia, nella relazione semestrale al Parlamento, lancia l’allarme: a Napoli «bande prive di un centro di comando agiscono con ferocia» per contendersi il territorio.
I sicari raggiungono la moto dove viaggiano Salvatore Esposito, 32 anni, e Ciro Marfè, di 25. Esposito viene colpito da ben otto proiettili. In agonia, arriva in ospedale ma muore prima di entrare in sala operatoria. Marfé, che era seduto dietro Esposito, muore sul colpo mentre la moto continua a correre lasciandosi dietro la scia di sangue lunga tre metri. Il corpo resta infine incastrato tra la moto inclinata e il muro, una gamba ancora accavallata sul sellino, una scarpa abbandonata per strada. Intanto il terzo uomo – Pasquale Amodio, 43 anni, considerato dagli investigatori un killer della “paranza dei bambini”, che viaggiava da solo sulla seconda moto, viene raggiunto da più colpi alla schiena. Eppure accelera, riesce a uscire dal vicolo prima di cadere dallo scooter. Lo conoscono in tanti nella zona, compaiono alcuni suoi amici, forse sentinelle durante il summit. Viene soccorso dagli amici che prima lo fanno salire su una delle loro moto, poi minacciano il personale di un’ambulanza di passaggio. È quindi caricato sul mezzo di soccorso e trasportato in ospedale, al Vecchio Pellegrini. Non è in imminente pericolo di vita. Presumibilmente i sicari non fuggono lungo la trafficata Salvator Rosa, si allontanano invece imboccando una delle viuzze laterali che sbucano su vico delle Nocelle. Hanno raggiunto l’obiettivo. Le vittime erano gli uomini chiave per realizzare la nuova alleanza di camorra.