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 2016  agosto 04 Giovedì calendario

Dove vanno in vacanza i letterati? Un bell’articolo di Irene Brin dall’estate ’68

Nel mondo intero gli uomini e le donne di lettere, i «mandarini» e le «mandarine», gli «uccelli» e le «uccellesse» amano condurre esistenze abbastanza collettive. Frequentano gli stessi caffè, ristoranti, librerie, aste pubbliche, assai spesso un filosofo come Sartre trascina tutti al Café Flore o un pittore up come Andy Warhol trascina tutti ai cinema sotterranei, dove i film, generalmente pornografici, vengono proiettati in continuazione.
Ma è soprattutto a Roma che valgono questi usi della comunità. Fin dai tempi in cui il libraio Rossetti offriva la sua nicchia, in via Veneto, a tremuli poeti, ciascuno scortato dalla sua musa inquietante, i nostri intellettuali provano il bisogno di consumare insieme quasi tutti i loro pasti e generalmente tutte le loro idee.
Anche a tacere di piazza del Popolo, e delle strade attigue – il Babuino, il Corso, Ripetta, l’Oca – anche a risalire d’inverno verso via Emilia ed i suoi ristoranti pieni di primizie, dove di romanzieri ne capitava uno, subito dopo ne capitavano cento, mille. E di solito, in giugno, i loro progetti estivi erano già meravigliosamente concretati. Citiamo, alla rinfusa, vacanze di ogni genere: un villone, sulle alture di Positano, dove installarsi in dodici, per dividere le quote d’affitto, ma dove ospitare chiunque riuscisse simpatico; una villa a Ischia poco lontana da quelle di Elsa Morante, Enrico d’Assia, Henze e Auden; una serie di grotte, arrangiatissime, a Sperlonga, o nelle isole di Stromboli, Vulcano, Ponza, Montecristo; una crociera in Grecia (evitando, si intende, i colonnelli); una crociera in Turchia, con escursione ai mostri giganteschi; un viaggio in Cina, naturalmente sotto attenta sorveglianza maoista, ma sempre in un clan abbastanza mondano, con la garanzia, al ritorno, di pubblicare interi volumi.
E ora? Ora che, in occasione del premio «Strega» si sono vicendevolmente accusati di corruttela, indegnità, vigliaccheria, ora che gli ex-premiati puntano dita accusatrici contro gli elettori colpevoli solo di averli fatti eleggere? Ora che la buona volontà di Maria Bellonci è bollata a fuoco, ora che si disseppelliscono i morti per stabilire che non era giusto premiarli, ora dove andranno i nostri pittoreschi villeggianti?
Non certo a Ischia, Ponza, Montecristo, dove si troverebbero gomito a gomito. E nemmeno in Cina o in Bolivia, perché ne tornerebbero con «impressioni di viaggio» pressappoco identiche. Perplessi, fanno scricchiolare le dita, buttano in aria una moneta. Chissà, forse saranno abbastanza saggi da decidere che un’onesta Tebaide farebbe al caso loro: in Sardegna o in Valtellina. E rimane sempre la soluzione degli stiliti, che si arrampicavano in cima ad una colonna, erano riforniti dai devoti di acqua e pane, meditavano, e tacevano.

***
Continuano ad arrivare ora, da Parigi, in ritardo per via degli scioperi, rapporti, convocazioni e bollettini della «Société des amis de Marcel Proust». Come tutti i proustiani sanno, questa «Société» si basa sull’autorità di alcuni membri influenti, per citarne solo uno, Jacques de Lacretelle. Ma anche sulla devozione di molti personaggi oscuri, quasi anonimamente riuniti sotto l’indirizzo di «Secrétariat général, rue du docteur Galopin, 26, Illiers». Che cosa si fa per ricordare Proust?
Moltissimo. Si raccolgono edizioni, traduzioni, articoli, documenti vari. Per esempio, l’attore Romolo Valli ha inviato (lo apprendiamo ora), le fotocopie di alcune lettere proustiane in suo possesso. Si restaurano dimore ormai storiche: da Firenze, Paola Olivetti Levi ha contribuito, con 36 nuovi franchi, alle riparazioni in casa di tante Léonie.
Apprendiamo con gioia che l’escursione Parigi-Illiers, per vedere il biancospino in fiore, è regolarmente avvenuta, il sabato 18 maggio. E fermamente speriamo che sarà possibile far colazione a Illiers la domenica 8 settembre: mandare, prima del 30 agosto, 13 franchi nuovi.

Articolo uscito giovedì/venerdì 5-6/07 1968 sul Corriere d’Informazione dal titolo «La villeggiatura ora, che guaio!»